«È finita l'abbondanza, in futuro assisteremo a guerre per l'acqua»
La scarsità della risorsa idrica è un problema mondiale. Al Festival del Pensare contemporaneo partecipato l'incontro con l'ex presidente del Senato Marcello Pera

Marco Vincenti
|39 giorni fa

I protagonisti dell'appuntamento dedicato all'acqua intitolato 'La fine dell'abbondanza'- © Libertà
No, non si esagera a utilizzare il termine emergenza quando si parla di acqua. Ne sono convinti i relatori che hanno partecipato all'incontro intitolato «La fine dell’abbondanza. La contesa sull’acqua e la democrazia assetata» organizzato all'interno del programma del Festival del Pensare contemporaneo nell'auditorium della Fondazione di piacenza e Vigevano. A confrontarsi, dopo il saluto iniziale del ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, il senatore Marcello Pera, il direttore generale dell'associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) Massimo Gargano e la scrittrice Chiara Barzini.
«È il tempo delle crisi e tra queste bisogna iniziare a parlare della crisi dell'acqua» ha affermato ai margini del convegno Marcello Pera che, oltre a essere senatore eletto tra le fila di Fratelli d'Italia, è stato presidente del Senato dal 2001 al 2006. «Abbiamo sempre considerato l'acqua un bene inesauribile - le sue parole -. Non è più così. Anzi, è probabile che in futuro assisteremo a guerre per l'acqua».
Acqua e pensare contemporaneo, con l'obiettivo di fornire risposte concrete a esigenze che non sono mai state considerate tali fino a qualche anno fa. «È già in atto una competizione tra le grandi potenze riguardo l'utilizzo di risorse fondamentali come quella idrica - il monito del senatore -. Ed è per questo che bisogna parlare, riflettere su un tema nuovo - che non riguarda solo l'aspetto della scarsezza di risorse, ma anche di delicati equilibri politici - verso il quale dobbiamo trovare risposte concrete».
«È un'emergenza dell'Italia, dell'Europa, dell'intero Pianeta - ha rimarcato il presidente di Anbi Massimo Gargano -. I numeri ci dicono che è il tempo di agire. Nessuno può voltarsi dall'altra parte». Ma qual è la strada da percorrere? «Quella di non sprecare neanche una goccia d'acqua, di raccogliere tutta l'acqua che cade e di evitare quel percorso che comincia a vedere questo bene comune come un bene commerciale. Dobbiamo assolutamente evitarlo proprio pena un arretramento della qualità dell'economia, della vita, dell'occupazione e dell'ambiente».
Acqua e democrazia
È quindi finito il mito dell’abbondanza. Il mito delle risorse che non si esauriscono. Tra queste, la prima e forse più preziosa è l’acqua. Quando scarseggia ne risentono tutti: ogni cittadino, ogni impresa, ogni territorio. Ed ecco allora che con la scarsità emergono gli interessi contrastanti, e la logica del conflitto rischia di prevalere su quella della cooperazione. In un Mediterraneo che alterna siccità e alluvioni, serve capire come distribuire una risorsa finita — tra campi, città ed ecosistemi — senza trasformare l’emergenza in una frattura politica permanente. L’acqua diventa in questo modo un grande banco di prova, non più soltanto per aree geografiche del mondo dove l’acqua è da sempre stata contesa, ma per le nostre stesse democrazie.
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