FdI mostra i muscoli: Foti ipotizza di candidarsi a Fiorenzuola

Dopo il rimpasto indigesto, il ministro: «Nessuno mette in dubbio che un sindaco dia e tolga le deleghe, anche i partiti però danno e tolgono i simboli»

Paola Brianti
Paola Brianti
|28 giorni fa
Quando ci sono da mostrare i muscoli, Fratelli d’Italia sfodera Tommaso Foti: proprio lui, il numero uno del partito a Piacenza, si è presentato a Fiorenzuola alla seduta di consiglio di martedì 23 settembre, quella in cui si comunicava lo spinoso ritiro della delega ai Lavori pubblici all’assessore Massimiliano Morganti, uomo di fiducia del ministro.
Un rimpasto indigesto, comunicato con una nota che sembrava stilata in pieno accordo da tutto il gruppo di maggioranza SiAmo Fiorenzuola, ma che già dal giorno successivo ha mostrato le prime crepe e scatenato l’irritazione vivissima di FdI. E il partito ha risposto con un pressing psicologico senza precedenti: schierandosi per intero di fronte a un sindaco.
Il ministro arriva dunque a piedi, stringe parecchie mani dei suoi tesserati di ogni ordine e grado che si sono dati appuntamento davanti al Comune dall’intera provincia e non solo, entra nella sala del municipio di Fiorenzuola e resta accanto alla porta d’ingresso, mentre il sindaco Romeo Gandolfi dà inizio alla seduta davanti a una sala gremita di militanti meloniani.
Il ministro Foti, in piedi tra il pubblico, nell'aula di consiglio comunale a Fiorenzuola
Il ministro Foti, in piedi tra il pubblico, nell'aula di consiglio comunale a Fiorenzuola
Chiediamo al ministro se sia venuto a sostenere Morganti, risponde che «l’assessore non ha bisogno della mia presenza, per lui parlano i voti che ha preso alle scorse elezioni», ma su questa rivoluzione di deleghe chiarisce che «se anche tutti fossero d’accordo su una determinata soluzione, i partiti non devono leggerlo sui giornali». Conferma dunque che si tratta di una decisione presa autonomamente dal sindaco, che si è avocato la delega ai Lavori pubblici senza alcun confronto con le segreterie quindi, aggiungendo che in questa partita «non c’è stato il coordinamento necessario», e che si sia davvero trattato, come aveva già chiarito il presidente provinciale Filippo Bertolini, di un fulmine a ciel sereno.
L’avvertimento politico di Foti è chiarissimo: «Nessuno mette in dubbio che un sindaco dia e tolga le deleghe, anche i partiti però danno e tolgono i simboli», dice, e forse questo potrebbe bastare a ricomporre la frattura in coalizione che il sindaco Gandolfi aveva definito semplice «incomprensione». Il ministro ribadisce dunque di essere «qui in Comune soltanto per una riunione», ma l’incontro ha un tema dal forte significato politico: «Abbiamo deciso di aprire una sede a Fiorenzuola - annuncia - E anzi, potrei candidarmi come consigliere per le prossime elezioni amministrative proprio qui, a Fiorenzuola. Dopotutto ho lunga esperienza, a Piacenza, Carpaneto, Pontenure, Podenzano, Pianello, attualmente a Castelsangiovanni» enumera, e intanto accenna un sorriso. "Solo" un’ipotesi di candidatura, certo, ma che qui, mentre si discute senza farlo del futuro della coalizione, è puro pressing a un anno e mezzo dalla prossima tornata.
Una dimostrazione di partito «forte», che quando serve mostra i muscoli, tutto insieme. E infatti ieri c’erano tutti: Priamo Bocchi, consigliere regionale arrivato da Parma, e una fitta compagine di assessori, Wendalina Cesario e Massimo Bollati, Umberto Boselli, Rosario Della Porta, poi il sindaco Albertini, Nicola Domeneghetti, Fabio Callori, Aldo Abruzzese, Filippo Galba, Giampaolo Maloberti, da Piacenza Gloria Zanardi e Sara Soresi. La famiglia politica di Morganti.
Il consigliere regionale Priamo Bocchi arrivato da Parma, con Pasquale Russo da Salsomaggiore
Il consigliere regionale Priamo Bocchi arrivato da Parma, con Pasquale Russo da Salsomaggiore
Albertini, il ministro Foti e Morganti
Albertini, il ministro Foti e Morganti
E appena più in là, c’era anche la famiglia vera: papà Massimo e mamma Mirella, venuti a fare il tifo «perché è un bravo ragazzo», la sorella Manuela con il marito mentre l’altra sorella è bloccata su un treno a Codogno. Sono venuti persino Mario, il padrino che l’aveva accompagnato a fare la cresima, e molti amici di Fiorenzuola. Nel suo intervento, tutto a braccio, l’assessore difende il proprio operato politico. Ma accanto all’orgoglio, c’è la volontà di ricucire lo strappo che si era aperto in seno alla maggioranza: la crisi sembra rientrata. Quando smette di parlare arriva l’ovazione. Trenta secondi di applausi. Proprio come a teatro. O su un ring.