Box arancioni anti-velocità, Altvelox querela il Comune

Secondo l'associazione si tratta di scatole vuote non omologate: «E' una truffa». Il Comune: «Servono per prevenire incidenti»

Marcello Pollastri
Marcello Pollastri
|5 giorni fa
Box arancioni anti-velocità, Altvelox querela il Comune
1 MIN DI LETTURA
Nuovo fronte di polemica sulla sicurezza stradale. Con una nota l’associazione nazionale «Altvelox tutela utenti della strada» ha informato di aver depositato alla questura di Belluno una denuncia-querela nei confronti della sindaca Katia Tarasconi, del vicesindaco Matteo Bongiorni, del comandante della polizia locale Mirko Mussi e di altri soggetti, tra cui Paolo Goglio, imprenditore e direttore del progetto «Noi Sicuri».
Nel mirino il programma comunale «AttentaMente», basato sull’installazione dei 12 box arancioni utilizzati come deterrente per gli automobilisti. Secondo Altvelox le strutture sarebbero «scatole vuote spacciate per autovelox, prive di omologazione ministeriale e di dispositivi di rilevazione certificati». L’associazione sostiene che il progetto possa configurare falsità ideologica in atto pubblico e truffa aggravata ai danni della collettività, oltre a violare i principi di trasparenza amministrativa.
Ma il Comune di Piacenza difende il proprio operato. «I box arancioni – spiegano da Palazzo Mercanti – non sono autovelox attivi e non elevano multe. Sono un deterrente per ridurre la velocità, con l’obiettivo di salvaguardare pedoni, ciclisti, bambini e anziani».Il Comune sottolinea che «il progetto non mira a «fare cassa», ma a prevenire incidenti senza ricorrere a dossi o altre strutture invasive, potenzialmente pericolose per i mezzi di soccorso».