Chi ha salvato la giovane caduta dal ponte Gobbo: «Gorgo pericoloso»

Tra chi si è precipitato a cercare di estrarre la ragazza dalle correnti nel Trebbia c'è una giovane statunitense: le ha praticato anche il massaggio cardiaco

Leonardo Chiavarini
July 26, 2025|18 giorni fa
I soccorsi sotto al ponte Gobbo
I soccorsi sotto al ponte Gobbo
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«È davvero un miracolo che sia viva». A ripeterlo più volte è uno dei bagnanti che nel pomeriggio di venerdì 18 luglio, a Bobbio, ha visto la sedicenne affiorare dalle acque del Trebbia, poco dopo la sua rovinosa caduta dalla cima del Ponte Gobbo. La solidarietà e il coraggio dei presenti, unito all’ottimo lavoro del 118 e dei Vigili del fuoco di Bobbio, oltre che dell’elisoccorso e del personale medico dell’ospedale di Parma, sono stati la salvezza dell’adolescente che, secondo gli ultimi aggiornamenti, sarebbe ancora ricoverata, ma non in pericolo di vita.
Le voci di alcuni testimoni che hanno risposto all’appello della sorella della giovane, rilanciato da Libertà, ci hanno permesso di ricostruire parte della vicenda di quel pomeriggio. 
«Non ci ho fatto subito caso - racconta uno di loro - perché in quel momento ero nell’acqua e il rumore della corrente era forte. È stato quando una donna ha urlato a sua volta e ha iniziato a sbracciarsi dalla cima del ponte che ho capito che qualcosa non andava. Ho abbassato lo sguardo sull’acqua e ho visto questo corpo che si muoveva come un manichino, in balia della corrente». L’uomo, un bagnante genovese fermatosi in giornata a Bobbio con un paio di amici, prova subito a risalire il fiume insieme ad altre persone.
Tra queste, c’è anche Dilan Lucchini, 29enne di Corno Giovine, che in quel momento è sulle rive bobbiesi in compagnia della madre. «Poco prima avevo notato questa ragazzina seduta sul muretto del ponte, ma non ci avevo dato peso», racconta Dilan, che in breve passa al momento concitato dell’azione. «In più persone ci siamo spinti verso il corpo della ragazza - dice -. Questa, però, è finita per sparire in un punto tra due rocce».
Il punto in questione, citato anche dal bagnante genovese, costituirebbe una spaccatura profonda tra due massi, in cui il flusso del fiume genera una sorta di gorgo. Secondo il racconto dei testimoni, il corpo della sedicenne sarebbe sparito sott’acqua per oltre due minuti, nonostante il pervicace impegno di una ragazza straniera, che si sarebbe spinta nel punto più pericoloso del fiume per trarre in salvo la giovane. «Questa ragazza è stata oltremodo coraggiosa - racconta il genovese - e più di tutti ha rischiato la sua vita per salvare la sedicenne, arrivando quasi a calarsi nel gorgo lei stessa».
Ogni tentativo, anche il più audace, non ripaga: il fiume sembra davvero essersi preso l’adolescente. «Avevamo ormai perso le speranze - continua l’uomo -, quando a un certo punto ho avvistato il corpo, nuovamente a galla, riemerso dal punto in cui si era incastrato. È stato allora che sempre la stessa ragazza si è lanciata verso la sedicenne e l’ha recuperata dall’acqua con l’aiuto degli altri». A riva, i presenti hanno esercitato le manovre di primo soccorso in attesa dell’arrivo dei professionisti, i quali poi hanno eseguito in modo coordinato tutto il necessario per permettere alla ragazzina di giungere viva all’ospedale di Parma.
Anche oggi, i testimoni della sfiorata tragedia parlano con la voce rotta dall’emozione. «Ancora adesso non ci dormo la notte per quello che ho visto», dice uno di loro, prima di ribadire il ruolo fondamentale giocato dalla ragazza straniera nel salvataggio della sedicenne. «Si è comportata come un’eroina - racconta -. L’ha tratta in salvo dal fiume e le ha fatto personalmente il massaggio cardiaco. Questa ragazza straniera, sui 20 anni e probabilmente americana, merita un encomio o comunque un riconoscimento per l’assoluto valore e il coraggio». 
Il turista genovese aggiunge: «Il giorno dopo l'accaduto, mi sono sentito in dovere di segnalare la pericolosità di quel tratto di fiume alle Forze dell'ordine – dice –. Lì , tra due grossi massi, è come se si creasse un vuoto. La corrente del fiume genera un risucchio ed è facile restare incastrati e non riuscire più a riemergere. È qualcosa di estremamente insidioso». L'uomo ci ha inviato uno scatto in cui ha cerchiato il punto incriminato. «Credo sia qualcosa su cui è necessario intervenire – conclude –. Un rischio per tutti i bagnanti di quel tratto di fiume». E oltre ai pericoli dall'acqua, il caso del 18 luglio continua ad alimentare la discussione sulla necessità di installare ringhiere di sicurezza lungo il ponte Gobbo.