Edoardo Bennato trionfale al Farnese a colpi di autentico rock'n'roll e pacifismo

Il musicista napoletano, circondato da una band straordinaria, propone i suoi brani più celebri e dedica "Italiani" a Giorgio Armani

Eleonora Bagarotti
Eleonora Bagarotti
|45 giorni fa
Edoardo Bennato in concerto a Palazzo Farnese - © Libertà/Marco Grisoli
Edoardo Bennato in concerto a Palazzo Farnese - © Libertà/Marco Grisoli
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«Dicono di noi, improvvisatori, mafiosi, scalmanati. Santi e navigatori. È vero, sempre guelfi e ghibellini. Terroni e padani. Ma fortunatamente, Italiani».
Dedica la sua canzone a Giorgio Armani, Edoardo Bennato, protagonista l’altra sera di un avvincente concerto a Piacenza. Una performance all’insegna del pacifismo e del rock’n’roll, in cui il cantautore napoletano ha ripercorso i suoi brani più celebri, e qualcuno più recente, in un’esplosione di sonorità e poesia, ribellione e autenticità. A cuore aperto, rimanendo se stesso.
Senza polemiche: se qualcuno ancora pensasse che il rock in Italia sia arrivato grazie a Vasco e a Ligabue, è giunto il tempo di ricredersi. Non solo per il dato storico, ma per genuinità e coerenza. Niente fronzoli per Bennato: non ne ha bisogno.
Con lui, una band pazzesca in cui spiccavano, oltre al tastierista sinfonico Raffaele Lopez e al bassista poderoso Arduino Lopez, il batterista e percussionista Roberto Perrone, che unisce l’impeto di Bonham al folk partenopeo, e due chitarristi - Gennaro Porcelli, il più musicale e a tinte blues, e Giuseppe Scarpato, virtuoso e floydiano - sul ring per una sfida a colpi di riff e slide in una lunghissima “A Napoli 55 è ‘a musica”.
Al centro, però, c’è lui: Edoardo. Soprattutto, le sue canzoni. Trovarne una brutta o mal eseguita è impossibile. Il messaggio contenuto nelle tracce di “Burattino senza fili” e “Sono solo canzonette” è attualissimo. Lo sottolinea anche Bennato, ma bastano le sue strofe. Ci sono (siamo) tutti: Mangiafuoco e Mastro Geppetto, la Fata in vetrina («si dice amore, però no, chiamarlo amore non si può») e tutte le altre (incluse la musica e la chitarra... femmine sono), Capitan Uncino e il Gatto e la Volpe. In fondo, diventare umani è una colpa ma chi cerca l’Isola che non c’è, è pur sempre meno pazzo di chi rinuncia a cercarla.
Bennato ci ha infine portato in Giamaica e ha ripetuto più volte che «la guerra è inutile» a partire dai suoi bellissimi disegni che scorrevano sul fondale a inizio concerto.
Un altro fiore all’occhiello tutto esaurito per Andrea Baldini di Bewonder e Lorenzo Pronti, location manager di Piacenza Summer Cult. Hanno salutato il pubblico insieme all’assessore alla cultura Christian Fiazza, giustamente orgogliosi. Al Farnese, grazie al cielo, negli ultimi anni si respira un’aria cosmopolita. E da lì, l’altra sera è salpata una nave sonora dai Campi Flegrei al Venezuela, da Milano a Graceland, da Londra a New York. «Santi e navigatori. Ma fortunatamente, Italiani».