“Il Mostro” di Sollima, la serie tv che narra le radici culturali della violenza di genere
Dal 22 ottobre disponibili su netflix quattro puntate sui delitti di Firenze (e sui lati oscuri della nostra storia)
Fabrizia Malgieri
|2 giorni fa

Una scena tratta dalla mini-serie tv "Il Mostro" di Giovanni Sollima
 Un incubo, che ha tenuto l’Italia intera con il fiato sospeso per oltre quindici anni. Lo chiamavano “Mostro” perché – proprio come le creature che popolano fiabe e leggende che ci hanno raccontato da bambini – si muoveva nell’oscurità, nei campi incolti e sul limitare dei boschi di piccoli centri di provincia. Un’ombra che, per anni, ha terrorizzato e ha portato la morte nella vita di otto giovani coppie, proprio quando erano insieme per condividere un momento intimo, scambiarsi amore. 
Eros e thanatos, amore e morte: un leitmotiv che ha affondato la provincia di Firenze tra il finire degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta, dando vita a uno dei serial killer (il primo in Italia) tra i più prolifici della nostra Storia. Il Mostro di Firenze è uno dei casi di cronaca che più ha smosso, turbato e, per certi versi, anche appassionato l’opinione pubblica: un uomo (o più di uno?) che per anni ha ucciso senza pietà, talvolta sfidando persino le autorità – un po’ come quegli assassini seriali di cui oggi sono pieni pellicole cinematografiche e serie tv. Solo che questo Mostro, quello di Firenze, è stato sin da subito fin troppo reale. La storia del Mostro di Firenze non ha riempito solo le pagine della cronaca nazionale: per la sua straordinarietà, ha ben presto catturato l’attenzione anche di altri media, che nel tempo non hanno mancato di sollevare dubbi, aprire nuovi possibili scenari, provare a dare un volto (o più di uno) al Male.
Eros e thanatos, amore e morte: un leitmotiv che ha affondato la provincia di Firenze tra il finire degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta, dando vita a uno dei serial killer (il primo in Italia) tra i più prolifici della nostra Storia. Il Mostro di Firenze è uno dei casi di cronaca che più ha smosso, turbato e, per certi versi, anche appassionato l’opinione pubblica: un uomo (o più di uno?) che per anni ha ucciso senza pietà, talvolta sfidando persino le autorità – un po’ come quegli assassini seriali di cui oggi sono pieni pellicole cinematografiche e serie tv. Solo che questo Mostro, quello di Firenze, è stato sin da subito fin troppo reale. La storia del Mostro di Firenze non ha riempito solo le pagine della cronaca nazionale: per la sua straordinarietà, ha ben presto catturato l’attenzione anche di altri media, che nel tempo non hanno mancato di sollevare dubbi, aprire nuovi possibili scenari, provare a dare un volto (o più di uno) al Male.

In termini processuali, il Mostro ha assistito a svariate ipotesi e ha assunto molteplici facce: quella di Pietro Pacciani, quella della cosiddetta “pista sarda” (Stefano Mele, Francesco Vinci), quella dei “compagni di merende” (Mario Vanni e Giancarlo Lotti); c’è persino una pista (mai confermata) che conduce a Zodiac, il prolifico serial killer che terrorizzò la Baia di San Francisco negli anni Settanta. Nonostante le diverse ipotesi formulate nel tempo, il caso del Mostro di Firenze è ancora oggi irrisolto. Proprio per l’impossibilità di archiviare il caso in via definitiva da un punto di vista investigativo, la storia del e sul Mostro continua a insidiarsi nella nostra Storia, quella dell’Italia.
È proprio da questo punto che si sviluppa e si intreccia la storia de “Il Mostro”, la nuova serie televisiva a marchio Netflix, diretta dal regista Stefano Sollima (“Romanzo criminale - La serie”, “Gomorra - La serie”, “Suburra”). Nel corso dei suoi quattro episodi, la sensazione che si prova nel guardare questa nuova produzione seriale è di sentirsi quasi “ingannati”: nonostante la mini-serie ripercorra le vicende umane dietro i singoli “mostri” che sono stati coinvolti nelle indagini nel corso degli anni, “Il Mostro” non intende raccontare la storia del “Mostro di Firenze” in sé e per sé, ma utilizza lo “spauracchio” del Mostro delle campagne fiorentine per raccontarci un altro Male.
Il vero Mostro, infatti, è quello invisibile agli occhi, quello che si insinua e si nasconde dietro le mura domestiche - luoghi che dovrebbero rappresentare un porto sicuro per tutti, eppure diventano spazi di violenza e abusi. È quella “creatura” che terrorizza le donne quando si muovono da sole per strada, di notte, che porta loro ad accelerare il passo per arrivare al portone di casa o alla propria auto il più in fretta possibile. Il Mostro è un “serial killer” spietato, silenzioso, talvolta segretamente “compiaciuto”, che si annida nella quotidianità di tutte le donne – ma, che di riflesso, si insinua anche nella routine sociale di tanti uomini.
È proprio da questo punto che si sviluppa e si intreccia la storia de “Il Mostro”, la nuova serie televisiva a marchio Netflix, diretta dal regista Stefano Sollima (“Romanzo criminale - La serie”, “Gomorra - La serie”, “Suburra”). Nel corso dei suoi quattro episodi, la sensazione che si prova nel guardare questa nuova produzione seriale è di sentirsi quasi “ingannati”: nonostante la mini-serie ripercorra le vicende umane dietro i singoli “mostri” che sono stati coinvolti nelle indagini nel corso degli anni, “Il Mostro” non intende raccontare la storia del “Mostro di Firenze” in sé e per sé, ma utilizza lo “spauracchio” del Mostro delle campagne fiorentine per raccontarci un altro Male.
Il vero Mostro, infatti, è quello invisibile agli occhi, quello che si insinua e si nasconde dietro le mura domestiche - luoghi che dovrebbero rappresentare un porto sicuro per tutti, eppure diventano spazi di violenza e abusi. È quella “creatura” che terrorizza le donne quando si muovono da sole per strada, di notte, che porta loro ad accelerare il passo per arrivare al portone di casa o alla propria auto il più in fretta possibile. Il Mostro è un “serial killer” spietato, silenzioso, talvolta segretamente “compiaciuto”, che si annida nella quotidianità di tutte le donne – ma, che di riflesso, si insinua anche nella routine sociale di tanti uomini.

Chiamatelo “patriarcato”, chiamatelo “maschilismo tossico”, chiamatelo “Mostro”: attraverso le vicende tragiche di un assassino seriale reale, Sollima imbastisce un potente racconto su uomini che odiano le donne attraverso lo spaccato storico e sociale dell’Italia del tempo. A renderlo palese sin da subito è il suo titolo, “Il Mostro”: senza alcuna connotazione geografica, il regista intende raccontare una creatura immaginaria, quasi impalpabile – ma che è figlia di radici culturali che per millenni, secoli, anni, giorni hanno pervaso e continuano a pervadere la nostra società. Donne che sono oggetti, donne che sono incubatrici, donne che sono “serve”, donne che devono ubbidire e zitte, donne che devono attenersi a certe regole – altrimenti sono “puttane”, “donnacce”, “streghe”.
L’opera di Sollima indaga e perlustra quelle che sono le profonde radici culturali in cui affonda la nostra Storia, che forgiano tuttora atteggiamenti e modi di essere dentro e fuori lo schermo. Lo stesso “Mostro”, quello di Firenze questa volta, è figlio di quella cultura patriarcale, che intende distruggere l’amore reale tra due persone e che disprezza le donne a tal punto da privarle dei loro elementi anatomici unici e distintivi (seno e pube) – quasi a voler annullare la loro esistenza in quanto individui femminili. Il personaggio del Pubblico Ministero, Silvia Della Monica (nella serie interpretata con intensità da Liliana Bottone), lo dice sin dalle prime battute del primo episodio: questo è un Mostro che odia le donne – per quello che sono, per quello che incarnano, per quello che rappresentano. Un Mostro, lo abbiamo detto, che ha mille volti, mille nomi, mille maschere; ma che ha un solo ed unico minimo comun denominatore: un odio profondo e radicato verso la libertà (di pensiero, sessuale, concettuale) del mondo femminile. Sollima sviluppa un racconto tragico e devastante anche attraverso un uso straordinario della fotografia, dove la (poca) luce e le (numerose) ombre si inseguono in modo virtuoso sullo schermo, connotando la storia di quel carattere indefinito che ancora oggi destabilizza e atterrisce. Come nella vita reale, come nelle pagine di cronaca che, ancora oggi, sono piene di molteplici storie di tanti “Mostri” – che hanno il volto di un padre, di un marito, di un compagno, di un fratello, di un vicino di casa. Mostri che abitano accanto a noi, che si mimetizzano con cura tra la folla, muovendosi in sordina tra le proverbiali frasche.Nell’oscurità, nel silenzio, nell’indifferenza, nella paura.
“Il Mostro” di Stefano Sollima è ora disponibile in esclusiva su Netflix.
L’opera di Sollima indaga e perlustra quelle che sono le profonde radici culturali in cui affonda la nostra Storia, che forgiano tuttora atteggiamenti e modi di essere dentro e fuori lo schermo. Lo stesso “Mostro”, quello di Firenze questa volta, è figlio di quella cultura patriarcale, che intende distruggere l’amore reale tra due persone e che disprezza le donne a tal punto da privarle dei loro elementi anatomici unici e distintivi (seno e pube) – quasi a voler annullare la loro esistenza in quanto individui femminili. Il personaggio del Pubblico Ministero, Silvia Della Monica (nella serie interpretata con intensità da Liliana Bottone), lo dice sin dalle prime battute del primo episodio: questo è un Mostro che odia le donne – per quello che sono, per quello che incarnano, per quello che rappresentano. Un Mostro, lo abbiamo detto, che ha mille volti, mille nomi, mille maschere; ma che ha un solo ed unico minimo comun denominatore: un odio profondo e radicato verso la libertà (di pensiero, sessuale, concettuale) del mondo femminile. Sollima sviluppa un racconto tragico e devastante anche attraverso un uso straordinario della fotografia, dove la (poca) luce e le (numerose) ombre si inseguono in modo virtuoso sullo schermo, connotando la storia di quel carattere indefinito che ancora oggi destabilizza e atterrisce. Come nella vita reale, come nelle pagine di cronaca che, ancora oggi, sono piene di molteplici storie di tanti “Mostri” – che hanno il volto di un padre, di un marito, di un compagno, di un fratello, di un vicino di casa. Mostri che abitano accanto a noi, che si mimetizzano con cura tra la folla, muovendosi in sordina tra le proverbiali frasche.Nell’oscurità, nel silenzio, nell’indifferenza, nella paura.
“Il Mostro” di Stefano Sollima è ora disponibile in esclusiva su Netflix.


