Al corteo sfilano in 350. «Fascisti e razzisti sono il degrado della città»

La contromanifestazione a una settimana dalla maxi-rissa del Cheope. Oltre 70 uomini delle forze dell'ordine a sorvegliare

Redazione Online
July 2, 2025|11 giorni fa
corteo pollastri
corteo pollastri
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A una settimana esatta dalla maxi-rissa che ha coinvolto circa 40 persone e causato il ferimento di due giovani magrebini, il parcheggio del centro commerciale Cheope è tornato a riempirsi. Ma questa volta per un motivo diverso: una manifestazione antifascista organizzata dal Collettivo Controtendenza e dai Si Cobas, che ha radunato circa 350 persone.
Un corteo colorato e sorvegliato
Il corteo è partito poco prima delle 21. A riempire l’area, bandiere palestinesi, albanesi, quelle dell’Usb (Unione Sindacale di Base), ma anche il tricolore portato da alcuni rappresentanti dell’Anpi di Codogno e Lugagnano. Non sono mancati fumogeni rossi e striscioni. Al gruppo iniziale si sono uniti anche 110 militanti provenienti dalla cooperativa Infrangibile, scortati fino al Cheope dalle forze dell’ordine.
Massiccio il dispositivo di sicurezza: 77 agenti in totale tra polizia di Stato, Reparto Mobile di Bologna, carabinieri, Guardia di Finanza e polizia locale. Nessun incidente, nessuna tensione significativa. Solo slogan e cori scanditi per le vie della città.
“Ora e sempre Resistenza”
Il corteo si è diretto verso il Dolmen di via Venturini, monumento dedicato ai partigiani. Tra gli slogan più ripetuti: «Siamo tutti antifascisti» e «Il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza».
Nel mirino dei manifestanti, la ricostruzione dei fatti del 25 giugno. “Non un semplice episodio di disordine pubblico”, ribadiscono gli organizzatori. Secondo loro, si sarebbe trattato di un’aggressione di matrice neofascista.
Pallavicini (Si Cobas): “I fascisti cercano il nemico più debole”
«Noi non neghiamo i problemi legati all’immigrazione – ha dichiarato Carlo Pallavicini dei Si Cobas – ma pensiamo che vadano gestiti con razionalità: serve investire nella scuola e nei salari. Cose che ai fascisti non interessano: loro cercano sempre lo scontro con il più debole».
Pallavicini ha poi commentato con scetticismo la testimonianza della ragazza di Cesena, rilanciata da alcuni media come versione alternativa dei fatti del 25 giugno: «In ogni città in cui accadono aggressioni come questa, spunta sempre una ragazza con una versione contrastante rispetto alle evidenze dei video. Non ci stupiamo».
Il messaggio del corteo
Il corteo si è chiuso senza incidenti. Ma con un messaggio chiaro: quanto accaduto non può essere archiviato in fretta. Serve attenzione, memoria e vigilanza. La città è ancora scossa, e il dibattito – politico e sociale – è tutt’altro che chiuso.