Siccità, Confagricoltura lancia l’allarme: «Rischio emergenza idrica»

«Servono regole chiare, investimenti e responsabilità condivisa»

Redazione Online
July 3, 2025|10 giorni fa
Siccità, Confagricoltura lancia l’allarme: «Rischio emergenza idrica»
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L’estate è appena iniziata, ma per le campagne piacentine si profila già una possibile emergenza idrica. Temperature elevate e scarse precipitazioni stanno compromettendo le risorse disponibili per l’irrigazione. A lanciare l’allarme è Confagricoltura Piacenza, che interviene sulla questione raccogliendo la testimonianza diretta di alcuni imprenditori agricoli della Val d’Arda e della Bassa Val Trebbia.
«La situazione è critica – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra – e rischia di aggravarsi rapidamente se non ci saranno cambiamenti significativi dal punto di vista meteorologico. Il carattere torrentizio dei nostri corsi d’acqua, le riserve idriche strutturalmente limitate, pongono ciclicamente il nostro territorio in una situazione di deficit, Persistono tuttavia fattori sui quali è possibile e necessario intervenire. L’efficientamento della rete distributiva è un aspetto sul quale si sta lavorando, ma si deve incrementare e a ciò va affiancata una gestione più razionale della distribuzione. Non possiamo più permetterci improvvisazioni: servono programmazione e investimenti strutturali, a partire da una modernizzazione delle reti e da un utilizzo programmato della risorsa acqua».
VAL D’ARDA – Qui la preoccupazione principale è legata alla capacità della diga di Mignano e alla modalità della distribuzione dell'acqua.
Giovanni Bulfari, titolare dell’omonima azienda di Alseno, sottolinea: «Nella nostra zona, priva di pozzi, la diga di Mignano è l’unica fonte di approvvigionamento. Quest’anno, però, non è stata autorizzata a raggiungere la capienza massima a causa di problemi idrogeologici a valle. Il risultato è una parziale riduzione delle riserve, che di per sé non sarebbe un problema, se non fosse che la stagione irrigua è partita presto e con temperature elevate. A giugno, per mantenere pomodoro e mais in condizioni accettabili, si è attinto molto, e oggi ci troviamo con una prospettiva preoccupante: se il clima non cambia, a fine luglio la diga potrebbe essere chiusa. È necessaria più responsabilità condivisa nella gestione della risorsa idrica, oltre che regole chiare e rispettate. La reale disponibilità di acqua va tenuta in considerazione sin dalla fase di programmazione colturale».
Ercole Parizzi, dell’Azienda Agricola Saliceto, spiega «nella mia azienda ho programmato colture irrigue solo per la parte relativamente alla quale sapevo di avere acqua a disposizione, circa 100 su 500 ettari, contando anche su tre pozzi aziendali. La gestione degli attingimenti dall’Arda negli ultimi vent’anni ha visto un felice passaggio da un vecchio regolamento troppo rigido e inefficiente a un sistema a chiamata, tuttavia questo nuovo meccanismo si sta mostrando ora troppo discriminatorio. A fronte di una serie di volumi concordati c’è chi, spinto dalla necessità, splafona, ma se non piove l’Arda attinge le sue riserve dalla diga di Mignano, quindi tutta la vallata ha a disposizione una quantità finita di acqua. Occorre molta responsabilità e molto rispetto perché è chiaro che un uso egoistico della risorsa danneggia una programmazione razionale, che è invece l’unico modo per consentire a tutti di traguardare il fine campagna. Negli anni siccitosi, una volta che il bacino è vuoto, è vuoto. Il mio appello è a ciascuno per una responsabilità condivisa». «Al contempo - ribadiscono all’unisono i due imprenditori di Confagricoltura - riteniamo sia utile approntare un nuovo regolamento per gli attingimenti più confacente alle moderne esigenze e tecniche irrigue ed esigerne il rispetto».
BASSA VAL TREBBIA – Qui il problema principale riguarda l’inefficienza della rete e l’instabilità della portata del Trebbia, accentuata dall’attivazione del deflusso ecologico (ex DMV).
Stefano Repetti, titolare dell’Azienda Terre della Val Trebbia a Settima di Gossolengo, denuncia: «La situazione è pesante. Manca comunicazione sui volumi rilasciati e sul deflusso minimo vitale. Fino a qualche giorno fa c’era un flusso accettabile, ma da venerdì scorso è crollato: nel pomeriggio dal canale rio Comune uscivano dal circa 30 litri al secondo per ciascuna utenza. È troppo poco e la pressione è nulla. Se non ci mettiamo a progettare un nuovo sistema irriguo per la Bassa Val Trebbia, continueremo ad affrontare ogni anno gli stessi problemi. La rete attuale è fatiscente: preziosa dal punto di vista ambientale, ma totalmente inefficiente per l’agricoltura. A monte, è necessario uscire dall’errato presupposto di considerare il Trebbia un fiume: è un torrente e la sua portata senza la diga in estate a valle sarebbe nulla».
Matteo Cattivelli, dell’Azienda Cattivelli a Vallera, spiega entrando nel dettaglio: «La mia zona, sulla riva destra del Trebbia, è passata in poche settimane dall’abbondanza alla siccità. I rivi che servono la pianura, Rivo Pusterla, Rivo Sant’Antonio a Quindicinazza e Rivo degli Ossi si sono prosciugati. Lo stesso vale per la riva sinistra. Il Trebbia è molto variabile nei suoi volumi e il deflusso ecologico, basato su dati alterati dal rilascio della diga, non ne rispecchia la reale portata. La diga oggi è piena, ma i campi a valle soffrono. Chi ha i pozzi aziendali li sta utilizzando pesantemente, ma il rischio è di superare le concessioni. Oltre alle decisioni politiche occorre anche buon senso da parte di tutti gli attori in campo».
«L’agricoltura ha bisogno di certezze, e anche l’acqua, come il lavoro e l’impresa, va gestita con programmazione, responsabilità e spirito di collaborazione – conclude il presidente di Confagricoltura Piacenza – a tal fine chiediamo investimenti per l’efficientamento della rete e la creazione di riserve locali, una pianificazione irrigua più trasparente, fondata sulla disponibilità effettiva e regole più chiare nella distribuzione dell’acqua».