Il "Quercione" di Graffiolo o "quercia di Napoleone": un monumento vivente

La segnalazione dei proprietari: «Tutelarlo tra gli alberi giganteschi»

Dea De Angelis
|40 giorni fa
La rovere di Graffiolo - © Libertà/Dea De Angelis
La rovere di Graffiolo - © Libertà/Dea De Angelis
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Destinazione il “Quercione”. Una denominazione affettuosa che rivela il legame ancora attuale dei proprietari con questo enorme albero comunemente conosciuto come la rovere di Graffiolo di Padri, a Bettola. Accompagnati da una gentile signora con origini (e ricordi) nella val Riglio, la valle interessata, siamo andati a vedere (da vicino) lo storico albero. Lasciata l’auto nella piccola frazione di Generesso e percorso un sentiero collinare in salita - ancora un poco distanti - a lato di un bosco su una carrareccia i lunghi rami della chioma dello storico albero si fanno manifesti. «Si trova a 649,53 metri di quota. La "rovere di Graffiolo", alta diciotto metri, ha un basamento complesso con grandi contrafforti radicali, una circonferenza a livello del suolo di 7.60 metri e poco più su di 7.07 metri. La visibilità - data dalla sua posizione geografica - è uno dei suoi pregi». Sono i dati rilevati nel 2018 e riportati nella scheda di segnalazione “alberi monumentali regionali” compilata da Valido Capodarca, scheda allegata alla segnalazione fatta (come da prassi via posta elettronica certificata) il 14 aprile del 2023 dai proprietari della pianta, i fratelli Arata, al Comune di Bettola e alla regione Emilia-Romagna.
Il “quercione” sembra avere tutti i numeri (e la storia) per rientrare tra gli alberi monumentali. Si trova in area privata, di proprietà dei fratelli Emilio e Riccardo Arata, in ambiente extraurbano. Tra le ragioni della loro segnalazione - riportate nella scheda ufficiale, come mostra il ritaglio in fotografia - vengono indicati tre elementi principali: le dimensioni notevoli, la forma e infine il portamento. «Non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta, restiamo in attesa da oltre due anni e probabilmente - a questo punto - dovremo riformulare la richiesta» spiega l’avvocato Riccardo Arata, che incontriamo nel suo studio in via San Marco, a Piacenza. «Mio fratello e io siamo molto legati al “Quercione”. È un albero secolare, per alcuni la “quercia di Napoleone”. Si trova all’interno del podere Graffiolo (corpo unico di 1600 pertiche piacentine) comprato dai nostri genitori nel 1964 - racconta l’avvocato -. Nei decenni qualche ramo dell’immensa chioma si è spezzato, in alcuni casi a causa del peso della neve». «Un tempo in collina, nella val Riglio - oggi pressoché disabitata – si coltivavano i ciliegi (il Graffione, da cui ha origine il nome della frazione piacentina, è una varietà di ciliegie con polpa soda apprezzata per la produzione di prodotti come le ciliegie sotto spirito…). Fino a trent’anni fa nella chiesa si celebrava la messa il giorno di Ferragosto - continua -. Passava persino un pulmino tra le abitazioni e le cascine con ogni genere di cose da vendere. Si allevavano bovini e ovini. Oggi le nostre colline restano vitali solo o quasi perché rifugio dallo stress della vita in città. Qualche escursione-evento, passeggiate rigeneranti e poco altro».
«Ufficializzare la monumentalità della rovere di Graffiolo sarebbe un modo utile a tutelarne la conservazione e - perché no - a farne un’attrazione di educazione naturalistica», conclude l’avvocato Arata prima di salutarci.