Dall'idea all'oggetto e viceversa: la "catena" del 3D

L'ingegnere piacentino Francesco Bocenti ha da poco aperto il suo studio dove reale e virtuale si incontrano nel segno dell'innovazione

Leonardo Chiavarini
|36 giorni fa
L'ingegner Francesco Bocenti al lavoro con una delle sue stampanti 3D - © Libertà/Leonardo Chiavarini
L'ingegner Francesco Bocenti al lavoro con una delle sue stampanti 3D - © Libertà/Leonardo Chiavarini
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"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Recita così il postulato di Antoine-Laurent Lavoisier, forse la più celebre legge fisica della meccanica classica. Eppure, quando si osserva una stampante 3D all'opera, per un attimo ci si sente come catapultati nella bottega di un alchimista, dove la mitica "creatio ex nihilo” può d'un tratto materializzarsi davanti ai nostri occhi. Ecco, la stampante 3D non crea certo dal nulla e dietro la sua "magia”, in realtà, si nasconde tanta scienza. Per le pagine di "Green future” di quest'oggi, ce ne ha parlato Francesco Bocenti, giovane ingegnere meccanico piacentino, che ha da poco aperto uno studio dove le stampanti tridimensionali sono lo strumento protagonista.
Dopo aver frequentato l'Isii Marconi di Piacenza, Bocenti si è laureato in ingegneria meccanica all'Università di Parma e ha mosso i primi passi in un'azienda, salvo poi decidere di intraprendere una nuova e personale avventura: un'attività che conciliasse la teoria appresa sui libri e la pratica manuale, prerogativa di famiglia. «L'idea – racconta – è quella di un luogo dove chiunque possa entrare con un oggetto e uscirne con uno identico, ricreato da 0. Oppure, anche di un posto dove possano nascere oggetti nuovi, creati su misura, a partire da un'esigenza specifica o da un'intuizione». L'obiettivo primario di Francesco, infatti, è connettere il reale al virtuale. «Tutto il processo della stampa 3D – spiega – può essere immaginato come una catena, della quale la stampa effettiva costituisce soltanto l'ultimo anello. Prima di essa, infatti, c'è la scansione, dove avviene la vera e propria connessione tra reale e virtuale, e al centro della catena c'è poi la modellazione, ovvero la fase di elaborazione che anticipa la stampa. Quest'ultima rappresenta solo il materializzarsi di quell'oggetto, che viene così ricreato da un modello oppure ideato in maniera nuova. La cosiddetta catena della stampa 3D – continua Bocenti – si può di fatto percorrere in entrambi i sensi: dalla scansione alla stampa o viceversa. Insomma, dall'idea si può arrivare all'oggetto oppure dall'oggetto all'idea e in modo altamente personalizzato».
Francesco Bocenti
Francesco Bocenti

Questa tecnologia si basa quindi sull'analisi e sulla replica o produzione dei progetti, che vengono poi costruiti dai macchinari mediante la deposizione progressiva, a strati, sfruttando materiali e metodi diversi. «Le stampanti che utilizzo io – dice Francesco – sono di 3 tipi: a filamento, a resina e a polvere. In sostanza, le tecniche sono diverse e variano in base alle caratteristiche di cui ha bisogno il prodotto finito». Anche le applicazioni della stampa sono sterminate, ma il richiamo di una realtà simile riguarda soprattutto quegli oggetti fuori produzione, non più o non ancora esistenti. «Il mio studio si chiama "3D2 Design” perché il 32 era il mio numero quando correvo con le moto da strada – racconta l'ingegnere –. Molti dei pezzi che produco, infatti, si rivolgono al mondo moto, da strada o enduro. Accanto a pezzi da sostituire, commissionati dai clienti, ho ideato alcune novità come targhe flessibili in tpu oppure portatelefoni da usare in escursione e su pista. Oggetti inediti e pensati da chi ancora oggi ha nella moto una delle principali passioni». L'altro grande interesse nella vita di Francesco sono gli animali domestici, per i quali sta pian piano costruendo prodotti pensati ad hoc. Ma le applicazioni della stampa 3D non escludono nemmeno la sfera della salute e dello sport. Con le sue stampanti, Bocenti è riuscito a ricreare la maschera nasale, un dispositivo di protezione da utilizzare sul campo da gioco, reso celebre di recente anche dal calciatore Victor Osihmen. «Per un paio di ragazzi che hanno subito un infortunio al naso – spiega – ho ideato e stampato una mascherina modellata sul volto della singola persona. Un dispositivo con un design pensato al fine di distribuire l'urto dei colpi lontano dalla zona lesionata». Per Francesco e le sue stampanti, ogni giorno porta nuove sfide inaspettate. Ciò che è certo, però, è che il prossimo sogno nel cassetto si svilupperà ancora tra tecnologia e passione. «Mi piacerebbe realizzare dispositivi pensati per aiutare gli animali paraplegici», ci confida. E noi, ancora incantati dalla magia delle sue stampanti 3D, non possiamo fare altro che augurarglielo.
Lo scanner 3D all'opera nella fase denominata appunto scansione
Lo scanner 3D all'opera nella fase denominata appunto scansione