Black, misterioso horror italiano da riscoprire

Si tratta di un breve videogioco narrativo realizzato da Schivafrecce

Francesco Toniolo
|8 giorni fa
Black
Black
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Sono sempre in cerca di videogiochi gratuiti, facili da scaricare e da giocare, con delle belle idee. Non solo perché posso provarli rapidamente, ma soprattutto perché è il genere di giochi che posso proporre in vari contesti educativi e formativi, dove spesso non ho davanti dei “gamer” esperti. E ultimamente ho iniziato a far giocare un videogioco italiano che ho scoperto per caso e che meriterebbe maggior notorietà. Sto parlando di Black, realizzato da Schivafrecce. È un breve videogioco narrativo con tinte horror (più precisamente, direi “inquietanti” e “disturbanti”), scaricabile gratuitamente dal sito Itch.io.
Ti svegli in un luogo buio. Non sai dove ti trovi. Non ricordi nulla del tuo passato. Intorno a te c’è solo oscurità. Tra le ombre, una figura oscura si avvicina a te. Sembra incuriosita dalla tua presenza e inizia a farti una serie di domande. Puoi fidarti di questo essere misterioso?
Black è uno di quei giochi che va dritto al punto, sviluppando un’idea forte e intrigante senza troppi fronzoli. È infatti possibile terminare la partita in una quindicina di minuti (un po’ di più se leggete lentamente). Una volta terminata, potremo rigiocarla per seguire un percorso differente e raggiungere un finale diverso. Ne esistono nove e – come spesso succede – alcuni sono più positivi di altri. Tutto dipende dal rapporto che svilupperemo con la misteriosa creatura incontrata nell’oscurità. Scapperemo lontano alla prima occasione? Rimarremo al suo fianco? Cercheremo di eliminarlo?
Vista la brevità del gioco, evito di fare troppi spoiler su quello che accadrà. Posso però dire che Black è stato generalmente molto apprezzato, quando l’ho fatto giocare in vari contesti. Ma i misteri non sono solo quelli legati alla sua storia e al misterioso individuo tra le ombre. Anche intorno al gioco ci sono diverse curiosità. Le sue lingue, per esempio. Black è disponibile in inglese, russo, tedesco, francese, cinese, spagnolo e rumeno. Con eccezione dell’inglese, tutte le altre lingue sono state aggiunte perché delle persone hanno giocato a Black, si sono appassionate e si sono offerte per tradurlo gratuitamente. Come avrete notato, in questa lista non è presente l’italiano, nonostante Schivafrecce sia di origini italiane. Questo fatto può sembrare curioso ma in realtà non stupisce molto chi è ben addentro al mondo dei videogiochi. Per quanto il mercato videoludico italiano sia il nono al mondo, in termini di valore, è in larga parte composto da giocatori “casual”, che comprano più o meno sempre gli stessi prodotti e sono – purtroppo – poco interessati a sperimentare. Per cui non è così raro vedere sviluppatori, anche italiani, che decidono di lasciar perdere la nostra lingua. Altri la inseriscono lo stesso per ragioni di patriottismo pur sapendo che sarà probabilmente solo un costo.
Anche Schivafrecce è una figura avvolta nel mistero. Le origini italiane si intuiscono dal soprannome scelto, ma l’unica conferma l’ho trovata spulciando tra i commenti su Itch.io. Oltre a questo, so che ha sviluppato Black in tempi brevi, come si legge su un vecchio forum. Anche in tal senso, il suo videogioco è un bell’esempio da portare: mostra come sia possibile realizzare qualcosa di bello anche con un progetto piccolo, senza dover obbligatoriamente investire grandi capitali e anni di vita. Per cui ringrazio Schivafrecce, questa figura celata tra le ombre come il personaggio del suo Black, per aver realizzato questo videogioco anni fa.
RICORDIAMO DARIO D'AMBRA CON LE SUE MANTIDI RELIGIOSE INNAMORATE
Da quando sono arrivati gli LLM come ChatGPT, l’idea di chattare con un personaggio fittizio non è più così strana. Ma se torniamo indietro di qualche anno, nel 2017, la situazione era ben diversa e ci si stupiva molto di più davanti a un videogioco come Don’t Make Love, in cui dovevamo digitare le risposte che il nostro alter ego digitale avrebbe espresso. In generale, nei videogiochi narrativi, ci vengono proposte differenti opzioni di dialogo, per cui scegliamo come rispondere all’interno di un set prestabilito di frasi possibili. Don’t Make Love è diverso, perché possiamo scrivere tutto quello che vogliamo, almeno in teoria. Nella pratica, il gioco non riuscirà a seguirci se usciremo dal seminato, per cui non possiamo scrivere qualsiasi cosa, ma in molti casi non verremo capiti. Per mantenere l’illusione, bisogna calarsi il più possibile nel proprio personaggio, rispondendo in modo coerente con la situazione proposta.
In cosa consiste, questa situazione? Ci troviamo davanti a una coppia di mantidi religiose vagamente antropomorfizzate. All’inizio della partita, possiamo decidere se giocare nei panni del maschio o della femmina. Ribaltando il tradizionale immaginario delle coppie, qui è la femmina a essere fisicamente più grande e sarà lei a prendere più facilmente il controllo durante la
conversazione, mentre il maschio è più piccolo e passivo. Le due mantidi si trovano in un campo e stanno parlando del loro futuro. È da un po’ di tempo che stanno insieme, si piacciono, ora devono decidere come sviluppare la loro relazione. Potrebbero decidere di avere un rapporto sessuale, con il rischio che la femmina si lasci prendere dall’istinto e uccida il suo compagno. Potrebbe anche riuscire a trattenersi, ma sarebbe un grande atto di fiducia. Oppure potrebbero restare insieme optando per una relazione platonica, senza mai spingersi oltre abbracci e carezze. Potrebbero anche decidere che, nonostante i bei momenti trascorsi insieme, la cosa migliore sia lasciarsi. Come accennato, saranno le risposte scritte da noi giocatori a influenzare l’andamento della conversazione, portandoci verso uno dei diversi finali, che restano comunque aperti. Per cui, per esempio, non sapremo mai cosa succederà se opteranno per un rapporto completo.

Nel 2020, Don’t Make Love è stato reso gratuito in seguito alla morte di Dario D’Ambra, il programmatore del gioco, al quale aveva lavorato insieme a Nina Kiel (grafica) e a Giorgio Carlino (musiche). Prima di realizzare Don’t Make Love, Dario aveva realizzato altri videogiochi, la maggior parte dei quali sono ancora scaricabili su Itch.io, dove sono presenti sotto il nome “Maggese”. Dario D’Ambra partecipava a diversi eventi italiani (e non solo) come l’Internet Festival di Pisa e Il Game Happens di Genova per presentare i suoi videogiochi o tenere convegni sul medium. Anche io avevo avuto il piacere di incontrarlo durante alcuni di quegli eventi. Non posso dire di averlo conosciuto a fondo, ma ricordo con affetto le nostre brevi chiacchierate. Ci sono tante persone che lo conoscevano molto più di me e che continuano a ricordarlo con grande affetto. Da parte mia, segnalo sempre con piacere il suo Don’t Make Love, il suo piccolo capolavoro, il suo videogioco più riuscito. Un’idea per tanti aspetti bizzarra, che forse oggi definiremmo inutilmente complessa: il parser testuale che aveva messo in piedi per simulare al meglio la risposta del computer ai nostri messaggi di testo ha richiesto parecchio tempo e – come detto – si “rompe” facilmente se non ci caliamo bene nel ruolo che dobbiamo interpretare. Un’altra persona avrebbe realizzato la classica visual novel con scelte preimpostate. Sarebbe stato comunque affascinante decidere il destino di queste due mantidi innamorate, ma Dario voleva sperimentare, spingere al limite la complessità del sistema-gioco che stava realizzando.
Da quando Dario è mancato sono cambiate tante cose. Molti eventi a cui Dario prendeva parte non esistono più o si sono trasformati, mentre ne sono nati di nuovi, sempre legati al mondo dei giochi indipendenti. Un gran numero di videogiochi italiani sono caduti nel dimenticatoio e ne sono usciti molti altri. Per dialogare con una mantide religiosa basta dare le giuste istruzioni a un’IA, ma qualcuno direbbe giustamente che non è la stessa cosa. Perché per esempio in ChatGPT non c’è il pulsante per abbracciare l’altra mantide, che invece Dario aveva inserito. E forse anche solo per quello vale la pena ricordare il suo Don’t Make Love e tornare a giocarci.