Uve rosse: prezzi deludenti, nonostante l’ottima qualità

I prezzi di Gutturnio, Bonarda e Barbera segnano un calo sia nei valori minimi che in quelli massimi rispetto allo scorso anno

Claudia Molinari
|25 giorni fa
Uve rosse: prezzi deludenti, nonostante l’ottima qualità
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Con la riunione di giovedì della Commissione camerale per la rilevazione dei prezzi delle uve rosse, che ha fatto seguito a quella di due settimane fa dedicata alle bianche, la campagna agraria 2025 può essere definitivamente archiviata.
Per le uve rosse, la vendemmia 2025 è stata caratterizzata da un’ottima qualità, anche se purtroppo in termini di mercato i risultati non sono stati soddisfacenti. I prezzi di Gutturnio, Bonarda e Barbera segnano un calo sia nei valori minimi che in quelli massimi rispetto allo scorso anno (arrivando per il Gutturnio a quotazioni tra 45 e 60 euro al quintale, con un perdita media di quasi 7 punti percentuali rispetto al 2024).
Ad interpretare il clima di preoccupazione tra i produttori è Coldiretti che per voce di Dario Panelli, responsabile vitivinicolo di Coldiretti Piacenza sottolinea: «Le aspettative dei produttori, alla luce di un’annata di alta qualità e quantità modesta, erano ben altre. Invece ci troviamo con quotazioni insoddisfacenti che non ripagano né il lavoro né gli investimenti, soprattutto in un territorio collinare come il nostro, dove i costi sono già più elevati».
Sulla stessa linea il direttore di Coldiretti Piacenza, Roberto Gallizioli, che ribadisce: «Valorizzare le nostre uve significa valorizzare i nostri vini e il nostro territorio. Da tempo ci appelliamo a cantine e trasformatori affinché ragionino in termini di investimento nell’acquisto delle nostre uve, perché solo attraverso una filiera unita si può davvero dare futuro ai nostri vigneti e garantire il ricambio generazionale alle nostre aziende». Coldiretti Piacenza ricorda infine che difendere il vino significa difendere milioni di imprese, famiglie e una cultura millenaria che ha fatto grande l’Italia nel mondo.
Poca soddisfazione anche da parte della sezione di prodotto vitivinicola di Confagricoltura Piacenza, che soffermandosi ancora sull’ampiezza della forchetta che caratterizza i prezzi sottolinea come si tratti di una «fotografia che non rende le differenti situazioni per vallate e conferimenti per dimensione aziendale. Nelle quotazioni più remunerative si legge la premialità di un’annata con ottime uve, in cui le produzioni medie sono risultate però al di sotto del 20% 30%, anche in questo caso con differenze puntuali molto importanti». Addirittura qualcuno sottolinea che con una remunerazione tra i 40 e 50 euro al quintale (che purtroppo si sta registrando in molti casi) si coprono a fatica i costi, che però rischiano di diventare insostenibili per le aziende di collina.
In sintesi il presidente della Sezione, Stefano Pizzamiglio rileva: «Il comparto richiede una maggior valorizzazione del prodotto, cosa possibile sia per le uve che per i vini: il nostro vino ha bisogno di una strategia unita coerente e differenziata per tipologie, su questo siamo tutti d’accordo, anche perchè un prezzo dell’uva corretto e remunerativo conviene a tutti - conclude Pizzamiglio - sia per chi produce, che è così stimolato a continuare a presidiare il territorio, allo stesso tempo producendo qualità, sia per chi compra uva e imbottiglia, perché così trova il prodotto sul mercato più facilmente un di buon livello qualitativo».