Dopo 42 anni, Luigi Rabuffi va in pensione: «Lascio il mestiere più bello»

Il Comandante della polizia provinciale chiude la carriera e racconta i tanti cambiamenti che ha attraversato durante la sua vita professionale

Filippo Lezoli
|51 giorni fa
Dopo 42 anni, Luigi Rabuffi va in pensione: «Lascio il mestiere più bello»
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Dopo 42 anni (i primi svolti come collaboratore a Partita Iva nel Piano di risanamento delle acque), oggi Luigi Rabuffi, 63 anni il prossimo dicembre e al comando della polizia provinciale dal 2023, va in pensione.
Una storia la sua, all’interno del Servizio di vigilanza ittica venatoria, che è cominciata il 9 marzo 1987. «Un altro mondo» dice Rabuffi, che per dare la dimensione del tempo trascorso cita i dieci presidenti provinciali che ha accompagnato: «Ho iniziato con Franco Benaglia, proseguendo poi con Maurizio Migliavacca, Renato Zurla, Dario Squeri, Gianluigi Boiardi, Massimo Trespidi, Francesco Rolleri, Patrizia Barbieri, Franco Albertini e Monica Patelli».
In questo lasso di tempo, da vigile è diventato Comandante del corpo di polizia provinciale di Piacenza, carica assunta l’8 marzo 2023 con il grado di commissario maggiore. Rabuffi parla dei momenti più difficili - «la riforma Delrio del 2015 - dice - che ha tolto la competenza ambientale alla polizia provinciale spostandola in capo ad Arpae e alla Forestale, ma anche il periodo del Covid, con l’impegno del corpo a supportare le popolazioni che vivevano negli angoli più remoti del nostro territorio». Cita anche la vicenda di Igor “il russo”. «Nel 2017 uccise una guardia ecologica volontaria quando era in pattuglia con un collega della polizia provinciale di Ferrara. Abbiamo compreso i pericoli che si possono nascondere nella nostra vita di tutti i giorni».
Una professione, la sua, toccata anche dal cambiamento climatico. «Che mette in discussione certezze acquisite - dice - ed è evidente osservando la fauna. Le nostre specie tradizionali non sono più centrali. Un tempo facevamo le catture di lepri, fagiani e pernici, che oggi sono sempre meno numerose. Ci sono invece cinghiali e lupi, stormi di oltre venti garzette e altre specie che un tempo erano introvabili. Pensare che quando iniziai nel 1987 sono stato il primo, con il mio collega, a essere incaricato di fare le stime dei danni da cinghiale in montagna. Allora quasi non esistevano».