Palestina, Yemen, Sud Sudan: Nicolò Govoni racconta la sua esperienza
Si è collegato con gli studenti arrivati alla Cattolica per assistere al documentario “School of life” sulla storia del giovane cooperatore
Elisabetta Paraboschi
|15 giorni fa

«Lo spartiacque non è la scelta di fare volontariato». Aveva solo vent’anni Nicolò Govoni quando ha deciso di partire per l’India per dare una mano in un orfanotrofio. Da allora di anni ne sono passati una dozzina e Govoni è andato in Palestina e poi nell’isola di Samo in Grecia, in Kenya, in Yemen, in Sud Sudan. Ieri mattina si è collegato con un gruppo numeroso di studenti piacentini arrivati all’università Cattolica per assistere alla proiezione del documentario “School of life” che il registra Giuseppe Marco Albano ha realizzato per raccontare la storia del giovane cooperatore e della realtà da lui fondata, “Still I Rise”. L’incontro, organizzato nell’ambito della Settimana del Dono e aperto dalla docente della facoltà di Scienze della formazione Elisabetta Musi, ha visto partecipare anche la famiglia di Govoni, in particolare il padre Alessandro e la madre Cristina.
«Quello che ha fatto la differenza per me è stato riconoscere l’importanza dei due mesi iniziali vissuti in India: da lì è nata la volontà di trasformare quell’esperienza in qualcosa di più duraturo, una scelta di vita che è durata quattro anni – spiega Govoni durante il collegamento – però non c’è un momento in cui improvvisamente tutto diventa chiaro: sono tanti i “momenti cardine” che ti portano poi a una consapevolezza diversa».
Oggi Govoni e i suoi colleghi sono impegnati in Sud Sudan con una scuola che dovrebbe aprire a fine anno; ne apriranno un’altra in India nel 2026 e una in Italia nel 2027. Ma per arrivare fino a qui, il percorso non è stato sempre così tranquillo: «La scelta di Nicolò all’inizio è stata completamente inaspettata – ammettono i genitori – anche perché durante l’adolescenza è stato un ragazzo ingestibile e molto testardo: era come se avesse una forza interna che poi ha incanalato da solo in questi progetti. All’inizio noi eravamo preoccupati, ma poi ci siamo resi conto che era proprio la sua strada».

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