Ghizzoni: "Orgoglioso delle mie radici piacentine"
Il top manager, oggi presidente di Rothschild & Co Italia, si confessa a Lo Specchio di Piacenza su Telelibertà. L'amicizia con Draghi e il caffè con la Merkel
Matteo Prati
|17 ore fa

Federico Ghizzoni e Nicoletta Bracchi- © Libertà/Matteo Prati
Un dialogo aperto, intimo e lucido quello che Federico Ghizzoni, tra i più noti banchieri italiani, ha condiviso nel salotto dello “Lo Specchio di Piacenza”, trasmissione di Telelibertà ideata e condotta da Nicoletta Bracchi. Un ritorno alle origini per il presidente di Rothschild & Co Italia, già amministratore delegato di UniCredit, oggi riconosciuto a livello internazionale come una delle figure più autorevoli della finanza europea.
«Mi sento profondamente piacentino — ha esordito —non ho mai perso l’accento e ne vado orgoglioso. Dopo tanti anni trascorsi tra Milano, Londra e Singapore, è bello poter raccontarmi ai miei concittadini». Ghizzoni ha ricordato la sua infanzia a Ivaccari, gli anni del liceo classico “Gioia”, e gli amici di sempre, che ancora oggi cerca di vedere quando torna in città: «Piacenza sta cambiando, ed è un bene. È meno dipendente da Milano, sviluppa una propria identità, e quei valori che le sono propri oggi si apprezzano di più. Piacenza è fortunata ad avere una banca locale come Banca Piacenza, realtà di questo tipo sono sempre più rare. Basti pensare che circa il 40% dei comuni italiani non ha più uno sportello bancario. Se dovessi immaginare di far nascere oggi una nuova banca — spiega Ghizzoni — non rinuncerei mai alla presenza fisica. Il contatto diretto resta fondamentale: l’ideale sarebbe una banca tecnologicamente avanzata, capace però di mantenere quel filo umano con i clienti».
Laureato in Giurisprudenza a Parma, entra in banca “quasi per caso”, nel 1980 nella filiale piacentina del Credito Italiano. «Non ero un secchione, ma curioso sì. Ho capito che la banca non è solo numeri e bilanci: può dare un senso all’economia di un Paese». Poi il salto nel 1988 nella City di Londra: «A quei tempi la regola era semplice: bastava la stretta di mano, se tradivi la fiducia, eri fuori. Oggi in quel palazzo, a Moorgate 17, c’è un supermercato». Seguono anni in Asia, a Singapore: «Cinque anni che mi hanno cambiato. In Italia abbiamo una marcia in più in termini di intuizione, ma manchiamo spesso di metodo e rigore. Se unissimo le due cose, saremmo imbattibili. Quando sei al vertice, sei solo. Tutti possono consigliarti, ma il pulsante lo devi premere tu. Ho sempre giudicato i miei manager dalla loro capacità di prendersi responsabilità.
La vera forza è la squadra: chi capisce il tuo approccio, cammina con te». Sul sistema economico attuale, il banchiere ha offerto una visione lucida: «Oggi l’Italia è più credibile. In passato non eravamo considerati un Paese affidabile, ma il made in Italy è sempre stato un motivo di orgoglio, e oggi anche politicamente siamo un punto di riferimento europeo». Poi un invito al microcosmo bancario: «Ci sono 2.500 miliardi fermi sui conti correnti. Le banche devono avere più coraggio, offrire soluzioni alle famiglie, investire sull’economia reale. La ricchezza va messa in circolo, non parcheggiata».
Realista ma ottimista, Ghizzoni esprime fiducia nelle nuove generazioni: «I giovani non sono meno preparati, semplicemente hanno un approccio diverso: cercano un equilibrio tra vita e lavoro. Le aziende devono saperli ascoltare e offrire stimoli continui. I ragazzi non rappresentano solo il futuro, ma già il presente, perché interpretano la società. In Rothschild, dove l’età media è di 35 anni, vedo una generazione che non teme il cambiamento, lo vive come parte naturale di un mondo in continua evoluzione».
Ghizzoni, tra vita, carriera e fede: «Per fare strada servono serietà, equilibrio e un po’ di fortuna». Tra ricordi, sport ed emozioni, Federico Ghizzoni ha condiviso con la platea televisiva anche alcuni momenti personali del suo percorso umano e professionale. «Le sconfitte? Si reagisce, se si piange troppo, poi ne arriva un’altra. Il calcio resta una mia grande passione, tifo Inter e vado ancora a San Siro, ma amo anche tennis e atletica. Quanto alle scelte, certo, alcune possono rivelarsi sbagliate, ma si arriva comunque alla meta. Nel mio lavoro credo mi riconoscano serietà, affidabilità e il rispetto della parola data. Per fare carriera serve anche fortuna».
Tra gli incontri che più lo hanno segnato, Ghizzoni ricorda: «Mario Draghi, che ho conosciuto nel periodo complesso del 2011, quando era presidente della Banca Centrale Europea: uno standing eccezionale». Ma anche Angela Merkel: «Un incontro davvero informale, donna preparatissima e allo stesso tempo semplice: mi preparò un caffè con le sue mani».E infine un’emozione speciale: «Papa Francesco incute rispetto e trasmette una gioia autentica, un incontro che resta nel cuore». Nel 2014 Cavaliere del Lavoro, Ghizzoni è stato anche presidente della Filarmonica della Scala, “un mondo lontano dal mio, ma di grande ispirazione”.
E confessa: «Sono sempre piuttosto sereno. Ho dormito la notte anche nei momenti più difficili. Per fare carriera non bisogna pensarci troppo, chi è ossessionato dal successo cade prima o poi». Sulla fede: «Conta, certo. È profonda ma incerta, mi pongo molte domande».
Le radici e la famiglia: i due mondi che convivono. Uno dei momenti più intensi dell’intervista è stato quello dedicato al papà e mamma, prima immagine mostrata in un album di ricordi: «Mio padre, professore e studioso, mi ha trasmesso il senso della cultura e della riflessione; mia madre, donna pratica, che gestiva un’azienda agricola, mi ha insegnato la cultura del lavoro. Due mondi che convivono in me: da uno ho imparato il pensiero ampio, dall’altro la determinazione».
Oggi Ghizzoni ha una famiglia che lo accompagna in silenzio ma con forza: «Mia moglie è chirurgo, mi ha sempre sostenuto in modo discreto ma senza di lei non avrei potuto fare questa carriera. Abbiamo due figli: uno vive a Dubai, l’altro a Milano. Anche hanno imparato presto a muoversi in un mondo globale, ma radicato nei valori». Da sempre appassionato d’arte e attento sostenitore dei giovani talenti, Federico Ghizzoni considera la creatività una risorsa essenziale per la crescita culturale ed economica del Paese: «Sono felice del Premio Rinascimento Più ricevuto al Museo Novecento di Firenze — racconta Ghizzoni — perché rappresenta un riconoscimento che va nella direzione dei giovani artisti. Ogni generazione ha bisogno di qualcuno che creda nel potenziale creativo e gli dia modo di esprimersi». Le puntate de “Lo specchio di Piacenza” sono disponibili on demand sul sito di Telelibertà.