La chiesa lo salvò nel 1892 da neonato e ora i suoi eredi donano 200mila dollari

A Rivergaro i discendenti dall’America di Prospero Preservati, abbandonato sui gradini di Sant’Agata, consentono il via ai restauri

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
|37 giorni fa
RIVERGARO DONAZIONE CHIESA
RIVERGARO DONAZIONE CHIESA
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È il 1882, si muore di tubercolosi e gli Stati pensano a gonfiarsi il petto con il colonialismo. La mortalità infantile è al 42 per cento: uno su due non arriva ai cinque anni. Un bimbo, neonato, viene abbandonato sui gradini della chiesa di Sant’Agata a Rivergaro: piange, si dispera, senza la sua mamma che forse a sua volta è poco più di una bambina. Ma il portone della chiesa si spalanca, il bimbo viene cullato dalle suore e battezzato dal prete con il nome di Prospero Preservati, perché la sua vita iniziata in salita sia prospera e qualche santo lo preservi dagli stenti e dalla miseria: è l’ennesimo piccolo, lasciato lì, vicino all’altare di Nostro Signore, ma trova presto una famiglia, a Pian del Pozzo, al confine con Pontedellolio, nella zona di Mandrola.
Di lui, poi, si sa solo che nel 1906, ventenne, salpa per l’America in cerca di fortuna, di un tozzo di pane e - quando va bene - di tre dollari al giorno di paga a cottimo: lavorerà nelle miniere, partito dall’Italia poco prima del disastro di Monongah, che nei giacimenti senz’aria dove si estrae il carbone costerà la vita a oltre 300 persone, amputandone quasi altrettante. Prospero lavora fino allo sfinimento. Conosce però anche l’amore: nel 1912, a novembre, si sposa con Angelina Perini, anche lei italiana, a Marlborough; avranno 3 figli e 5 figlie, prima di morire, lui nel ‘68 e lei quattro anni più tardi. Una storia d’altri tempi, di coraggio, di avventura, dolore e sacrificio. E che però non è finita nelle loro tombe, ma continua a generare amore e sembra impossibile da fermare: il 17 ottobre 2024, infatti, a trovarsi sui gradini di Sant’Agata non è più stato un neonato, ma un uomo arrivato da Oltre Oceano.