Torna “Il Mostro di Firenze”, la nuova serie tv diretta da Stefano Sollima per Netflix
In arrivo il prossimo autunno, la mini-serie ripercorre gli atroci delitti del più importante serial killer italiano
Fabrizia Malgieri
July 12, 2025|34 giorni fa

Una scena del crimine dei delitti del mostro
È una delle pagine di cronaca nera più importanti e inquietanti della Storia italiana del secolo scorso. Un mistero che, nonostante le condanne, continua ad infiammare l’opinione pubblica, lasciando spazio anche alle teorie più fantasiose. La vicenda del “Mostro di Firenze” – il serial killer più celebre e oscuro del nostro Paese, nonché il primo mai ufficialmente riconosciuto – si prepara a fare ritorno sul piccolo schermo a ottobre, grazie ad una nuova serie televisiva diretta da Stefano Sollima per la piattaforma Netflix. Il regista romano – già autore di serial criminali come “Gomorra” e “Romanzo Criminale”, entrambe disponibili su Sky – dirigerà una mini-serie in quattro episodi che andrà in onda a partire dal prossimo 22 ottobre, a tre anni dal suo annuncio ufficiale.
Il nuovo prodotto seriale targato Netflix intende ripercorrere le vicende che hanno tenuto con il fiato sospeso l’Italia tra il 1968 e il 1985, per cui le vittime erano coppie di fidanzati che si appartavano nelle campagne nei dintorni di Firenze in cerca di intimità. L’atrocità dei delitti, così come la giovane età delle vittime coinvolte, ebbero particolare risonanza sui media dell’epoca, ma avviarono anche un dibattito da parte dell’opinione pubblica sull’opportunità di concedere ai figli la possibilità di condividere l’intimità con il proprio partner in casa, evitando così i luoghi isolati e pericolosi. Lo dicevamo, il caso del “Mostro di Firenze” – un appellativo con cui, in realtà, si identificano uno o più killer – ha sempre suscitato particolare clamore sulle pagine di cronaca nera, in particolare quando, grazie ad un’inchiesta avviata a partire dagli anni Novanta, si arrivò alle condanne nei confronti dei cosiddetti “compagni di merende” nel 1999, ossia Mario Vanni e Giancarlo Lotti (quest’ultimo reo confesso); invece, uno dei principali indiziati, Pietro Pacciani, venne condannato in primo grado per poi essere assolto in appello. L’uomo morì prima di essere sottoposto a un nuovo processo d’appello. Nonostante la sentenza definitiva del 1999, sulle numerose scene del crimine del “Mostro” non sono mai state riscontrate prove fisiche quali DNA e impronte digitali riconducibili ai “compagni di merende”; inoltre, non sono state mai ritrovate l’arma da fuoco – una pistola Beretta, calibro 22, di cui sono stati tuttavia trovati i bossoli sulla scena del crimine, ossia munizioni di marca Winchester marcate con la lettera “H” sul fondello – così come le parti anatomiche asportate ad alcune delle sue vittime femminili. La stessa risoluzione del caso – che non è ma stata completamente archiviata del tutto – ha continuato a suscitare diverse domande e curiosità da parte di giornalisti ed esperti, che nel corso degli anni hanno provato a battere anche diverse piste alternative.
Tutto parte da un modus operandi metodico che da sempre ha contraddistinto l’attività omicida del “Mostro”, una sequenza precisa di eventi che ha scandito i suoi atti criminali: veniva prima colpito a morte l’uomo, poi la donna, a cui venivano asportate parti del corpo. Nonostante la brutalità dei crimini commessi, sono sopravvissuti due testimoni – Natalino Mele, bambino nel 1968 e figlio di una delle vittime, e Paolo Mainardi, che rimase ferito e riuscì a scappare a bordo dell’auto nel 1982 – per cui, quest’ultimo provò a fornire una descrizione del presunto omicida. Il caso del “Mostro” venne persino preso in esame dall’Unità di Scienze Comportamentali dell’FBI statunitense, la quale tracciò un profilo molto dettagliato del killer: un uomo destrimane della zona, iposessuale, feticista, dotato d’intelligenza normale o superiore alla media. Ad oggi sono diverse le piste che continuano ad animare il caso del “Mostro di Firenze”: oltre ad aver vagliato la cosiddetta “Pista sarda” (partita dal duplice omicidio avvenuto 1968, attribuiti postumi al killer), aver legato gli omicidi a possibili riti esoterici da parte di un ignoto “dottore” cui non è mai stata conferita un’identità, tra le teorie più “cervellotiche” (per non dire fantasiose) sostenute di recente, c’è persino quella che legherebbe gli omicidi del “Mostro” a quelli del noto serial killer statunitense Zodiac.
La teoria è portata avanti da un giornalista freelance, Francesco Amicone, ma è stata nel tempo sostenuta anche da alcuni esperti sul caso del “Mostro di Firenze”, tra cui l’archivista e ricercatrice Valeria Vecchione – che nel 2020 è persino riuscita a risalire al numero della rivista (il n.51 del periodico “Gente”, risalente al 21 dicembre 1984) da cui vennero ritagliate le lettere con cui l’omicida “scrisse” la prima missiva inviata alla Procuratrice Silvia Della Monica nel settembre 1985, che si occupava del caso. L’indagine – che ha preso il nome di “La teoria dell’acqua”, diventando prima un saggio e poi un podcast, quest’ultimo disponibile sia su Spotify sia su Amazon – sostiene che, in realtà, dietro gli omicidi del “Mostro” ci sarebbe la firma di Zodiac, identificato da Amicone nella figura di Joe Bevilacqua – un ex militare esperto dell’esercito americano, che ha assunto il ruolo di custode del Cimitero Americano di Firenze fra il 1974 e il 1988. Non a caso, sostiene il giornalista, il 1974 è anche l’anno in cui il “killer dello Zodiaco” fa perdere le sue tracce negli Stati Uniti e non compie più alcun delitto, dopo aver seminato il panico a San Francisco e dintorni. I continui riferimenti all’acqua in entrambi i serial killer, così come una contingenza nei vari omicidi in date ricorrenti (compresa quella del 21 dicembre) e alcune similitudini nel modus operandi, avrebbero convinto il giornalista ad approfondire la connessione tra i due casi. Dopo diversi colloqui, tuttavia mai opportunamente registrati, tenuti nella casa dell’uomo oramai anziano nel 2018, Amicone sostiene che lo stesso Bevilacqua avrebbe confessato sia di essere il killer dello Zodiaco sia di essere il “Mostro di Firenze”, denunciando tutto alla Stazione dei Carabinieri di Lecco il 1°marzo 2018.
Tuttavia, nonostante le diverse supposizioni sostenute da Amicone, anche questa pista si è presto risolta in un nulla di fatto, se non una condanna per diffamazione nei confronti del giornalista da parte dei familiari di Bevilacqua. La stessa FBI sostiene che non ci siano collegamenti tra i due casi. Tuttavia, per coloro che preferiscono una narrazione del caso del “Mostro di Firenze” ben documentata, ricostruita grazie a indagini e prove indiziarie più concrete, consigliamo la visione della puntata di “Blu Notte” – il programma condotto a fine anni Novanta dallo scrittore e giornalista Carlo Lucarelli, che è disponibile sulla piattaforma gratuita RaiPlay – così come il documentario intitolato “I delitti del mostro di Firenze” (2011) per la regia di Paolo Cochi prodotto per Sky, ma anche “Il mostro di Firenze - Quel silenzio che non tace: bugie e verità” su soggetto e sceneggiatura di Luciano Palmerino e Giuseppe Rinaldi, anche questo disponibile gratuitamente su RaiPlay.