Salta pre e dopo scuola. «Genitori in difficoltà»
In alcune scuole non sarebbe stato stato raggiunto il numero minimo di adesioni richieste. Il presidente dell'associazione Famiglie numerose: «Costa troppo»
Pier Paolo Tassi
|45 giorni fa

Un doposcuola
L’anno scolastico non è ancora nemmeno partito, ma già appaiono le prime crepe sui servizi di pre e dopo-scuola. Tanto che rapidamente si stanno moltiplicando, su diversi canali, le lamentele e le preoccupazioni di diverse famiglie i cui figli sono iscritti alle scuole Carella, Farnesiana e Caduti sul Lavoro, che - stando a quanto trapela - non attiveranno il servizio.
A far scattare la protesta, sarebbe stata, in particolare, la comunicazione arrivata dalla scuola Carella la scorsa settimana all’indirizzo delle sette famiglie che avevano fatto richiesta quest’anno di poter usufruire del servizio. Insufficienti, per l’Aps a cui è stata affidata in appalto la commessa, per coprire i costi di gestione. Così, a meno di una settimana dallo squillo della prima campanella, c’è chi dovrà riorganizzare tutto daccapo per cercare una babysitter in tempi record, coinvolgere la rete parentale, oppure, in extrema ratio, chiedere permessi di lavoro improvvisi per tamponare il problema almeno la prima settimana in attesa di alternative più strutturate. Disagi che si sommano a un quesito a cui ora la consigliera comunale Sara Soresi di Fratelli d’Italia, facendosi portavoce di alcune segnalazioni, chiede all’amministrazione di dare risposta: «Non era stato previsto infatti - chiede in un’interrogazione scritta presentata ieri – che qualora il numero minimo di iscritti non fosse stato raggiunto - il Comune avrebbe coperto i costi per consentire ugualmente l’erogazione del servizio?».
Ma il nodo politico - al netto della replica che è lecito attendersi dall’amministrazione in tempi congrui - è anche un altro. Dal 2024, infatti, il servizio di pre e dopo-scuola, proprio in virtù di una delibera comunale, era stato affidato in appalto a imprese, associazioni e cooperative sociali laddove, fino al 2023, era stato fornito esclusivamente dai volontari di Auser. E dunque è lecito chiedersi: perché dopo un anno scolastico di transizione in cui tutto sommato non si sono segnalati problemi degni di nota, oggi appaiono problematiche di carenze di iscritti?
Mariano Aliberti, presidente dell’associazione “Famiglie numerose”, un canale whatsapp che conta più di 2300 iscritti, suggerisce - ma con la premessa di voler raccogliere e sistematizzare prima ulteriori segnalazioni attraverso un sondaggio interno al gruppo - che il problema, più che relativo alla qualità del servizio, possa essere relativo ai costi. «Parliamoci chiaro - dice -. Che si tratti di un servizio delicato, visto che si occupa di bambini (e in particolar modo per la fascia dai 3 ai 6 anni), è evidente. Per questo non credo né che la scelta dell’amministrazione sia stata sbagliata, né che il numero di iscritti più basso del previsto possa essere legato alla qualità del servizio offerto. Il problema, piuttosto, è che mentre prima, con Auser, bastava spendere 10 euro all’anno per avere in sostanza poco più che un “parcheggio per bambini”, oggi il servizio, pur ben più qualitativo, costa molto di più».
Quanto? «Più di 300 euro all’anno per fare pre e post-scuola. Facile immaginare che per una famiglia numerosa, pur al netto degli sgravi previsti dal secondo figlio in poi, il costo sia del tutto non indifferente. Per intenderci: noi che ne abbiamo quattro, con un costo stimato attorno ai 900 euro annui, abbiamo deciso di non affidarci al servizio».
Che fare dunque? «Credo che serva introdurre meccanismi seri per chiarire i criteri alla base di eventuali sgravi sia per evitare una guerra degli ultimi contro i penultimi, sia per un principio di giustizia sociale». Tradotto: «Inutile guardare solo all’Isee che restituisce solo il reddito “assoluto” del singolo. Piuttosto, al “quoziente famigliare”, che guarda al reddito del nucleo e restituisce in modo più oggettivo il quadro economico della famiglia nel suo complesso». Anche perché - conclude - «senza voler fare alcun tipo di discriminazione, altrimenti, si finirebbe con il premiare esclusivamente cittadini stranieri».