Razzie di funghi e castagne, «ma i boschi sono privati»

Da Dezza a Cattaragna, malumori per i troppi sconfinamenti nonostante i cartelli. Un proprietario: «Forestieri come cavallette»

Paola Brianti
Paola Brianti
|12 giorni fa
Vietata la raccolta castagne brianti
Vietata la raccolta castagne brianti
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Entrano, calpestano, frugano, sottraggono. Non importa se i boschi sono proprietà privata: durante la stagione di funghi e castagne, si moltiplicano gli episodi di residenti che denunciano incursioni non autorizzate. Quest’anno, con il boom dei porcini spuntati ad ogni quota, «siamo stati invasi da una moltitudine di cercatori di funghi, erano come le cavallette - racconta Sandro Rossi dalla frazione bobbiese di Dezza - Si inoltrano nei boschi ignorando volutamente che la proprietà privata non si può violare. E a noi proprietari non resta che pulire il bosco dai rifiuti lasciati in giro, oltre che pagare il reddito domenicale e agrario su 750 pertiche di terreno».
 Caso diverso e universale quello delle castagne, che come le nocciole sono un frutto e dove non c’è tesserino che tenga: la raccolta deve essere sempre autorizzata, altrimenti si potrebbe configurare il reato di furto procedibile a querela del proprietario. Che sia furbizia o ignoranza delle leggi, però, il permesso lo chiedono in pochissimi.
Castagne in un bosco di Cattaragna
Castagne in un bosco di Cattaragna
C’è quindi irritazione a Lisore, patria di favolose castagne domestiche, dalle Magione alle Maschette, e a Cattaragna, frazione di Ferriere, dove succede identico fenomeno d’intrusione e sottrazione di frutti. I boschi di Cattaragna sono disciplinati dalle regole di un’antica unità amministrativa, il comunello, e dunque di proprietà di tutti i residenti. Che siano proprietà privata si può riscontrare al Catasto, ma basterebbe dare un’occhiata alla foresta di cartelli inchiodati agli alberi a 50 metri l’uno dall’altro. Impossibile ignorarli. Paolo Briggi, storico ex consigliere provinciale, ha un castagneto proprio a Cattaragna ed è andato dai carabinieri più volte per segnalare la sottrazione dei suoi frutti: «La proprietà dovrebbe essere rispettata e almeno le primizie lasciate ai proprietari - spiega - Invece il sabato e la domenica siamo invasi da centinaia di persone che portano via quintali di castagne. Eppure se ho bisogno di aglio, cipolle e pomodori, vado a comprarli, non saccheggio i campi sulle strade della Bassa». Si lascia andare a quando, «negli anni Cinquanta, tutti sapevamo quali fossero i nostri alberi e quali no - ricorda - Mio papà mi diceva fin dove "buttava" la nostra pianta e il resto non si toccava, ma il rispetto di una volta non c’è più».
Più morbido Mauro Calamari, che ha entrambi i genitori originari di Cattaragna e insiste sulla necessità di sensibilizzare di più su come funziona la raccolta: «Dal 5 al 25 ottobre è riservata ai proprietari, oltre questo periodo possono venire tutti. Il problema non sta nella mezza borsa di castagne per una serata in famiglia - aggiunge Calamari - ma abbiamo anche vissuto episodi spiacevoli e di raccolte massive». Basterebbe pochissimo, ad esempio «informarsi, fare una telefonata all’Osteria 2.0. La soluzione si trova». Ma l’invasione delle cavallette proprio no.

Cosa dice la legge

La passeggiata sì, riempire i cestini no. La normativa è piuttosto chiara a riguardo: l’accesso semplice al bosco è consentito, a meno che il terreno non sia recintato da fossi o siepi, su strade e sentieri. Per la raccolta di frutti, dalla mela alla castagna, serve invece sempre il permesso del proprietario. Ci sono anche boschi demaniali, come ad esempio quello dell’ex polveriera di Gazzola, o comunali, dove la raccolta è libera sa specifiche prescrizioni, ad esempio che non siano all’interno di parchi regionali e quindi tutelati. Occorre quindi informarsi bene per non rischiare di sconfinare in aree private. Buona norma, nei piccoli paesi è chiedere sempre nel bar o nell’osteria di riferimento: sicuramente i titolari sapranno indicare una zona in cui la raccolta è consentita o il proprietario in accordo.