La Cina è vicina: più di mille nel Piacentino

Una comunità che cresce: ristoratori, estetisti, parrucchieri e altro. Nasce l'Associazione culturale cinese

Filippo Lezoli
June 4, 2025|22 giorni fa
La professione di estetista è una delle più diffuse nella comunità cinese © Libertà/Filippo Lezoli
La professione di estetista è una delle più diffuse nella comunità cinese © Libertà/Filippo Lezoli
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Nel comune di Piacenza la comunità cinese conta 686 persone, 352 donne e 334 uomini (dati di inizio anno). «Eppure io credo ce ne siano ben di più» dice Bingjie Lin, 24 anni, titolare di Yummi, il locale che da poco ha aperto alle porte di Rivergaro. «Solo fra le università e il conservatorio se ne conta qualche altro centinaio che non rientra in quel numero e che non figura come residente». Sono in molti, fra i suoi connazionali che abitano a Piacenza, a pensarla nello stesso modo. C’è anche chi invita a moltiplicare quel dato per due o per tre. Nella nostra provincia, invece, vivono complessivamente 1.181 cittadini cinesi, cifra che negli ultimi dieci anni è quasi raddoppiata.
La migrazione verso la nostra città ha cominciato a diventare consistente agli inizi degli Anni Novanta del secolo scorso: la maggior parte dei cinesi che oggi abitano a Piacenza arriva dalla provincia dello Zhenjiang, provincia orientale e costiera della Repubblica Popolare Cinese.
Una comunità tanto laboriosa quanto riservata. Confesercenti, fra i suoi iscritti, annovera fra le 60 e le 70 licenze di locali di proprietà cinese. Molti infatti si dedicano alla ristorazione: bar e ristoranti, ma anche tabaccai. Youyi Zhou, 54 anni, è titolare del ristorante Asia, il più longevo di proprietà cinese qui a Piacenza. Ci accoglie nel ristorante di via Atleti Azzurri d’Italia. Ci fa sedere a un tavolo già apparecchiato, fra pareti dai riconoscibili dipinti orientali, ideogrammi e lanterne cinesi. Un menù, fra i tanti piatti, riporta i gamberi cucinati in miriadi di modi e l’anatra pechinese. «Sono fra i più ricercati» dice, poi racconta: «Sono arrivato nel 1987 dallo Zhenjiang. Dopo i primi tempi a Cremona, mi sono spostato a Piacenza nel 1994, prima in via XXI Aprile e da undici anni siamo qui, dove dal 2018 ci siamo allargati». Dice che quando ha deciso di aprire nella nostra città, riguardo alla cucina cinese si avvertiva un po’ di timore fra i piacentini. «Ma se sono ancora qui 31 anni dopo - aggiunge con orgoglio - significa che i clienti ci hanno conosciuto e nel tempo apprezzato».  Il suo è un orgoglio frutto della fatica. Youyi Zhou fa notare che indossa la maglietta da lavoro. «Sono sempre qui da mattina a sera» rimarca. Ha la cittadinanza italiana, come le sue quattro figlie, che di italiano portano anche il nome di battesimo. Una famiglia stabilmente integrata nel tessuto della nostra comunità. .
Il ristoratore Youyi Zhou (foto Lezoli)
Il ristoratore Youyi Zhou (foto Lezoli)
Ma il binomio fra comunità cinese e mondo del commercio non si esaurisce fra bar, ristoranti e tabaccherie: girando per la città il colpo d’occhio cade spesso sui grandi magazzini diventati ormai luoghi abituali di acquisto anche per quei piacentini che cercano qualcosa che altrove è quasi introvabile, ma anche sulle vetrine dei centri massaggi che ammiccano a chi passeggia davanti all’ingresso. E ancora sono parecchi gli estetisti e soprattutto i parrucchieri. Da qualche tempo poi sono comparse anche in centro storico delle piccole attività di sartoria.
Yu Ganlai con la moglie Qiu Lingling (foto Lezoli)
Yu Ganlai con la moglie Qiu Lingling (foto Lezoli)
C’è poi una novità: sta per nascere l’Associazione culturale cinese di Piacenza, che ha l’obiettivo di accogliere buona parte dei circa 100 cristiani evangelici giunti nella nostra provincia dalla Cina. Ne parla Qiu Lingling, che tutti chiamano Linda, fra i promotori della nuova associazione. Ha 33 anni, è in Italia da 15, circa la metà dei quali trascorsi a Piacenza. «L’associazione è cittadina, ma saremo ben contenti di avere con noi anche chi arriva dalla provincia - dice la ragazza - vogliamo ritrovarci insieme e studiare la Bibbia, cantare le canzoni di chiesa, pregare per chi ha bisogno e, nel caso ci sia qualche famiglia che ha bisogno di sostegno, ad esempio che ha difficoltà con la lingua perché in Italia da poco tempo, desideriamo aiutarci l’un l’altro».