Michele Monno: «La ricerca è un atto di responsabilità verso il futuro»

Dove nasce l’innovazione: il laboratorio MUSP di Piacenza compie vent’anni

Matteo Prati
|15 giorni fa
Michele Monno: «La ricerca è un atto di responsabilità verso il futuro»
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Tra anniversari importanti, i 25 anni al Politecnico e i 20 del centro MUSP (Macchine utensili e Sistemi di produzione), e un impegno costante per la ricerca e i giovani, il percorso di Michele Monno è quello di chi ha saputo tenere insieme rigore, passione e radici.È stato il professor pugliese, ordinario di «Tecnologie e sistemi di lavorazione meccanica» al Politecnico di Milano e direttore del laboratorio MUSP, l'ospite del primo appuntamento stagionale di «Lo specchio di Piacenza», il programma di Telelibertà ideato e condotto da Nicoletta Bracchi. Una serata che ha permesso di ripercorrere i tratti salienti della sua carriera accademica e professionale, intrecciati a un legame profondo con il territorio piacentino e con la sua famiglia.
«Negli anni Ottanta - ricorda il docente - con alcuni amici, fondammo una start-up, ci occupavamo di misurare l'efficienza energetica negli impianti industriali».
Poi il trasferimento a Roma, all'IMI, e l'arrivo a Piacenza grazie alla Mandelli Sistemi. «Mandelli era un'azienda straordinaria, il cliente chiedeva soluzioni e noi, dell'ufficio tecnico, trovavamo il modo di adattare il progetto.
Mi ha catturato Piacenza, un viavai di innovazione e di talento diffuso». Da quell'esperienza Monno ha imboccato la strada accademica, grazie ad un concorso come ricercatore, al Politecnico di Milano dove insegna da 35 anni.
«Ho avuto contatto diretto con oltre 15mila studenti. Sono un professore severo, ma molti si ricordano di me, e questo per me è un motivo di orgoglio». Ha anche aggiunto un'osservazione sul mondo del lavoro: «I nostri ingegneri del Politecnico, in particolare quelli meccanici, trovano sempre occupazione. È la forza della formazione tecnica unita alla pratica».
Parallelamente, nel 2005 Monno ha dato vita, con imprese, istituzioni e università, al MUSP di Piacenza: «E' nato come un'idea al servizio delle imprese, puntiamo a incrementare le nostre conoscenze prendendole dalla ricerca industriale. Dall'apertura a oggi ci hanno lavorato oltre settanta ricercatori, e oggi sono venticinque quelli impegnati stabilmente in laboratorio. In questi anni abbiamo portato avanti tra i cinquecento e i seicento progetti, molto diversi tra loro: dai bandi europei alle collaborazioni con imprese locali. Siamo partiti nel 2004 da un bando regionale di 750mila euro e, grazie anche al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, siamo cresciuti fino a raggiungere i due milioni. Ai primi passi di questa avventura c'era anche Massimiliano Mandelli, un amico e un compagno di lavoro prezioso, che purtroppo ci ha lasciato lo scorso anno dopo una lunga malattia».
Alcune innovazioni sviluppate in laboratorio sono già entrate nei processi produttivi: dalle schiume metalliche a nuove tecniche di lavorazione criogenica del titanio.
«La nostra ricerca ha puntato sul raffreddamento criogenico come tecnologia capace di migliorare le prestazioni del taglio e di rendere più efficiente la lavorazione dei materiali più complessi. C'è orgoglio, c'è passione, essere la guida del MUSP significa condividere le decisioni e, a volte, portarne il peso. Tuttavia, vedere i nostri risultati adottati dalle imprese ripaga di ogni fatica. Il freno tirato? Le dimensioni del laboratorio sono ancora un po' limitate, servirebbe una struttura più grande per poter esprimere tutto il nostro potenziale».
Da oltre trent'anni residente a Piacenza, Monno sottolinea il legame con il territorio: «Qui vivo con mia moglie, sono cresciuti i miei due figli, qui si intrecciano tradizione agricola e manifattura di precisione. È un contesto unico, crocevia di saperi e di competenze».
Un pensiero va all'istituzione in cui insegna: «Quando abbiamo aperto qui non ci credevano in tanti ma piano piano si è radicata nel tessuto. Un merito in tutti quelli ce ci lavorano. Il Politecnico di Milano è oggi tra le prime cento università al mondo, un risultato che non era mai stato raggiunto da un ateneo italiano».
Il bambino con la fisarmonica: il lato umano del professor Monno
Nella carrellata di immagini che raccontano la vita del professor Michele Monno, una in particolare cattura l'attenzione: un bambino con una fisarmonica tra le braccia, lo sguardo limpido e un sorriso che sa di felicità semplice. «Non avevamo tantissimo - ricorda - ma ci bastava. I giocattoli erano pochi, eppure eravamo contenti. Quel mondo, fatto di piccole cose, è stato la mia prima scuola di essenzialità».
Dalla Bari della sua infanzia agli anni del liceo, Monno ripercorre un tempo in cui le ambizioni e i sogni seguivano una direzione chiara: «Nella testa mia e dei miei compagni - racconta - c'era un'idea precisa: il lavoro era il traguardo più alto, il modo per realizzarsi. Oggi, invece, le nuove generazioni cercano prima di tutto la qualità della vita». Poi aggiunge con un sorriso: «Mia moglie dice sempre di sorridere di più. E forse ha ragione: nella vita, come nella ricerca, serve anche leggerezza».
Per Monno, grande appassionato di auto d'epoca, il confronto tra epoche diverse è anche una riflessione sul senso del tempo e delle priorità. «Noi abbiamo avuto ottant'anni di pace, una condizione straordinaria che ci ha permesso di costruire. I giovani di oggi vivono un senso più forte di precarietà. La passione per le auto d'epoca? Mi accompagna da sempre: dalla mia Lancia alla Land Rover, fino ai prototipi che presentiamo ogni anno con gli amici del Cpae in occasione di »Cultura e Motori« al Politecnico».
Dietro il rigore dello studioso e del docente, emerge così il volto più umano e riflessivo di un uomo che continua a leggere il presente con curiosità e rispetto, riconoscendo nei cambiamenti non una minaccia, ma una nuova forma di consapevolezza. Tutte le puntate sono disponibili anche on demand sul sito internet di Telelibertà.