Piazzale Marconi, 50 anni di amarcord tra sottopassi, rotonde e dietro-front
La viabilità e i sotto e sovra passaggi pedonali: un manifesto dell’incertezza

Giorgio Lambri
June 13, 2025|12 giorni fa

Accodato a 500 metri di distanza da piazzale Marconi, scopro mio malgrado che sono tornati i semafori (a chiamata) e mi viene in mente che c’erano a metà anni Ottanta, quando sono entrato nella redazione di Libertà. Erano stati installati in quel periodo prima all’entrata e all’uscita della piazza perché il lungo rettilineo da via Primogenita verso viale Sant’Ambrogio stimolava ad un uso disinvolto dell’acceleratore e una notte si era anche verificato un incidente mortale.
All’epoca c’era il sottopassaggio, chiuso dopo l’ennesimo decesso per overdose - erano gli anni traggici dell’eroina killer - e successivamente addirittura “sotterrato”, salvo poi nel corso degli anni riesumarlo e riqualificarlo per poi richiuderlo nuovamente (era diventato un resort del degrado) lasciandolo nell’attuale vergognosa situazione. Ma torniamo ai semafori, anche quelli vennero sradicati a furor di automobilisti per le mostruose code degli orari “caldi” e sostituiti dalle due piccole rotonde con spartitraffico al centro. Nel frattempo si era creata una variante con la tangenzialina Nord con il cavalcavia di via Bixio.
Per proteggere i pedoni (che comunque potevano a loro rischio e pericolo utilizzare il sottopassaggio riaperto…) furono realizzate strisce pedonali in porfido colorato, leggermente rialzate (tipo dosso) nella parte centrale, tra le due rotonde.
Ma gli “utenti” frettolosi (il treno in Italia ritarda, ma non aspetta…) volevano passare sulla parte esterna della piazza, in prossimità degli incroci e per impedirlo furono piazzati new jersey e poi barriere metalliche tra le corsie, regolarmente scavalcati e poi divelti, ripristinati, ri-divelti e ri-ripristinati.
Insomma in 40 anni questo snodo viabilistico e pedonale si è plurimodificato così come l’urbanistica circostante, dapprima con la nascita della madre di tutte le brutture (Borgofaxhall) in luogo dei ruderi e poi con tanti cambiamenti riguardanti le aree verdi e non solo. Quello che è troppo spesso mancato - a prescindere dall’orientamento politico delle amministrazioni- è una logica complessiva dei cambiamenti e cioè un progetto viabilistico che andasse oltre i singoli problemi di piazzale Marconi, dove comunque alla fine, considerata la mia odierna esperienza mattutina, si è cambiato tanto per non cambiare pressoché nulla.