Un albero da oasi del deserto a oasi di città

La palma dai rami portati da Gesù a Gerusalemme ai giardini storici

Dea De Angelis
June 20, 2025|5 giorni fa
Palme e banani in piazza Duomo a Milano qualche anno fa. Cycas o palma nana in vaso nel giardino storico di Villa Anguissola Scotti. Cycas all'ingresso del Museo di Storia Naturale di Londra - © Libertà/Dea De Angelis
Palme e banani in piazza Duomo a Milano qualche anno fa. Cycas o palma nana in vaso nel giardino storico di Villa Anguissola Scotti. Cycas all'ingresso del Museo di Storia Naturale di Londra - © Libertà/Dea De Angelis
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Forse il caldo - sebbene il canto delle cicale, il loro frinire, forte segnale estivo ancora non si senta - forse il solstizio d’estate alle porte, forse i messaggi di posta ricevuti dai lettori. O forse il cambiamento climatico. Per tutti questi elementi, uniti al desiderio di vacanza, questo giovedì la rubrica la dedichiamo alla palma. Sempre più diffusa e non solo nei luoghi d’origine: Asia – chi non conosce l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme dove fu accolto con rami di palma – Africa e il nostro Meridione, la palma “mette radici” sempre più di frequente nei nostri giardini e, in vaso, anche negli attici di città. Com’è noto vive – per sua natura - in zone di climi caldi. Un baldacchino di foglie molto grandi strutturate con una ‘colonna vertebrale’ centrale flessibile che le fa somigliare a enormi piume, favorisce la sua resistenza a eventuali forti venti generati dagli uragani. La vegetazione, si sa, caratterizza il paesaggio dei luoghi e si espande là dove trova le condizioni ambientali giuste. Senza dubbio la palma insieme ad altri alberi sta ridisegnando in parte la tipologia floristica nelle città dove il microclima che si genera è particolare e la favorisce. Un esempio recente arriva da Milano dove in centro città si è scelto – con lo stupore di molti - di mettere a dimora palme e banani. L’aiuola di piazza del Duomo, lo sottolineiamo per chi non familiarizza con la metropoli capitale economica d’Italia, è da sempre una sorta di allestimento temporaneo che ogni tre anni viene sostituito. Presenza abbastanza diffusa anche nei parchi cittadini, le palme furono scelte nel 2017 per riportare in auge una tradizione di fine Ottocento. È un albero che troviamo molto spesso nei giardini storici, anche di Piacenza. Altro che oasi del deserto. Potremmo formulare una sorta di neologismo: oasi di città. Non resiste molto bene solo la palma comune – quella da dattero per intenderci, inserita anche tra alcuni siti del Patrimonio agricolo dalla FAO - anche la “palma nana” o Cycas, originaria del Giappone, grazie al Clima cambiato o al cambiamento climatico che dir si voglia oggigiorno resiste alla nostra latitudine e viene per questo spesso scelta per abbellire i giardini storici di ville e castelli (in fotografia). Pianta antica considerata un “fossile vivente”, per il suo forte messaggio evocativo è in bella vista nello spazio d’ingresso del prestigioso museo di Storia Naturale di Londra.
Lucciola in fase di corteggiamento e la sua piccola luce nel nero della notte
Lucciola in fase di corteggiamento e la sua piccola luce nel nero della notte
LE LUCCIOLE STANNO SCOMPARENDO O FORSE NON LE VEDIAMO? CONSERVIAMO QUAL MAGICO LUCCICHIO NOTTURNO
È tempo di lucciole. Fateci caso quando arriva la notte in questi giorni tra fine primavera e inizio estate nei parchi urbani e nelle nostre colline, i più eleganti manifestanti d’amore del regno animale, le lucciole, “si accendono” con il loro splendido andirivieni. Al pari del fatato profumo emesso dalle femmine delle farfalle notturne, anche la luce delle lucciole significa amore. Le lucciole che osserviamo svolazzare ed illuminare i sottoboschi altro non sono che i maschi innamorati in cerca di una femmina. Le femmine dal canto loro non hanno le ali e al crepuscolo aspettando il loro principe azzurro si posizionano su un filo d’erba ed emettono un debole luccichio intermittente dall’addome. Quando il maschio che svolazza sopra il manto erboso riconosce, grazie al ritmo di intermittenza della luce, una femmina della stessa specie, il gioco è fatto. Dopo alcuni giorni dall’incontro amoroso, ha luogo la deposizione delle uova e il ciclo o il cerchio della vita continua (di stagione in stagione). Ci vuole buio quasi pesto per accorgersi di questo evento naturale magico. Ma non è semplice che accada di trovarcisi immersi. “Elogio del buio” con questo titolo lo scrittore e scienziato Johan Eklof ha pubblicato per Corbaccio, nel 2023 un libro – ne consigliamo la lettura – che vuol essere un invito a riscoprire la bellezza della notte in difesa dei ritmi naturali di tutti gli esseri viventi. Un saggio poetico ed efficace sulle conseguenze nefaste dell’inquinamento luminoso” si legge nella recensione del Corriere della Sera. E sì, perché tocca scriverlo – ahinoi – anche questo piccolo insetto nascosto nel manto erboso sta vivendo un declino disturbato da fattori inquinanti di origine antropica.