Un giro in gondola con Giacomo Casanova, eroe dei fumetti ad honorem

Il suo nome è divenuto sinonimo di chi sa ammaliare gentildonne e popolane, ma anche i lettori d'entrambi i sessi

Redazione
|26 giorni fa
L'acquerello di Hugo Pratt in copertina della raccolta di fumetti d'autore su Casanova, pubblicata nel 1980 da L'Isola Trovata- © Libertà/Alessandro Sisti
L'acquerello di Hugo Pratt in copertina della raccolta di fumetti d'autore su Casanova, pubblicata nel 1980 da L'Isola Trovata- © Libertà/Alessandro Sisti
3 MIN DI LETTURA
Come si crea un protagonista? Le ricette non mancano, ci si può sedere a fissare il soffitto e attendere l’ispirazione (è la ben nota tecnica “aspetta e spera”), o all’estremo opposto seguire le regole della scrittura, che fra l’altro ammonisce di non esagerare nel dotare all’ingrosso il nostro eroe di tutte le migliori qualità, altrimenti risulterà poco credibile agli occhi dello smaliziato pubblico contemporaneo. Se però volessimo ugualmente un personaggio elegante, brillante, avventuroso, cialtrone quanto basta e – già che ci siamo – irresistibile per le signore, possiamo prenderlo dalla realtà, che non si fa scrupoli d’apparire meno realistica. Uno come Giacomo Casanova, per esempio, che se fosse ancora in circolazione, in aprile avrebbe festeggiato il trecentesimo compleanno. Per questo Venezia gli ha intitolato il Carnevale 2025 e la Festa del Redentore, che illumina la laguna dal 1577… nonché una mostra di Luca Raimondo, allestita da Venezia Comics.
Una delle illustrazioni realizzate da Luca Raimondo per la mostra veneziana "Casanova 300 - 12 donne, 12 amori"
Una delle illustrazioni realizzate da Luca Raimondo per la mostra veneziana "Casanova 300 - 12 donne, 12 amori"
Sì, perché da un pezzo i fumetti hanno arruolato fra le proprie file il seduttore per antonomasia e Raimondo, apprezzato dai lettori come disegnatore di Dylan Dog oltreché autore d’una raccolta di tarocchi di Casanova, per la manifestazione veneziana gli ha dedicato una serie di preziose illustrazioni. Qualche anno fa lo fece Milo Manara, forte della collaborazione con Federico Fellini il cui film su Casanova risale al 1976, né mancano le storie a firma di molti grandi del fumetto, da Cinzia Ghigliano a Lorenzo Mattotti o Dino Battaglia. Per citarne solamente alcune, perché tante ce ne sarebbero fra quante vedono al centro della scena l’avventuriero, letterato e agente segreto – così lo etichetta Wikipedia – e quelle in cui un suo semplice cameo basta a evocare un’intera epoca, com’è nell’opera di Valerio Held, di cui potete leggere nell’altro articolo di questa puntata dell’Officina. Ciascuno ha interpretato la figura di Casanova secondo il proprio straordinario gusto artistico, ma quelle che da sceneggiatore preferisco hanno adottato speciali soluzioni narrative e di regia.
Il sofisticato Casanova di Crepax, caratterizzato da un'elaborata regia
Il sofisticato Casanova di Crepax, caratterizzato da un'elaborata regia
Nel suo Casanova Guido Crepax, creatore di “Valentina”, scompone la sequenza delle scene per comunicare più di quanto direbbe una visione d’insieme. In una tavola dove Casanova conversa con due dame, quella che poteva essere una singola inquadratura (un paio al massimo) si frammenta in un mezzobusto centrale dominato dal protagonista, che conduce il gioco amoroso, e poi in una serie di vignette di particolari delle bocche, per esaltarne la sensualità. Il tempo che s’impiega per scorrere da una all’altra dilata quello del racconto, stratagemma valido anche in una ripresa cinematografica, dove tuttavia le dimensioni dello schermo resterebbero uguali. Invece quelle delle vignette cambiano da grandi a piccole, sottolineando peso e valore di ciò che contengono. Altrettanto innovativa e unica è l’invenzione registica di Francesco Tullio Altan per il suo Casanova, cinico e annoiato in una Venezia dalle acque nere. Qui, sotto a ogni striscia, Altan commenta quanto vi accade con una voce narrante esterna che si rivolge direttamente al lettore, in quella modalità che i critici definiscono extradiegetica e che, tecnicismi a parte, in genere nessuno usa. Tavole simili sono di per sé lezioni sulle possibilità che fra i media solo la sceneggiatura del fumetto può offrire e rendono visibili linguaggi non meno studiati e raffinati di quelli del cinema. Anche grazie all’ispirazione fornita da un personaggio come Giacomo Casanova.
ALESSANDRO SISTI
Per il suo cinico Casanova, Altan adotta innovative modalità narrative
Per il suo cinico Casanova, Altan adotta innovative modalità narrative
SULLA LAGUNA, UN CAFFE' LUNGO... TRE SECOLI
Casanova, certo, ma non solo: ai tavolini di marmo del caffè Florian si sono seduti Vivaldi e lord Byron, Foscolo, D’Annunzio o Hemingway e le sue sale sono state lo scenario di film che vanno da “Tempo d’estate” (1955)
, con Audrey Hepburn e Rossano Brazzi, a “Il talento di Mr. Ripley” (1999), interpretato da Gwyneth Paltrow, Matt Damon e Jude Law. Soprattutto però lo storico locale veneziano è diventato il personaggio principale di un albo a fumetti.
Non cercatelo nelle edicole o in fumetteria, poiché si tratta di una pubblicazione al di fuori di quei circuiti, nata quando il Florian – inaugurato nel 1720 da Floriano Francesconi, dal quale ha preso il nome – ha scelto di celebrare i suoi tre secoli di vita chiedendo di raccontarli al fumettista veneziano Valerio Held. L’originalità dell’idea si è travasata nella sua realizzazione, perché di solito il fumetto si produce a cominciare da una sceneggiatura che ne definisce la parte visiva, la regia e i dialoghi, sulla quale chi disegna si basa per visualizzare le vignette. In questo caso invece Held, grazie a una quarantennale esperienza come artista Disney, ha accantonato la necessità d’un copione di partenza, per sviluppare di getto la trama generale e la sua messa in scena.
A metà del Settecento, una coppia ai tavolini del Florian nell'illustrazione creata da Valerio Held
A metà del Settecento, una coppia ai tavolini del Florian nell'illustrazione creata da Valerio Held
I testi sono poi toccati allo sceneggiatore torinese Giorgio Figus, lui pure con trascorsi disneyani e non solo, comprendenti una graphic novel commissionata dall’Alfa Romeo per i sessant’anni dell’indimenticata Giulietta. Chi, considerati i precedenti dei due autori, s’aspettasse allora di vedere Topi & Paperi sorseggiare l’espresso in piazza San Marco, avrebbe tuttavia capito male. L’avventura secolare di “Florian 300” è narrata per immagini dall’elaborato realismo modellato con i grigi della mezzatinta e, insieme alla storia del caffè Florian, attraversa quella della Repubblica Serenissima e dell’Italia risorgimentale, senza retorica e nei toni adeguati a un ambiente dove fin dal Settecento i veneziani e il mondo s’incontrano. Magari per discutere d’affari o di patriottismo, ma innanzitutto a bere un caffè o a dedicarsi alla pura contemplazione. Come quell’anziano gentiluomo, che interrogato su cosa facesse seduto da ore al dehor del locale, si dice abbia risposto (in veneziano) “fasso tardi”. Una bella storia dal protagonista inconsueto, questa del Florian, che per di più a mio avviso ha il merito di dimostrare come il fumetto sia un mezzo di comunicazione capace di parlare di qualunque argomento, sempre nel modo più coinvolgente.
ALESSANDRO SISTI
Un'illustrazione di Held per "Florian 300", il fumetto dedicato ai tre secoli del caffè veneziano
Un'illustrazione di Held per "Florian 300", il fumetto dedicato ai tre secoli del caffè veneziano