Trasferta di Piacenza a Cuneo per abbattere i luoghi comuni

Tarasconi, Reggi e Ferrari sono stati ospiti nel capoluogo piemontese per parlare della città, fra salumi dop, geografia e bugia nén

Filippo Lezoli
|9 giorni fa
Roberto Reggi, Katia Tarasconi, Patrizia Manassero, Cristina Ferrari e Gian Luca Rocco durante l’incontro a Cuneo
Roberto Reggi, Katia Tarasconi, Patrizia Manassero, Cristina Ferrari e Gian Luca Rocco durante l’incontro a Cuneo
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Giuseppe Verdi di Parma, come la coppa d’altronde, e Piacenza che fa un salto al di là del Po diventando lombarda, ma sarà stata sicuramente tutta colpa del sindaco, forse un espediente per fare accadere qualcosa in una città, la nostra, in cui non succede mai nulla, come normale che sia per chi è schivo e abituato al basso profilo come lo sono i piacentini.  
Parole parole parole intonerebbe la celebre cantante, certo è che sfatarne qualcuna può fare bene alla salute, benché in alcuni casi, scavando più a fondo, si scopre che in alcune di quelle parole potrebbe abitare un seme di verità. Ergo: anche i luoghi comuni sono da maneggiare con cura, tanto più quando riguardano intere città e migliaia di cittadini. Così la città di Cuneo, a quelle “frasi fatte” che nascondono retropensieri e opinioni condivise, ha dedicato un festival giunto alla settima edizione: il “Festival dei luoghi comuni”, organizzato dall’associazione “Cuadri” con il sostegno in primis della Fondazione CRC.  
E Piacenza è stata invitata come città di provincia, dove il luogo comune, è risaputo, trova terreno fertile fra modi di dire e dicerie popolari che a furia di ripeterli ci si finisce per credere. A spostarsi in terra piemontese sono stati la sindaca Katia Tarasconi, con Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, e Cristina Ferrari, direttrice artistica di Fondazione Teatri, accolti dalla prima cittadina di Cuneo, Patrizia Manassero, in un dialogo che ai sorrisi ha alternato momenti più seri, orchestrato nel Salone d’Onore del Comune di Cuneo da Gian Luca Rocco, direttore del Gruppo Libertà. 
Un po’ di geografia Il primo dubbio da sciogliere, come spesso accade, è geografico. «Innanzitutto Piacenza è in Emilia-Romagna e non in Lombardia, come capita di ascoltare dagli ospiti di alcuni incontri che organizziamo in città» dice subito Katia Tarasconi, anche se i presenti in platea fanno sfoggio di saperlo bene e non essere mai caduti nello scivolone. «Si saranno preparati?» accenna qualcuno. Ma è subito il tempo dei luoghi comuni a cui la prima cittadina deve far fronte. Il primo, particolarmente avvertito da Tarasconi, risponde alla frase: «La colpa è del sindaco». «Però - precisa lei - chi amministra la città non può tutto. Ci sono diverse cose sulle quali io non posso intervenire. La sicurezza è una di queste». Aggiunge poi un altro luogo comune a stretto giro di posta: «A Piacenza non succede mai nulla». Due cose che probabilmente si sentirebbe dire qualsiasi altro sindaco di una città di provincia. «Fra le nostre città ci sono luoghi comuni simili» ammette infatti la collega Patrizia Manassero, che d’altronde sottolinea come il primo tabù da sfatare per i cuneesi è la loro fama di “bogianen”, intesa erroneamente come colpevole inerzia nel rendere la loro città dormiente, quando il termine significa invece “non ti muovere” (bugia nén), ovvero la tenacia dimostrata dalle truppe sabaude nella battaglia dell’Assietta del 1747. Come evitare allora questi cortocircuiti? «Credo che ci sia un tema culturale, anche di amore e difesa del bellezze delle proprie terre e della propria città» dice Tarasconi. 
Ma è stata anche l’occasione per parlare di cultura. «Conta più il percorso che l’obiettivo in sé; darsi un traguardo ambizioso aiuta la comunità a crescere e a definire meglio la sua vocazione futura». Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, usa queste parole in merito alla candidatura di Piacenza per diventare Capitale Europea della Cultura nel 2033. Ma a scanso di equivoci, si apre in un sorriso e dice ai presenti: «È comunque chiaro: vinceremo». È anche un modo per sfatare il luogo comune che “a Piacenza non succede mai niente”. Par fare accadere qualcosa serve allora agire insieme. Sull’unione di intenti come volàno per la nostra città interviene Cristina Ferrari, direttrice artistica di Fondazione Teatri. Quando Gian Luca Rocco le chiede «come fare entrare il nostro territorio nei radar nazionali», Ferrari risponde che «sarebbe opportuno un tavolo di regìa». «Non conta il fatto che la città sia piccola - spiega - servono progetti importanti da portare avanti e far crescere. Ad esempio, il nostro è un teatro di tradizione che fa molto al di là della stagione lirica e concertistica di balletto».