Con il Jomo Festival, Piacenza riscopre la gioia di "perdersi"
Alla Cooperativa Infrangibile arte, cinema e salute mentale hanno intrecciato relazioni che danno forza e voce ai giovani

Marcello Tassi
|21 giorni fa

Un incontro ospitato dal festival
C’è chi ha portato a casa immagini, chi nuove domande, chi semplicemente la sensazione di essere parte di qualcosa di più grande. La seconda edizione del Jomo Festival, andata in scena alla Cooperativa Popolare Infrangibile, ha lasciato proprio questo: il ricordo di un’esperienza collettiva che ha intrecciato arte, cinema, riflessioni e natura, per raccontare la possibilità di fermarsi e ritrovare senso, insieme. Non a caso, Jomo nasce dalla Joy of Missing Out, la gioia di perdersi qualcosa, contrapposta alla frenesia della Fomo: un invito a spegnere il rumore e riconnettersi al presente.
Curato dalla studentessa universitaria Marta Bonatti e realizzato dall’associazione La Cura del Bosco grazie al bando Youthbank della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il festival ha messo al centro la comunità come antidoto all’incertezza del nostro tempo. Giovani artisti e artiste hanno trovato lo spazio per esporre per la prima volta opere di pittura, fotografia e fumetto, raccontando fragilità e desideri. La sezione cinematografica è stata affidata al regista Lorenzo Melegari, che ha presentato “Rompere gli argini” e “Dentro il collettivo”. Il primo documentario ricostruisce la stagione di cambiamento che portò alla chiusura del manicomio di Colorno, restituendo dignità e libertà a chi fino ad allora era stato relegato ai margini. Dentro il collettivo racconta invece sette anni di vita dell’Art Lab Occupato di Parma, spazio rigenerato da studenti e attivisti che lo trasformarono in centro pulsante di attività sociali, culturali e politiche, tra corsi di italiano per migranti, ciclofficine e iniziative di protesta ambientale. Le pellicole di Melegari hanno restituito la forza di chi, in contesti diversi e a decenni di distanza, ha avuto il coraggio di immaginare e praticare alternative concrete all’emarginazione. Un passaggio di grande intensità è stato quello delle interviste di “Radio Shock”, realizzate dai pazienti del Dipartimento di Salute Mentale di Piacenza. Il dialogo con lo stesso Melegari ha dimostrato come la comunicazione possa diventare terapia e strumento di inclusione, abbattendo stigmi e distanze.
Non meno importante il confronto su temi sociali. L’incontro dedicato al femminicidio e alla narrazione mediatica ha messo in luce i rischi di un linguaggio che spesso banalizza o riduce la violenza a episodi isolati, quando invece «il problema è politico e collettivo». Accanto ai dibattiti, Jomo ha aperto spazi di benessere con il forest bathing nei boschi della provincia – passeggiate contemplative per riscoprire il legame con la natura – e con lo sportello psicologico gratuito rivolto ai giovani. La rassegna si è chiusa con “Fuori Fuoco”, una selezione di cortometraggi provenienti dagli archivi del Concorto Film Festival.
Ancora una volta la Cooperativa Infrangibile ha confermato la sua vocazione a luogo di cultura, già capace negli anni di ospitare figure come Barbero, Zerocalcare e Pievani. Jomo, con la sua trama di voci e relazioni, ha rilanciato un messaggio chiaro: nelle fragilità contemporanee la forza si trova insieme, nella rete di persone che scelgono di fermarsi, ascoltarsi e condividere.