Amir riabbraccia la famiglia: «A Teheran guerra evitabile»

Il ricercatore è riuscito a tornare in aereo a Piacenza dalla moglie e dal figlio: «Non dormo da 40 ore»

Pier Paolo Tassi
June 22, 2025|3 giorni fa
Amir Farokhniaee con la moglie Elena Castellari ieri alla stazione
Amir Farokhniaee con la moglie Elena Castellari ieri alla stazione
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Il boato che alle tre di mattina della notte del 13 giugno ha fatto tremare i vetri di casa aveva un che di famigliare. Amir Farokhniaee, ricercatore di neuroscienze computazionali, quando si è svegliato di soprassalto nel cuore della notte non ha avuto dubbi.
Era lo stesso rumore sinistro che aveva sentito la prima volta quando aveva solo tre anni. Allora, nel 1988, era quello delle bombe dell'Iraq di Saddam Hussein, lanciate sulla capitale iraniana, Teheran. Questa volta, il sibilo di un missile israeliano. A cui ne sarebbero seguiti molti altri, per tutta la settimana.
«Un attacco a sorpresa che nessuno – dice - poteva immaginare, dal momento che erano ancora aperti i tavoli negoziali».
Eppure da lì è iniziata un'epopea conclusasi solo ieri dopo otto giorni di interminabile attesa. Con l'abbraccio in stazione, a Piacenza, alla moglie Elena Castellari e al figlio di quattro anni. Un lieto fine. «Sono stanco, non dormo da 40 ore - ha riferito ai cronisti all'arrivo -. Molto felice, ma al contempo scioccato; mi servirà di certo qualche settimana per riprendermi».
Amir, che a Teheran era andato a trovare il papà, la mamma e la sorella, è riuscito a tornare in Italia grazie anche all'intenso lavoro dell'ambasciata italiana in Iran che ha organizzato convogli per raggiungere la frontiera e lasciare il Paese. Il bus su cui ha viaggiato ospitava assieme a lui altre 28 persone.