Piazza gremita per Pablo Trincia a Podenzano
Davanti a 500 spettatori il giornalista ha dialogato con il direttore di Libertà Gian Luca Rocco nell'ambito del Val Nure e Chero Festival
Elisa Pagani
July 3, 2025|41 giorni fa

Gian Luca Rocco, direttore del Gruppo Libertà, e il giornalista Pablo Trincia durante l'incontro
Una conversazione sviluppata su più piani: il giornalismo d’inchiesta, l’attualità, la bellezza nascosta in tempi difficili.
Pablo Trincia, una delle voci più note della scena podcast italiana, ha portato questo sul palco del Val Nure e Chero Festival "Schegge di Storia" organizzato dalla cooperativa Fedro, nel suo dialogo con il direttore del Gruppo Libertà Gian Luca Rocco.
Pablo Trincia, una delle voci più note della scena podcast italiana, ha portato questo sul palco del Val Nure e Chero Festival "Schegge di Storia" organizzato dalla cooperativa Fedro, nel suo dialogo con il direttore del Gruppo Libertà Gian Luca Rocco.
A ospitare l'appuntamento di mercoledì 2 luglio è Podenzano ». In più di cinquecento affollano piazza Ghisoni, forse anche per attribuire un volto a quella voce inconfondibile che ripercorre casi di cronaca nera italiana (o meglio, spesso di malagiustizia italiana) dando la parola a chi l’ha vissuta sulla sua pelle, oppure ai suoi cari, in cerca di un megafono per fare conoscere la persona, prima ancora della vittima.
Qualcuno di loro è presente in platea e ne approfitta per ringraziare Trincia per il suo lavoro, che richiede un’attività di ricerca minuziosa. Un mestiere, quello di giornalista d'inchiesta, che non era nemmeno nei suoi piani: nato in Germania papà italiano e mamma iraniana, è cresciuto a Milano e ma ha studiato a Londra, dove si è laureato in Lingue e letterature africane. «Sono tornato in Italia per ragioni sentimentali, ma l’idea era quella di ripartire subito - racconta - volevo lavorare in qualche organizzazione non governativa, in giro per il mondo. L’incontro con il giornalismo è capitato per caso: ho trovato subito lavoro nell’ambito redazionale, anche se non era la mia prima scelta. Potremmo dire che sono capitato nel luogo giusto nel momento giusto, poi mi sono giocato bene le mie carte». E infatti si innamora del raccontare storie, firmando articoli per quotidiani nazionali e inchieste televisive di spicco. Poi conosce i podcast: un mezzo nuovo, la libertà di spazi sogno di ogni giornalista, una sfida accattivante. È così che nel 2017 registra la sua prima audio-inchiesta, «Veleno», sul caso dei “diavoli” della bassa modenese. «Quella storia ha impattato molto su di me - rivela Trincia al pubblico - intervistavo famiglie che si erano ritrovate separate dai figli, poi tornavo a casa dai miei bambini: è stato molto difficile. Se tutte le storie ti lasciano una ferita, però, ti lasciano anche un insegnamento. È come attraversare un campo di battaglia: ne esci provato, intristito, ma anche arricchito perché hai imparato qualcosa di più sulla società, gli esseri umani, la giustizia. Mi ha aiutato anche cercare la bellezza intorno a me, ricordando che non c'è solo il male».
Qualcuno di loro è presente in platea e ne approfitta per ringraziare Trincia per il suo lavoro, che richiede un’attività di ricerca minuziosa. Un mestiere, quello di giornalista d'inchiesta, che non era nemmeno nei suoi piani: nato in Germania papà italiano e mamma iraniana, è cresciuto a Milano e ma ha studiato a Londra, dove si è laureato in Lingue e letterature africane. «Sono tornato in Italia per ragioni sentimentali, ma l’idea era quella di ripartire subito - racconta - volevo lavorare in qualche organizzazione non governativa, in giro per il mondo. L’incontro con il giornalismo è capitato per caso: ho trovato subito lavoro nell’ambito redazionale, anche se non era la mia prima scelta. Potremmo dire che sono capitato nel luogo giusto nel momento giusto, poi mi sono giocato bene le mie carte». E infatti si innamora del raccontare storie, firmando articoli per quotidiani nazionali e inchieste televisive di spicco. Poi conosce i podcast: un mezzo nuovo, la libertà di spazi sogno di ogni giornalista, una sfida accattivante. È così che nel 2017 registra la sua prima audio-inchiesta, «Veleno», sul caso dei “diavoli” della bassa modenese. «Quella storia ha impattato molto su di me - rivela Trincia al pubblico - intervistavo famiglie che si erano ritrovate separate dai figli, poi tornavo a casa dai miei bambini: è stato molto difficile. Se tutte le storie ti lasciano una ferita, però, ti lasciano anche un insegnamento. È come attraversare un campo di battaglia: ne esci provato, intristito, ma anche arricchito perché hai imparato qualcosa di più sulla società, gli esseri umani, la giustizia. Mi ha aiutato anche cercare la bellezza intorno a me, ricordando che non c'è solo il male».
Anche se Pablo Trincia ha scelto l’Italia, il suo sguardo rimane anche sulle vicende internazionali, che lui sente più vicine che mai: «I miei nonni materni facevano attivismo politico in Iran, e l’hanno pagata cara - spiega - hanno portato avanti idee molto lontane da quelle del regime islamico: idee di democrazia, di pace, di condivisione, di grande apertura. Per questo, mio nonno è stato imprigionato nel carcere di Evin, lo stesso in cui era detenuta Cecilia Sala. Lì si è ammalato, ed è stato liberato solo quando ormai per lui non c’era più nulla da fare». Trincia usa i suoi social media anche per denunciare la grave situazione in cui versa la popolazione a Gaza: «Pubblicare e ripostare contenuti contro il genocidio smuove sempre più persone, e le nuove generazioni sono superlative in questo. Ora mi aggrappo al cessate il fuoco». Un autore poliedrico in grado di portare gli ascoltatori dentro la storia che narra, come dimostrato anche dalla conversazione instaurata con pubblico interessato a capire l'Italia (e il mondo) di ieri e di oggi.

L'amministrazione comunale, che ha collaborato all'iniziativa sostenuta anche dalla Fondazione Piacenza e Vigevano (rappresentata durante la serata da Luigi Salice), non nasconde la sua soddisfazione: «Questi eventi sono un'occasione preziosa per interfacciarsi con punti di vista differenti e imparare qualcosa di nuovo - dichiara il sindaco di Podenzano Riccardo Sparzagni dal palco, condiviso con l'assessore alla cultura Renato Lavezzi - ringrazio la mia squadra di assessori e gli operatori comunali, che hanno reso possibile tutto questo. L'apprezzamento per il nostro lavoro è dimostrato anche dal gran numero di spettatori presenti stasera»

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