Ordine pubblico, la Prefettura studia le "zone rosse"
Nell'ultimo incontro presieduto dal prefetto Paolo Ponta si è stabilito di valutare le aree della città maggiormente soggette a forme di degrado e pericolo

Federico Frighi
July 23, 2025|20 giorni fa

Un'immagine dei soccorsi intervenuti dopo la maxi rissa notturna in via IV Novembre di alcune settimane fa
Quartieri e vie della città interdetti a particolari soggetti che potrebbero con la loro presenza creare situazioni pericolose per l’ordine pubblico. Sono le così dette “zone rosse”, previste dall’articolo 2 del Tulps, il Testo unico di pubblica sicurezza. Dopo la visita piacentina del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ieri mattina è stato posto il primo tassello per l’istituzione delle “zone rosse” anche a Piacenza. A chiederne lo studio è stato il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Paolo Ponta. L’ultima riunione del comitato piacentino per il rappresentante del Governo che a breve lascerà Piacenza per Lecco, sua nuova destinazione.
D’intesa con l’amministrazione comunale e i vertici delle forze dell’ordine - come fa sapere una nota della prefettura - nell’incontro di ieri mattina è stato stabilito di “rinnovare la valutazione, già effettuata nel mese di febbraio, avviando uno studio finalizzato ad individuare le aree maggiormente soggette a forme di degrado e pericolo per l’ordinato vivere civile, di gravità tale da giustificare, l’eventuale preventiva adozione da parte del Prefetto di un’ordinanza ex art. 2 Tulps per un’attenzione più mirata in dette aree”.
Il prefetto ha disposto altresì, alla presenza anche del comandante provinciale dei Vigili del Fuoco e del comandante della Sezione di Polizia Stradale, la prosecuzione dei controlli congiunti, coordinati dal questore, da parte delle Forze dell’Ordine,Vigili del Fuoco, Ausl e Ispettorato del Lavoro, nell’ambito delle rispettive competenze, nei confronti delle attività commerciali al fine di prevenire e reprimere eventuali forme di abusivismo, inteso anche come organizzazione di eventi di intrattenimento pubblico in assenza dei requisiti previsti dalla legge, che determina una concorrenza sleale nei confronti degli esercenti in regola ed espone gli avventori a rischi per la propria incolumità.