Il mondo della musica e del teatro in lutto: addio al musicologo Francesco Bussi

Dalla cattedra al Nicolini alle critiche d'opera su "Libertà" fino ai saggi seminali su Brahms e ai suoi studi conservati nelle biblioteche di tutto il mondo

Eleonora Bagarotti
Eleonora Bagarotti
|1 giorno fa
Francesco Bussi durante una conferenza sulla Trilogia popolare verdiana nel 2012 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano
Francesco Bussi durante una conferenza sulla Trilogia popolare verdiana nel 2012 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano
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Uno di quegli articoli che non si vorrebbe mai scrivere. Si è spento, quasi centenario, il professor Francesco Bussi, stimatissimo musicologo e per oltre 50 anni critico teatrale di “Libertà”. Fu anche esimio professore di Storia della Musica al Conservatorio Nicolini di Piacenza e chi scrive ha fatto parte della sua schiera di allievi negli anni in cui, prima della riforma, in Conservatorio si imparavano tante cose: la pratica, la teoria e la storia musicale ma anche il rigore che poi, nella vita, serve ovunque e sempre.
Quest’ultimo, così come un’immensa conoscenza e passione, Bussi sapeva trasmetterlo ai suoi studenti anche attraverso ascolti guidati (oggi si dice Ear Training, all’epoca lui lo faceva già). Esisteva un libro di testo, ma credo non sia mai stato usato. Si prendevano appunti e, soprattutto, si rimaneva a bocca aperta mentre il professore spiegava in modo chiaro e forbito. E per forbito, non s’intende il linguaggio che usano certi critici oggi, in bilico tra il «se non capite ciò che scrivo, automaticamente risulto superiore» e il messaggio subliminale «il vero personaggio sono io, Verdi è un tramite per il mio luccichìo».
A bocca aperta rimanevano anche i lettori, addetti ai lavori e appassionati, quando dopo una prima teatrale si correva subito a sfogliare “Libertà” per vedere «cosa avrà scritto stavolta Bussi?». Poi, tutti soddisfatti all’unanimità perché nelle sue critiche, il professore diceva sempre, con eleganza ma con chiarezza, la verità, usando parole che tutti avrebbero voluto esprimere, con una punta di raffinata ironia che sarebbe piaciuta a Oscar Wilde.
Magda Olivero con il professor Francesco Bussi nel 2000 agli Amici della Lirica di Piacenza per la Festa dei 90 anni del grande soprano lirico
Magda Olivero con il professor Francesco Bussi nel 2000 agli Amici della Lirica di Piacenza per la Festa dei 90 anni del grande soprano lirico
Il professor Bussi - forse anche con altri ex allievi - aveva mantenuto l’affettuosa abitudine di chiamarmi ogni tanto e ci si confrontava anche sulla critica musicale d’oggi, dal Corriere della Sera al New York Times. Immeritatamente, ogni tanto mi diceva, dandomi del lei: «Bagarotti, lei scriva di Rock come se scrivesse di Mozart. Però non chiuda mai l’arpa in cantina». E si era mostrato soddisfatto quando gli dissi che, a 50 anni, mi ero presa un master al Boito di Parma.
Negli ultimi tempi, l’instancabile professore stava lavorando a un’importante traduzione e talvolta ci inviava, tramite il figlio Gianandrea, altri contributi preziosi. Tra questi, nel marzo scorso, il ricordo di un suo incontro con Maria Callas, che naturalmente vide in molte opere alla Scala. Ma il suo curriculum di spettacoli e conoscenze personali era vastissimo - ricordiamo, in particolare, quella con la sublime Magda Olivero e quello folgorante quando, giovanissimo, avvicinò il pianista Arturo Benedetti Michelangeli.
La bibliografia di Francesco Bussi è imperiosa. Citiamo, per dovere di sintesi, i saggi seminali su Johannes Brahms, conservati nelle biblioteche di tutto il mondo e oggetto di studio recentemente anche negli Stati Uniti. Ma il professore contribuì a rilanciare anche musicisti considerati “minori”, ad esempio Francesco Cavalli, compositore del XVII secolo. Il musicologo piacentino spicca inoltre nei siti ufficiali di importanti istituzioni.
La presentazione del libro di Francesco Bussi, secondo da destra accanto alla direttrice di Fondazione Teatro di Piacenza Cristina Ferrari, nel 2018 con il critico Landini e il grande baritono Leo Nucci nel foyer del Teatro Municipale
La presentazione del libro di Francesco Bussi, secondo da destra accanto alla direttrice di Fondazione Teatro di Piacenza Cristina Ferrari, nel 2018 con il critico Landini e il grande baritono Leo Nucci nel foyer del Teatro Municipale
Nel 2018, lo studioso aveva raccolto i suoi articoli in un volume arricchito da foto d’epoca con i cantanti più celebri. Il libro, suggeritogli dal critico Giancarlo Landini, fu fortemente voluto da Giorgio Milani, che ne aveva seguito la realizzazione per la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Era stato presentato nel foyer del Municipale, che era un po’ una seconda casa per Bussi. Si rendeva sempre disponibile a partecipare agli eventi di associazioni come gli Amici della Lirica e l’allora Tampa Lirica. Anzi, sin dalla loro fondazione, insieme a figure intellettuali come Glauco Cataldo ed Erulo Eruli, ne era diventato, e ne rimase per lungo tempo, colonna portante.
In un’intervista che gli fece Gian Carlo Andreoli, uomo di teatro e compianto collaboratore di “Libertà”, Bussì ricordò i suoi studi di composizione con Giulio Cesare Paribeni e l’inizio della collaborazione con “Libertà”: «Fu Gennari, il critico in carica, a presentarmi come successore al direttore di allora, Ernesto Prati. Quando ancora tutto si faceva su carta e dopo lo spettacolo bisognava subito battere tutto a macchina. A notte inoltrata il fattorino detto “Bolide” veniva a ritirare lo scritto per i linotipisti che lo passano in piombo». Bei tempi...