Lush: fra profumo e sostenibilità
Fragranze intense e un radicato rispetto dell'etica sono le caratteristiche del brand inglese
Francesca Pelucchi
May 26, 2025|30 giorni fa

La preparazione dei prodotti Lush © Libertà/Francesca Pelucchi
Ormai i suoi negozi, diffusi in tutto il mondo, lo sono anche nella maggioranza delle città italiane e si riconoscono per il meraviglioso profumo che diffondono dove sono ubicati. Ma dietro il look fresco e sbarazzino che contraddistingue il marchio si nascondono, ma nemmeno troppo, solidissimi valori di sostenibilità e rispetto per la pelle e il pianeta.
Lush nasce nel 1995 a Poole, nel Regno Unito, dall’idea di sei co-fondatori e amici: Mo Constantine, suo marito Mark Constantine, Rowena Bird, Helen Ambrosen, Liz Bennett e Paul Greeves. L’azienda è sorta dalle ceneri di una precedente attività, la Cosmetics To Go, che fallì in seguito a un’inondazione proprio all’apice del suo successo. Il team, allora, ha dato vita, a questa nuova avventura. Da quando è nata l’azienda che si fonda su valori di sostenibilità, e lo si capisce fin dall’assetto societario, visto che è posseduta per il 10% dai suoi dipendenti, sta portando avanti una vera e propria rivoluzione nel settore cosmetico. L’obiettivo, infatti, e anche il loro claim, è “vogliamo lasciare il mondo più Lush di come lo abbiamo trovato”, “Leave The world Lusher Than We Found It”. Questo impegno, che parte dall’assoluta efficacia dei prodotti che propone, si traduce poi in una serie di iniziative concrete che abbracciano sostenibilità, etica e innovazione. «Non ci è mai piaciuto definirci come una azienda etica - spiegano i fondatori -. Pensiamo si riferisca a un concetto assai complicato e ci dà l’idea che venga utilizzato per descrivere quelle aziende impegnate a non danneggiare, con le loro pratiche commerciali, né le persone né il pianeta. Ovviamente un approccio del genere non dovrebbe essere definito “etico”, ma più semplicemente “ordinaria amministrazione”. Tutte le aziende dovrebbero essere etiche, così come ogni commercio dovrebbe essere equo. Le singole imprese non dovrebbero spiccare solo perché non procurano danni o non hanno regole commerciali inique. Nessun’azienda dovrebbe trarre profitto da posizioni non etiche, e la società a sua volta ha il pieno diritto di aspettarsi norme in materia di equità e una corretta gestione delle risorse di cui le aziende si riforniscono».
Lush nasce nel 1995 a Poole, nel Regno Unito, dall’idea di sei co-fondatori e amici: Mo Constantine, suo marito Mark Constantine, Rowena Bird, Helen Ambrosen, Liz Bennett e Paul Greeves. L’azienda è sorta dalle ceneri di una precedente attività, la Cosmetics To Go, che fallì in seguito a un’inondazione proprio all’apice del suo successo. Il team, allora, ha dato vita, a questa nuova avventura. Da quando è nata l’azienda che si fonda su valori di sostenibilità, e lo si capisce fin dall’assetto societario, visto che è posseduta per il 10% dai suoi dipendenti, sta portando avanti una vera e propria rivoluzione nel settore cosmetico. L’obiettivo, infatti, e anche il loro claim, è “vogliamo lasciare il mondo più Lush di come lo abbiamo trovato”, “Leave The world Lusher Than We Found It”. Questo impegno, che parte dall’assoluta efficacia dei prodotti che propone, si traduce poi in una serie di iniziative concrete che abbracciano sostenibilità, etica e innovazione. «Non ci è mai piaciuto definirci come una azienda etica - spiegano i fondatori -. Pensiamo si riferisca a un concetto assai complicato e ci dà l’idea che venga utilizzato per descrivere quelle aziende impegnate a non danneggiare, con le loro pratiche commerciali, né le persone né il pianeta. Ovviamente un approccio del genere non dovrebbe essere definito “etico”, ma più semplicemente “ordinaria amministrazione”. Tutte le aziende dovrebbero essere etiche, così come ogni commercio dovrebbe essere equo. Le singole imprese non dovrebbero spiccare solo perché non procurano danni o non hanno regole commerciali inique. Nessun’azienda dovrebbe trarre profitto da posizioni non etiche, e la società a sua volta ha il pieno diritto di aspettarsi norme in materia di equità e una corretta gestione delle risorse di cui le aziende si riforniscono».
Prodotti nudi e packaging circolare
Lush è pioniera nella creazione di cosmetici “nudi”, ovvero privi di imballaggio, come shampoo solidi, gel doccia solidi, bombe da doccia e deodoranti senza confezione. Ha aperto quattro negozi completamente “naked”, dove è possibile soddisfare tutte le esigenze cosmetiche senza utilizzare packaging. Inoltre, l’azienda utilizza plastica riciclata al 100% per i suoi vasetti neri e le bottiglie e ha implementato un programma di riciclo a circuito chiuso da oltre dieci anni, ricavando l’84% dei suoi imballaggi da materiali riciclati. Con il programma “Bring It Back”, inoltre, Lush invita i clienti a restituire i contenitori di plastica vuoti e puliti in negozio, ricevendo in cambio uno sconto o una maschera fresca. Questo sistema di riciclo a circuito chiuso permette di ridurre i rifiuti e promuove un consumo più consapevole. Lush, inoltre, utilizza la Prevented Ocean Plastic, una plastica riciclata certificata, raccolta entro 50 km dalle coste o da corsi d’acqua in zone particolarmente vulnerabili all’inquinamento da plastica. Lo fa, per esempio, in Indonesia, dove la mancanza di infrastrutture adeguate per la gestione dei rifiuti, aggravata dal turismo e dalla crescita demografica, comporta rischi significativi di contaminazione per la fauna e gli ecosistemi locali.
Lush è pioniera nella creazione di cosmetici “nudi”, ovvero privi di imballaggio, come shampoo solidi, gel doccia solidi, bombe da doccia e deodoranti senza confezione. Ha aperto quattro negozi completamente “naked”, dove è possibile soddisfare tutte le esigenze cosmetiche senza utilizzare packaging. Inoltre, l’azienda utilizza plastica riciclata al 100% per i suoi vasetti neri e le bottiglie e ha implementato un programma di riciclo a circuito chiuso da oltre dieci anni, ricavando l’84% dei suoi imballaggi da materiali riciclati. Con il programma “Bring It Back”, inoltre, Lush invita i clienti a restituire i contenitori di plastica vuoti e puliti in negozio, ricevendo in cambio uno sconto o una maschera fresca. Questo sistema di riciclo a circuito chiuso permette di ridurre i rifiuti e promuove un consumo più consapevole. Lush, inoltre, utilizza la Prevented Ocean Plastic, una plastica riciclata certificata, raccolta entro 50 km dalle coste o da corsi d’acqua in zone particolarmente vulnerabili all’inquinamento da plastica. Lo fa, per esempio, in Indonesia, dove la mancanza di infrastrutture adeguate per la gestione dei rifiuti, aggravata dal turismo e dalla crescita demografica, comporta rischi significativi di contaminazione per la fauna e gli ecosistemi locali.
Lotta ai test sugli animali
Una delle battaglie più accanite di Lush è da sempre quella ai test sugli animali, non acquistando da fornitori che li effettuano e testando i propri prodotti esclusivamente su volontari umani. Questa posizione ha portato l’azienda a rifiutare la vendita in paesi dove i test sugli animali sono ancora obbligatori. «Nessuno degli ingredienti meravigliosi che utilizziamo per i nostri prodotti è testato sugli animali: sin dalle origini, siamo la prova vivente che un brand può esistere senza contribuire a questa pratica crudele. A testimonianza del nostro impegno, nel 2011 abbiamo inaugurato il Lush Prize, in collaborazione con Ethical Consumer, il più grande premio al mondo nel campo della sperimentazione non animale. Con un fondo biennale di 250.000 sterline, il premio è volto a supportare le eccellenze scientifiche per arrivare alla completa sostituzione dei test sugli animali con metodi alternativi. Nel 2024 abbiamo raggiunto il traguardo di 2.95 milioni di sterline devoluti a favore di 140 progetti di ricerca, tra scienziati, giovani ricercatori, gruppi di ricerca e attivisti che lavorano per promuovere la totale abolizione dei test sugli animali in favore di alternative animal-free. Se noi di Lush facciamo tutto questo, perché non possono farlo anche gli altri? Quella che anni fa sembrava un’idea utopica, come vietare i test sugli animali, è oggi realtà in molti paesi nel mondo. Ci siamo battuti per questa causa in molti modi diversi: dall’aver scaricato due tonnellate di letame davanti al Parlamento europeo in segno di protesta, all’aver perso il nostro negozio a Regent Street a Londra perché i proprietari non hanno gradito la nostra performance in vetrina da 3,9 milioni di visualizzazioni per denunciare la crudeltà della sperimentazione animale. Continueremo a lottare contro i test sugli animali in tutto il mondo fino a quando non saranno altro che un ricordo lontano», spiega Mark Constantine.
Una delle battaglie più accanite di Lush è da sempre quella ai test sugli animali, non acquistando da fornitori che li effettuano e testando i propri prodotti esclusivamente su volontari umani. Questa posizione ha portato l’azienda a rifiutare la vendita in paesi dove i test sugli animali sono ancora obbligatori. «Nessuno degli ingredienti meravigliosi che utilizziamo per i nostri prodotti è testato sugli animali: sin dalle origini, siamo la prova vivente che un brand può esistere senza contribuire a questa pratica crudele. A testimonianza del nostro impegno, nel 2011 abbiamo inaugurato il Lush Prize, in collaborazione con Ethical Consumer, il più grande premio al mondo nel campo della sperimentazione non animale. Con un fondo biennale di 250.000 sterline, il premio è volto a supportare le eccellenze scientifiche per arrivare alla completa sostituzione dei test sugli animali con metodi alternativi. Nel 2024 abbiamo raggiunto il traguardo di 2.95 milioni di sterline devoluti a favore di 140 progetti di ricerca, tra scienziati, giovani ricercatori, gruppi di ricerca e attivisti che lavorano per promuovere la totale abolizione dei test sugli animali in favore di alternative animal-free. Se noi di Lush facciamo tutto questo, perché non possono farlo anche gli altri? Quella che anni fa sembrava un’idea utopica, come vietare i test sugli animali, è oggi realtà in molti paesi nel mondo. Ci siamo battuti per questa causa in molti modi diversi: dall’aver scaricato due tonnellate di letame davanti al Parlamento europeo in segno di protesta, all’aver perso il nostro negozio a Regent Street a Londra perché i proprietari non hanno gradito la nostra performance in vetrina da 3,9 milioni di visualizzazioni per denunciare la crudeltà della sperimentazione animale. Continueremo a lottare contro i test sugli animali in tutto il mondo fino a quando non saranno altro che un ricordo lontano», spiega Mark Constantine.
Prodotti freschi e auto-conservanti
Una caratteristica che contraddistingue Lush sono cosmetici freschi e fatti a mano, utilizzando ingredienti naturali e riducendo al minimo l’uso di conservanti. Molti prodotti del marchio sono poi auto-conservanti, grazie a formulazioni che ne garantiscono la durata senza l’aggiunta di conservanti sintetici. «Crediamo nel fare cosmetici buoni usando frutta e verdura fresca biologica, i migliori oli essenziali e sintetici sicuri. Crediamo nell’entusiasmo di inventare personalmente i nostri prodotti e le nostre fragranze, nel farli freschi a mano ogni giorno, eliminando o riducendo al minimo i conservanti e le confezioni. Crediamo, inoltre, nelle persone felici che fanno saponi allegri mettendoci anche la faccia, che è sempre stampata sull’etichetta e le mamme ne vanno fiere, e nel dirvi chiaro e tondo quando un prodotto è stato fatto e con quali ingredienti», rivelano i fondatori del brand.
Una caratteristica che contraddistingue Lush sono cosmetici freschi e fatti a mano, utilizzando ingredienti naturali e riducendo al minimo l’uso di conservanti. Molti prodotti del marchio sono poi auto-conservanti, grazie a formulazioni che ne garantiscono la durata senza l’aggiunta di conservanti sintetici. «Crediamo nel fare cosmetici buoni usando frutta e verdura fresca biologica, i migliori oli essenziali e sintetici sicuri. Crediamo nell’entusiasmo di inventare personalmente i nostri prodotti e le nostre fragranze, nel farli freschi a mano ogni giorno, eliminando o riducendo al minimo i conservanti e le confezioni. Crediamo, inoltre, nelle persone felici che fanno saponi allegri mettendoci anche la faccia, che è sempre stampata sull’etichetta e le mamme ne vanno fiere, e nel dirvi chiaro e tondo quando un prodotto è stato fatto e con quali ingredienti», rivelano i fondatori del brand.
Filiera rigenerativa e rispetto della fauna
L’azienda si impegna da sempre a costruire una filiera rigenerativa, rispettando la fauna selvatica e promuovendo pratiche agricole sostenibili. Per esempio, utilizza cotone biologico coltivato secondo i principi dell’agricoltura rigenerativa per le sue confezioni regalo. «Ci impegniamo, inoltre, a reperire alcune materie prime ad alto valore etico. Come il sale marino dal Portogallo, dove i nostri fornitori si impegnano a proteggere l’habitat delle paludi salmastre e a gestire le saline in modo compatibile con i bisogni degli uccelli. Qui i fenicotteri rosa, i cavalieri d’Italia e molte altre specie trovano un rifugio sicuro lungo la rotta in cui nutrirsi, riposare e nidificare. Preservare questo meraviglioso tratto di costa è essenziale per la fauna selvatica e per le generazioni di salinieri a venire, per questo ci impegniamo a proteggerla al loro fianco», spiega Mark Constantine.
L’azienda si impegna da sempre a costruire una filiera rigenerativa, rispettando la fauna selvatica e promuovendo pratiche agricole sostenibili. Per esempio, utilizza cotone biologico coltivato secondo i principi dell’agricoltura rigenerativa per le sue confezioni regalo. «Ci impegniamo, inoltre, a reperire alcune materie prime ad alto valore etico. Come il sale marino dal Portogallo, dove i nostri fornitori si impegnano a proteggere l’habitat delle paludi salmastre e a gestire le saline in modo compatibile con i bisogni degli uccelli. Qui i fenicotteri rosa, i cavalieri d’Italia e molte altre specie trovano un rifugio sicuro lungo la rotta in cui nutrirsi, riposare e nidificare. Preservare questo meraviglioso tratto di costa è essenziale per la fauna selvatica e per le generazioni di salinieri a venire, per questo ci impegniamo a proteggerla al loro fianco», spiega Mark Constantine.
Donazioni e buone cause
L’anno scorso, Lush ha raggiunto un traguardo significativo nel suo impegno filantropico: oltre 100 milioni di sterline donati a progetti charity dal 2007, grazie al supporto dei clienti e all’iniziativa Charity Pot. Questa crema per il corpo, lanciata con l’obiettivo iniziale di raccogliere 1 milione, ha superato ogni aspettativa, contribuendo con 75 milioni a più di diciassette mila progetti in tutto il mondo. Oggi, il progetto si è evoluto, lasciando spazio ai Keystone Products, ispirati a specie chiave degli ecosistemi, con prodotti dedicati a cause specifiche. Proprio in quest’ambito, lo scorso marzo è stato lanciato il primo: Hutan, la bomba da bagno in edizione limitata nata per raccogliere fondi per proteggere le foreste pluviali primarie dell’isola di Simeulue, in Indonesia, dove vivono molte specie in pericolo, come il macaco dalla coda lunga. Disponibile in tutti gli store italiani, online e sulla Lush app, contribuisce con il 75% del prezzo di vendita a a finanziare EcosystemImpact, una fondazione no-profit indonesiana in prima linea per affrontare le sfide legate alla protezione dell’ecosistema di Sumatra. Inoltre, l’azienda ha realizzato quasi cinquanta prodotti in edizione limitata per sensibilizzare su tematiche etiche, come il sapone BEtter In Colours, lanciato a febbraio 2025 in Italia per la campagna “Meglio a Colori” contro le terapie di conversione sulle persone LGBTQIA+.
L’anno scorso, Lush ha raggiunto un traguardo significativo nel suo impegno filantropico: oltre 100 milioni di sterline donati a progetti charity dal 2007, grazie al supporto dei clienti e all’iniziativa Charity Pot. Questa crema per il corpo, lanciata con l’obiettivo iniziale di raccogliere 1 milione, ha superato ogni aspettativa, contribuendo con 75 milioni a più di diciassette mila progetti in tutto il mondo. Oggi, il progetto si è evoluto, lasciando spazio ai Keystone Products, ispirati a specie chiave degli ecosistemi, con prodotti dedicati a cause specifiche. Proprio in quest’ambito, lo scorso marzo è stato lanciato il primo: Hutan, la bomba da bagno in edizione limitata nata per raccogliere fondi per proteggere le foreste pluviali primarie dell’isola di Simeulue, in Indonesia, dove vivono molte specie in pericolo, come il macaco dalla coda lunga. Disponibile in tutti gli store italiani, online e sulla Lush app, contribuisce con il 75% del prezzo di vendita a a finanziare EcosystemImpact, una fondazione no-profit indonesiana in prima linea per affrontare le sfide legate alla protezione dell’ecosistema di Sumatra. Inoltre, l’azienda ha realizzato quasi cinquanta prodotti in edizione limitata per sensibilizzare su tematiche etiche, come il sapone BEtter In Colours, lanciato a febbraio 2025 in Italia per la campagna “Meglio a Colori” contro le terapie di conversione sulle persone LGBTQIA+.