«Macché inasprire le pene, vigilanza su fidanzati bambini»

Minori violenti, per il pedagogista Daniele Novara c'è tanto da cambiare ma non le leggi: più sostegno ai genitori e educazione sessuale

Simona Segalini
Simona Segalini
June 4, 2025|21 giorni fa
Il pedagogista Daniele Novara
Il pedagogista Daniele Novara
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«Portare a 12 anni l’età penale è l’idea più strampalata. E inasprire le pene già esistenti per minori violenti? Il carcere minorile in Italia non è un luogo di tortura, ma di riabilitazione». Lascia di stucco Daniele Novara la proposta della senatrice Giulia Bongiorno sui femminicidi di abbassare l’imputabilità da 14 a 12 anni, che si è incrociata con l’esortazione di Morena Corbellini - mamma di Aurora Tila, uccisa a 13 anni lo scorso 25 ottobre - che da queste pagine ha dato conto due giorni fa della lettera inviata alla premier Giorgia Meloni per chiedere un aggravamento delle pene per minori violenti.
Il pedagogista piacentino, direttore del Centro psicopedagogico per la pace, rigetta in blocco l’intenzione di mutare il quadro istituzionale attuale. Da cambiare c’è tanto, ma non il codice penale, per l’esperto. «Se in Italia c’è una situazione di sostanziale tenuta del fenomeno delinquenziale minorile è anche per le leggi che abbiamo. Abbiamo un ordinamento chiaro per adulti e anche per ragazzi: la pena sia rieducativa, non punitiva. Nel sistema penale minorile è assente l’intento punitivo o mortificatore. Hanno sbagliato, e vanno ricondotti a condizioni di maturità attraverso sistemi di apprendimento rieducativi, ripeto, non mortificatori. Il carcere minorile non è una tortura. Un o una 13enne, un o una 14enne, può non essere in grado di reggere un fidanzamento. E i genitori vanno aiutati e sostenuti anche in un’azione di vigilanza che va esercitata. E’ un problema genitoriale più che penale. Inasprire le pene non serve».