La bandiera di “One Piece” guida le proteste della Gen Z nel mondo reale

Il vessillo del celebre manga di Eiichirō Oda ha un valore di dissenso per i giovani rivoluzionari, soprattutto in Asia

Fabrizia Malgieri
|32 giorni fa
Rivolte con la bandiera di "One Piece"- © Libertà/Fabrizia Malgieri
Rivolte con la bandiera di "One Piece"- © Libertà/Fabrizia Malgieri
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«Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà». Sul finire degli anni Settanta, “Capitan Harlock” – il pirata spaziale ideato da Leiji Matsumoto – arrivò per la prima volta sui piccoli schermi nazionali, diventando simbolo politico di ribellione e libertà. L’opera – pubblicata in Giappone tra il 1977 e 1979 in una serie a fumetti e, successivamente, anche come prodotto televisivo con un’omonima serie animata – è diventata uno dei prodotti culturali simbolo di quegli anni tumultuosi che hanno pervaso e modificato la società del tempo, proprio grazie al personaggio di Harlock e al suo desiderio innato di rivoluzione.
Già, i pirati: da sempre, nell’immaginario collettivo, sono la rappresentazione perfetta di mancanza di regole, sregolatezza, ma, soprattutto di libertà. Non è un caso che sia un nuovo giovane pirata, Monkey D. Rufy (Cappello di Paglia) – protagonista di “One Piece”, un’altra importantissima serie manga scritta e disegnata dal mangaka Eiichirō Oda – a diventare oggi, per la Generazione Z, un nuovo simbolo di ribellione e libertà. Con il sogno di diventare il Re dei Pirati, Rufy è un giovane uomo che mette insieme una ciurma di diversi ed emarginati per contrastare le ingiustizie del mondo, nel tentativo di riportare la serenità tra i più deboli e fragili. Viaggiando di isola in isola nell’immaginario mondo di One Piece, Rufy e la sua ciurma vanno in aiuto di popolazioni sottomesse da despoti e villain che vogliono privarli della propria libertà, sventolando lo stendardo di un Jolly Roger con indosso un cappello di paglia. Ed è interessante che proprio la simbologia dietro questo vessillo stia a poco influenzando anche il mondo reale, diventando proprio in queste settimane la bandiera sventolata con orgoglio da molti giovani in protesta in diverse parti del globo, in particolare in Asia. La prima apparizione della bandiera tra le folle di giovani in mobilitazione è avvenuta in Indonesia l’estate scorsa, in contrasto alle politiche dispotiche del Presidente Prabowo Subianto, il quale aveva imposto di esporre la bandiera nazionale nella giornata del 17 agosto, giorno in cui si sono celebrati gli ottant’anni d’indipendenza del Paese. In risposta a questa richiesta forzata, molti giovani indonesiani hanno deciso di avviare le prime proteste, affiancando alla bandiera nazionale quella raffigurante l’iconico Jolly Roger con il cappello di paglia presente in “One Piece”, con la volontà di opporsi ad un Governo percepito da buona parte dell’opinione pubblica come oppressivo e corrotto. Una protesta in piena regola, organizzata a tavolino sui social, e che in poche ore ha condotto ad un vero e proprio sold-out della bandiera presente nella serie, al punto che molti esponenti politici – preoccupati dall’ondata di dissenso che n’è scaturita – ne hanno iniziato a vietare la vendita e hanno minacciato vie legali per chiunque avesse osato issarla in occasione di manifestazioni pubbliche. A fare da eco alle proteste mosse in Indonesia si è aggiunto pochi giorni fa anche il Nepal, dove la bandiera è riapparsa nel corso di una dimostrazione mossa da giovani contestatori, dopo che il Paese è finito nel caos con proteste di massa, che sono successivamente culminate nelle dimissioni del Primo Ministro KP Sharma Oli – quest’ultimo sostituito, tramite un’elezione su Discord (una delle piattaforme social di instant messaging più utilizzate dalla Gen Z), da Sushali Karki, la prima donna Primo Ministro del paese. Ma cosa ha scatenato le rivolte di ondate di giovani contestatori? Tutto è partito lo scorso 8 settembre, quando il Governo ha imposto il divieto di utilizzo dei social media nella giornata del 4 settembre, portando a manifestazioni a livello nazionale in cui i manifestanti hanno richiesto al Governo di assumersi le proprie responsabilità e porre fine alla corruzione.
I personaggi di "One Piece"
I personaggi di "One Piece"
Come molte proteste politiche, la rivoluzione guidata dai giovani in Nepal non è stata purtroppo pacifica, portando di fatto all’impiego di forze di polizia letali e l’utilizzo di munizioni reali, che hanno causato almeno 72 morti. Nel mezzo dei disordini, sono circolate online foto di manifestanti che sventolavano il jolly roger dei Pirati di Cappello di Paglia, diventato un simbolo delle proteste giovanili. A queste si aggiungono anche le proteste svoltesi nelle Filippine, dove la bandiera è stata avvistata durante una manifestazione anti-corruzione all’Università di Quezon City, che ha attirato oltre 1.000 partecipanti. Le foto dell’evento sono state successivamente condivise sul forum di “One Piece” sul popolare forum di discussione Reddit. Ultimo, ma non meno importante, anche durante le ultime proteste in piazza da parte dei manifestanti in Francia, avvenute appena lo scorso 10 settembre, hanno visto issare la mitica bandiera nel mezzo della nutrita folla, ancora una volta con l’intento di manifestare il proprio dissenso nei confronti del Presidente Emmanuel Macron, dell’élite politica e dei tagli alla spesa pianificati. La bandiera di “One Piece”, pur nel suo essere massima espressione di una cultura pop dominante anche nel mondo reale, racchiude in sé un messaggio politico molto importante, di cui la stessa opera di Eiichirō Oda si fa portavoce. Se è vero che il resto delle ciurme di pirati presenti nel mondo fittizio di “One Piece” si comportano di fatto come i predoni egoisti, Monkey D. Rufy e il suo gruppo di pirati non intendono essere percepiti come bucanieri opportunisti che saccheggiano gli oppressi, ma, al contrario, combattono affinché quegli stessi oppressi possano finalmente ritrovare la libertà e l’indipendenza perdute. Nei suoi oltre cento volumi oramai pubblicati dal 1997 a oggi, ciascuna isola che la Ciurma di Cappello di Paglia visita, presenta un dilemma politico a sé, che spesso riflette i problemi del mondo reale – e forse è proprio per questa ragione, per questa sua profonda tangenza con la realtà contemporanea, che questa serie è così amata e apprezzata dalla Gen Z. “One Piece” è, ad oggi, la serie manga più venduta sin dalla sua prima pubblicazione nel 1997, con oltre 500 milioni di copie in tutto il mondo – tanto che nel 2022 è entrata a pieno titolo nel prestigioso Guinness dei Primati. Accanto alla serie a fumetti, dal 1999 va in onda anche una serie anime con oltre 1100 episodi – e vista la sua enorme popolarità, Netflix ha commissionato una serie live-action nel 2023, diventando il terzo franchise più trasmesso in streaming sulla piattaforma, con oltre 174 milioni di visualizzazioni tra il 2023 e il 2025.
Le proteste in Francia con la bandiera di "One Piece"
Le proteste in Francia con la bandiera di "One Piece"