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Come nasce il successo di "K-Pop Demon Hunters", il film dei record su Netflix

Con oltre 236 milioni di visualizzazioni, la pellicola firmata da Maggie Kang è stato il vero tormentone dell'estate 2025

Fabrizia Malgieri
|4 giorni fa
Romi, Mira e Zoey- © Libertà/Fabrizia Malgieri
Romi, Mira e Zoey- © Libertà/Fabrizia Malgieri
4 MIN DI LETTURA
Un po’ Spice Girls, un po’ “Buffy – L’ammazza-vampiri”, un po’ “Sailor Moon”. “K-Pop Demon Hunters” è la pellicola-evento di questa estate oramai agli sgoccioli, ma è anche uno di quei successi che, forse, non ti aspetti. Pubblicato su Netflix lo scorso 20 giugno, nel giro di poche settimane il film è riuscito a infrangere qualsiasi record, scalando non solo le classifiche di visione a velocità supersonica, ma consacrandosi soprattutto come la pellicola più vista nella storia della piattaforma “over-the-top” con 236 milioni di visualizzazioni – battendo il primato detenuto fino a quel momento da “Red Notice”, un action movie con Dwayne Johnson, Ryan Reynolds e Gal Gadot (230,9 milioni di visualizzazioni). E se i numeri totalizzati su Netflix non fossero sufficienti, vi basti sapere che la colonna sonora di “K-Pop Demon Hunters” vede piazzarsi quattro brani nella prestigiosa Billboard Top 100 – per i meno esperti, si tratta della principale classifica musicale degli Stati Uniti. Ma che cos’è “K-Pop Demon Hunters”? La storia, in realtà, è piuttosto lineare e non si allontana troppo dai topoi tipici dei cosiddetti “majokko” – per cui si intendono “anime” o manga giapponesi con le “maghette” (“majokko”, infatti, vuol dire “streghetta”), solitamente di genere fantasy/fantascientifici, in cui temi romantici e sentimentali del genere “shôjo” si intrecciano con elementi di stampo magico o fantastico. “K-Pop Demon Hunters” racconta le vicende di Rumi, Mira e Zoey – tre superstar ventenni di un gruppo K-Pop, genere musicale in voga da diversi anni in Corea del Sud e, a cascata, in tutto il mondo – che, in gran segreto, conducono una doppia vita di cacciatrici di demoni per onorare le antiche e secolari tradizioni di famiglia.
K-Pop Demon Hunters
K-Pop Demon Hunters
Con il nome di Huntr/x, le tre giovani proteggono il mondo da un gruppo di villain noti come Saja Boys, una band maschile rivale, che, in realtà, sono segretamente dei demoni. Lo abbiamo detto: la trama di “K-Pop Demon Hunters” è di una semplicità disarmante, in cui il grande filo rosso è, ovviamente, la lotta del bene contro il male, ma, in realtà, sotto la sua epidermide nasconde diversi temi importantissimi, che indubbiamente hanno contribuito al suo enorme successo. Ma prima di tutto, c’è la portata dirompente della cultura sud-coreana che, proprio a partire dal genere musicale del K-Pop (nato nel Paese già negli anni Novanta, come risposta a fenomeni di tendenza in Occidente come il “girl power”, le boyband e le lolita), ha invaso come uno tsunami buona parte della cultura popolare contemporanea, andando a toccare con prepotenza anche altri ambiti. Si pensi all’ascesa dei cosiddetti “K-drama”, prodotti audiovisivi (solitamente serie televisive) a metà tra soap opera e teen drama, che negli ultimi anni – complice anche la loro massiccia presenza in piattaforme come Netflix, soprattutto per popolare library sempre più bisognose di contenuti – hanno assistito ad una diffusione capillare e senza sosta, conquistando pubblici di tutto il mondo.
Le tre protagoniste
Le tre protagoniste
“K-Pop Demon Hunters” tesse insieme con grande sapienza tutti questi fili, dando vita ad un prodotto che, seppur non abbia inizialmente accolto un parere favorevole da parte della critica internazionale (oggi, però, sul portale di rating Rotten Tomatoes si attesta con un ottimo punteggio pari a 98% di recensioni positive), da parte del pubblico si è subito innescato un vero e proprio passaparola, che ha presto trasformato quello che sembrava un prodotto “filler” con cui Netflix avrebbe cercato di sopravvivere alla lunga estate, in attesa dei titoli di punta della sua collezione, in un successo senza precedenti. Il segreto della sua formula, lo abbiamo detto a più riprese, è stata quella di mettere insieme tanti ingredienti che lavorano tra loro con grande sinergia, a partire dalla sua colonna sonora. In un mondo in cui le pellicole d’animazione, a partire da quelle di casa Disney, stanno vivendo una profonda mancanza di canzoni orecchiabili – forse l’ultimo grande classico disneyano a vivere questa epoca d’oro è stato il lungometraggio “Frozen” con la sua “Let it go” – “K-Pop Demon Hunters” è riuscita a conquistare il pubblico di spettatori con i suoi brani catchy, a partire dall’energica “Soda Pop” (già divenuta un tormentone) o la potentissima “Golden” – non a caso, la canzone è stata eseguita dalla cantautrice Ejae, già autrice di un brano straordinario come “Psycho” del gruppo K-pop Red Velvet. Ma non solo motivetti orecchiabili: il grande segreto di “K-Pop Demon Hunters” risiede nella normalizzazione di un gruppo di super-eroine che, nonostante siano chiamate a combattere un gruppo di demoni, altro non sono che giovani donne qualunque, che amano condividere le proprie paure e i propri desideri come qualsiasi ventenne di oggi.
C’è anche un messaggio sottile, ma potentissimo, in questo “K-Pop Demon Hunters”, ossia una rilettura piuttosto critica del fenomeno del K-pop tout court: se i Saja Boys rappresentano il lato oscuro del genere diffusissimo in Corea del Sud – ossessione per la chirurgia estetica e per l’aspetto fisico, la ricerca costante di una magrezza fuori norma, e questo senza parlare dello sfruttamento messo in atto dalle case discografiche nei confronti di queste girlband e boyband – le giovanissime Huntr/x incarnano il lato “sano” di questo fenomeno, dove a prevalere sono i valori dell’amore, dell’amicizia e dell’essere se stessi. Perché è proprio questo ciò di cui parla “Golden”, la canzone di maggior successo del film: il brano altro non è che un inno alla libertà di essere stessi, anche a rischio di sentirsi invisibili e soli.
Eppure, c’è un messaggio di speranza: quel senso di solitudine e smarrimento si trasformerà presto in un’identità forte e radiosa, e questo anche grazie allo straordinario potere dell’amicizia al femminile o come, si legge oggi dai diversi canali social, grazie al profondo senso di “sorellanza”. Ciascuna con le proprie differenti qualità, le Huntr/x diventano forza propulsiva, pura energia sinergica (si perdoni il gioco di parole!) con cui combattere le avversità – quelle fantastiche del mondo dei demoni, e quelle reali del mondo della quotidianità.
È solo grazie alle loro caratteristiche uniche, messe insieme al servizio delle forze del Bene, che le giovani cacciatrici di demoni sono in grado di superare ogni difficoltà. Perché, in fin dei conti, è proprio questo il messaggio sotteso al “girl power”, è questo significa essere donne alle soglie del 2026: esseri umani dotati di tantissime sfumature, positive o negative che siano, ma che unite insieme, possono dare risultati incredibili, senza precedenti. Proprio come delle coloratissime e scapestrate cacciatrici di demoni. Imperfette, sorridenti, fragili, uniche.