Teatro e attualità con Brie a Vigoleno: Ulisse, i migranti e il dolore della guerra
"Esodi" affascina il pubblico del Festival del teatro antico di Veleia. Attori "in dialogo" con le millenarie pietre del borgo
Donata Meneghelli
July 20, 2025|16 giorni fa

Uno dei momenti intensi dello spettacolo di Brie a Vigoleno (fotografie di Gianfranco Negri)

All’inizio dello spettacolo al pubblico si chiede di scegliere, se ascoltare il canto di Omero come «un documento che appartiene al passato» o come il «più amaro degli specchi» del nostro tempo. Lo spettacolo è Esodi di Cesar Brie, prodotto dal Festival del teatro antico di Veleia diretto da Paola Pedrazzini e andato in scena a Vigoleno (stasera, domenica, 20 luglio, le ultime repliche): un lavoro creativo pensato per questo luogo, con i corpi e le voci degli interpreti che hanno dialogato con millenarie pietre del borgo.
Le donne attendono gli uomini partiti per la guerra, evocata con suoni di tamburo e una danza rituale. Penelope e Andromaca affidano a lettere che forse non saranno mai lette i racconti di bambini nati da padri lontani o prossimi alla morte: Ulisse ed Ettore. Sono su due schieramenti avversari – achei e troiani – ma sono uguali; a sottolinearlo i simmetrici corpi simili a bambole di pezza, e le voci che si fondono. Si confondono invece i messaggi concitati di migranti che parlano con i familiari al telefono. Di fronte alla chiesa, coppie di innamorati mangiano alla stessa mensa, finché non irrompe la guerra: fragore di oggetti quotidiani, vite sconvolte, corpi mutilati, donne che arrivano a piangerli e a tributare loro gli onori funebri. Dall’epos antico emergono Ifigenia, Cassandra, Didone.
Ulisse è il Nessuno che assume un nome, desidera una terra, un’identità. Brie stesso diventa un padre che dialoga con la figlia, sepolta nel mare. Il funerale di Patroclo che chiude l’Iliade ha aperto e chiuso anche questo viaggio: i morti diventano di tutti.
Lo spettacolo tesse insieme scene dal forte impatto estetico ed etico, che sprigionano un coinvolgimento emotivo non superficiale ma che permane. Il valore corale dell’opera si deve alla bravura degli interpreti: Lucas Achirico (che cura anche le musiche), lo stesso Brie, Davide De Togni, Alessandro Treccani, Tommaso Pioli, Alfredo Pellecchia, Eugeniu Cornitel, Sebastiano Amidani, Annalesi Secco, Anna Vittoria Ferri, Anna Marinoni (che ha scritto i testi con Brie e Leonardo Ceccanti), Laura Taddeo e Caterina Pagliuzzi.
Brie tiene a sottolineare che questo non è uno spettacolo compiuto, ma uno "studio". Proprio la sua incompiutezza ne fa un magma di immagini e parole ancora grezze che vengono consegnate – materia che brucia – a noi del pubblico. Non assistiamo più. Non ci è permesso rimanere indifferenti.
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