Con Morrissey l'imprevedibilità si trasforma in fascino
L'ex Smiths si è concesso ai fan del Summer Fest di Lucca

Eleonora Bagarotti
|34 giorni fa

Morrissey in concerto a Lucca
Diciamolo subito. È stata un’estate densa di soddisfazioni per i fan di Morrissey. E l’attesa era davvero tanta, considerando che, in giugno, il tour europeo dell’ex cantante degli Smiths si era interrotto «per stanchezza» e poi «per infortunio». Del resto, con Morrissey c’è da aspettarsi un po’ di tutto. Ma, appunto, anche di buono e di bello.
Così è stato, con risvolti anche simpatici come la vacanza romana che il musicista si è concesso, anche dopo i concerti che lo hanno visto protagonista a Gardone e a Lucca, a Roma appunto e a Pompei, con tanto di tappa alla celebre pizzeria capitolina dove fu immortalato trent’anni prima - e sui social, puntualmente, gira la foto attuale nella stessa posizione.
Difficile strappare un’intervista a Morrissey, ma è comunque avvicinabile e gentile con tutti («semplicemente, ho già detto tutto quel che dovevo dire», spiega). In fondo, ha ragione. Lo ha sempre fatto, senza peli sulla lingua.
Un tempo, invece che sui social network, scriveva di tutto su True-to-you.net, blog dove diffondeva non solo le sue affilate critiche contro l’industria discografica, con cui ha sempre avuto rapporti molto difficili, ma anche contro una certa politica, la casa reale inglese ed altre problematiche sociali da lui particolarmente sentite.
Testimonial di PETA, ribadisce: «Amo da sempre gli animali e sostengo la causa perché penso che abbiano davvero bisogno di essere difesi. Loro non possono parlare...». E a proposito del suo essere un vegano convinto: «L’industria della carne è terribile. Ho visto cose inenarrabili, trattamenti di una violenza inaudita. Forse tanta gente non sa cosa accade... ecco perché è importante parlarne. Questa è una causa nella quale credo fermamente, sin da quanto ero un ragazzo. La politica dovrebbe tutelare meglio gli animali».
Così è stato, con risvolti anche simpatici come la vacanza romana che il musicista si è concesso, anche dopo i concerti che lo hanno visto protagonista a Gardone e a Lucca, a Roma appunto e a Pompei, con tanto di tappa alla celebre pizzeria capitolina dove fu immortalato trent’anni prima - e sui social, puntualmente, gira la foto attuale nella stessa posizione.
Difficile strappare un’intervista a Morrissey, ma è comunque avvicinabile e gentile con tutti («semplicemente, ho già detto tutto quel che dovevo dire», spiega). In fondo, ha ragione. Lo ha sempre fatto, senza peli sulla lingua.
Un tempo, invece che sui social network, scriveva di tutto su True-to-you.net, blog dove diffondeva non solo le sue affilate critiche contro l’industria discografica, con cui ha sempre avuto rapporti molto difficili, ma anche contro una certa politica, la casa reale inglese ed altre problematiche sociali da lui particolarmente sentite.
Testimonial di PETA, ribadisce: «Amo da sempre gli animali e sostengo la causa perché penso che abbiano davvero bisogno di essere difesi. Loro non possono parlare...». E a proposito del suo essere un vegano convinto: «L’industria della carne è terribile. Ho visto cose inenarrabili, trattamenti di una violenza inaudita. Forse tanta gente non sa cosa accade... ecco perché è importante parlarne. Questa è una causa nella quale credo fermamente, sin da quanto ero un ragazzo. La politica dovrebbe tutelare meglio gli animali».

Ma veniamo ai concerti, e a quello di Lucca in particolare, per il Summer Festival che da sempre ospita i più grandi. Incantevole l’atmosfera, tra canzoni bellissime e un Morrissey particolarmente ispirato, che accenna frasi che dimostrano il suo essere «innamorato della città» e, come ha ribadito altrove, «dell’Italia».
Una scaletta che entusiasma i fan degli Smiths (“How soon is now?”, “Shoplifters in the world unite”, “I know it’s over”, canzoni che sembrano essere state scritte il giorno prima, reinterpretate con profondità e stile) ma riesce a coinvolgere anche gli spettatori più giovani, pescando brani dai suoi album solisti fino a “Let me kiss you” e “First of the gang to die”.
Petto in mostra, l’approdo a una maturità che non segna un calo di vigore, è il Morrissey di sempre. Tosto, singolare, strambo, che amiamo.
«Siate sciocchi, siate felici». Così saluta il pubblico, parafrasando Steva Jobs, ma con l’invito ad essere «leggeri» e «non folli». E poi, l’augurio di una felicità tanto lontana dalla sua poetica e dalle sonorità delle sue canzoni. Non a caso, dal palco trova spazio anche un’altra enunciazione: «I cantanti pop, o i cantanti rock, o le star, sono come il vostro gatto domestico: moriranno, e muoiono».
Una scaletta che entusiasma i fan degli Smiths (“How soon is now?”, “Shoplifters in the world unite”, “I know it’s over”, canzoni che sembrano essere state scritte il giorno prima, reinterpretate con profondità e stile) ma riesce a coinvolgere anche gli spettatori più giovani, pescando brani dai suoi album solisti fino a “Let me kiss you” e “First of the gang to die”.
Petto in mostra, l’approdo a una maturità che non segna un calo di vigore, è il Morrissey di sempre. Tosto, singolare, strambo, che amiamo.
«Siate sciocchi, siate felici». Così saluta il pubblico, parafrasando Steva Jobs, ma con l’invito ad essere «leggeri» e «non folli». E poi, l’augurio di una felicità tanto lontana dalla sua poetica e dalle sonorità delle sue canzoni. Non a caso, dal palco trova spazio anche un’altra enunciazione: «I cantanti pop, o i cantanti rock, o le star, sono come il vostro gatto domestico: moriranno, e muoiono».

Eh sì, ancora una volta ha ragione. Perché alcuni - ma di certo, non (ancora) lui - in tour in Italia, quest’estate sono sembrati già con “un piede nella fossa” e c’era da piangere più che da applaudire. Meno male che ci ha pensato lui, a tirar su il morale - il che, è tutto dire. Merito, anche - va sottolineato - di un’ottima sintonia con i musicisti che lo accompagnano. Finché dura. Proprio come il vostro gatto.