Aurora, il giudice rigetta l'abbreviato La sorella: «Adesso verso la giustizia»

Respinta la richiesta di “condizionare” il processo breve all’esame di due medici legali La difesa ha quindi scelto il rito ordinario

Paolo Marino
Paolo Marino
June 26, 2025|47 giorni fa
Aurora, il giudice rigetta l'abbreviato  La sorella: «Adesso verso la giustizia»
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«Nessuno mi ridarà indietro Aurora, ma la giustizia ha iniziato a fare il suo corso». Poche parole con le quali Viktoria Tila ha mostrato la sua soddisfazione per la strada che ha imboccato il processo contro il 15enne piacentino, in carcere per omicidio volontario, accusato di aver ucciso la fidanzatina di 13 anni. «Spero che dal processo possano uscire più cose possibili», ha aggiunto Morena Corbellini, mamma di Aurora. Mamma e sorella della ragazzina ieri mattina hanno voluto essere presenti all’udienza che si è tenuta in via del Pratello a Bologna, sede del tribunale e del carcere per i minorenni. Qui è detenuto il giovanissimo imputato.
La giudice ha rigettato la richiesta di abbreviato condizionato», ha spiegato l’avvocata Anna Ferraris, che assieme ai colleghi Mario Caccurri e Fiorella Vago assiste i familiari della studentessa morta il 25 ottobre 2024, precipitando dal tetto del condominio di via IV Novembre dove viveva.
I dubbi sull’autopsia
L’udienza (svolta a porte chiuse) era stata fissata dalla giudice Chiara Alberti per decidere se ammettere la richiesta di rito abbreviato presentata dall’avvocato Ettore Maini, difensore del 15enne assieme alla collega Rita Nanetti. Un abbreviato “condizionato” ad ascoltare in aula due medici legali di parte, il professor Mario Tavani e il dottor Attilio Maisto, che hanno cercato di smontare le conclusioni a cui è arrivato il collega Giovanni Cecchetto, incaricato dalla procura di eseguire l’autopsia sulla vittima. Tavani ha definito “criticabile” quanto afferma Cecchetto riferendosi all’esame delle lesioni sul corpo di Aurora e “inaccettabile” la ricostruzione sulla dinamica della caduta dal terrazzo. Viene, in sostanza, respinta la tesi accusatoria, sostenuta dal pubblico ministero Simone Purgato e confermata da Cecchetto, secondo la quale le lesioni sarebbero incompatibili con un suicidio. Contestata anche l’idea che sul corpo della povera studentessa del primo anno del liceo Cassinari ci fossero lesioni riconducibili al momento in cui il 15enne ha afferrato la ragazza per scaraventarla di sotto e ai colpi dati sulle mani per farla cadere nel vuoto, mentre era disperatamente attaccata alla ringhiera del terrazzino dal quale è precipitata facendo un volo tra gli otto e i nove metri. 
Bivio processuale
Respinta la richiesta di audizione dei due medici legali nel corso del rito abbreviato, la giudice ha chiesto all’imputato se volesse essere processato con un rito abbreviato secco. La risposta è stata negativa. La difesa ha scelto il rito ordinario. È stata quindi fissata la data per l’inizio del processo: il 9 luglio. Ma non si esclude che in quella sede, di fronte a un nuovo giudice, il difensore possa riproporre l’istanza di un abbreviato condizionato. Certamente si tratta di due modi di accertare la verità molto diversi. Il rito abbreviato si basa sugli atti dell’indagine, in questo caso gli accertamenti svolti dai carabinieri del nucleo investigativo di Piacenza, pur con la possibilità di integrarli, come richiesto dall’avvocato Maini, con l’esame dei due medici legali. In cambio di un processo più snello, la legge prevede uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il processo con rito ordinario non contempla sconti, ma dà la possibilità alla procura e alla difesa di portare in aula testimoni e ricostruire i fatti attraverso la loro viva voce. E va ricordato che il giovane imputato si è sempre dichiarato innocente, respingendo l’idea d’aver provocato la caduta di Aurora. Secondo la sua ricostruzione, la caduta sarebbe frutto di un gesto volontario o di un incidente.