Vendemmia, Confagricoltura: «Buone premesse, preoccupano i mercati»

Nel Piacentino inizierà dopo Ferragosto, qualche giorno più tardi rispetto ad altri territori emiliani

Redazione Online
August 7, 2025|2 giorni fa
Vendemmia, Confagricoltura: «Buone premesse, preoccupano i mercati»
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La vendemmia nel piacentino inizierà quasi per tutti dopo il Ferragosto, qualche giorno più tardi rispetto ad altri territori emiliani. In regione, la produzione stimata è mediamente simile a quella del 2024, meglio delle annate 2023 e 2022, con rese in calo solo in zone molto circoscritte, a renderlo noto è Confagricoltura Emilia Romagna che evidenzia anche una qualità eccellente delle uve. Parallelamente, la difficoltà costante resta il controllo delle fitopatie.
A fare il punto nel piacentino è Stefano Pizzamiglio, presidente della sezione di prodotto vitivinicola di Confagricoltura Piacenza: “Ci aspettiamo una produzione media; scarsa per la Croatina, come era nelle attese, perché è una varietà molto incostante per la quale è prevista un'annata con almeno il 50% di uva in meno rispetto al 2024.  Lo stato fitosanitario è abbastanza buono – prosegue l’esperto vitivinicoltore - non si rilevano malattie fungine significative, a differenza del 2024; registriamo un po’ di mal d’Esca e un lieve incremento della Flavescenza Dorata. L'escursione termica nelle ultime settimane è stata abbastanza alta, questo ha rallentato un po’ la maturazione ed è un bene, in qualche caso alcune varietà stanno iniziando però a mostrare i primi sintomi di stress idrico. In generale, al momento, la qualità sembra buona e sicuramente le rese sono superiori a quelle della scorsa annata cui ha imperversato la Peronospora.” A preoccupare i vitivinicoltori, più della vigna, è la situazione di mercato. “Le cantine non hanno grandi scorte – spiega Pizzamiglio – solo perché nel 2024 c'è stato un calo produttivo superiore al 30%, ma le quotazioni sono scarse”.
Stefano Pizzamiglio, presidente della sezione di prodotto vitivinicola di Confagricoltura Piacenza
Stefano Pizzamiglio, presidente della sezione di prodotto vitivinicola di Confagricoltura Piacenza
Confagricoltura Emilia Romagna evidenzia la significativa variabilità territoriale con produzioni molto soddisfacenti e altre decisamente più scarse.  “L’avvio della raccolta prima di Ferragosto sta diventando sempre più frequente in regione, il quadro d’insieme che ne emerge – spiega il presidente della sezione vino di Confagricoltura Emilia Romagna, Renzo Pelliciari –, ci indica uno stato qualitativo delle uve ottimale e una produzione stimata mediamente simile a quella dell’anno scorso,”. Con alcune eccezioni: per il vitigno Ancellotta si prevede una flessione delle rese tra il 15% e il 20%, ma si aspettano cali anche in zone molto circoscritte e limitate dove il maltempo ha picchiato duro.
Il clima primaverile con piogge non eccessivamente abbondanti e poi l’alternarsi di giornate calde ad altre più fresche hanno favorito il massimo sviluppo del grappolo, migliorando il grado zuccherino dell’uva e salvaguardando l’intensità aromatica.   Preoccupa ora l’atteso aumento delle temperature che potrebbe rallentare la maturazione dell’acino e provocare stress idrico.
La situazione fitosanitaria dei vigneti permane sotto difficile controllo, con criticità rilevate soprattutto nel Reggiano e nel Modenese dovute alla persistente presenza di malattie della vite quali Flavescenza Dorata e mal dell’Esca, mentre sulle colline romagnole si temono danni da Tignola e marciume. Tuttavia, l’andamento stagionale complessivamente favorevole ha ridotto al minimo, quasi ovunque, il rischio di attacchi fungini (Peronospora e Oidio).
Il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, sottolinea la necessità di interventi strutturali per rilanciare il comparto e dare una prospettiva di lungo termine ai viticoltori: “Il momento è delicato. Prezzi dell’uva bassi e un trend dei consumi in costante contrazione soprattutto per i vini a bacca rossa, senza dimenticare l’effetto negativo che solo l’incertezza “dazi Usa” ha causato finora e che con la conferma degli stessi rischierebbe di trasformarsi in crisi strutturale”. E conclude: “Servono misure e una nuova visione: più programmazione dell’offerta e strategie commerciali per aggredire meglio il mercato interno ed estero”.