Con "Il corrotto" Stefano Massini scuote Vigoleno

Festival del teatro antico di Veleia, tanti applausi per il drammaturgo di fama internazionale

Donata Meneghelli
July 24, 2025|11 giorni fa
Stefano Massini davanti al castello di Vigoleno - Foto di Gianfranco Negri
Stefano Massini davanti al castello di Vigoleno - Foto di Gianfranco Negri
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Ci voleva un fuoriclasse come Stefano Massini per rendere così attuali e brucianti le Verrine e le Catilinarie. Chi è il corrotto? Cos’è la corruzione? Qual la scintilla che la genera? Domande poste nel foro romano da Cicerone; domande riposte da Massini, martedì sera, al Festival del teatro antico di Veleia, con le orazioni del 70 e del 63 a.C che si intrecciano agli ultimi 50 anni di storia della nostra Repubblica.
“Il Corrotto” è il titolo dello spettacolo che Massini, drammaturgo di fama internazionale, scrittore e attore, ha creato appositamente per il Festival, su invito della direttrice artistica Paola Pedrazzini. Lo ha interpretato a Vigoleno, insieme al musicista Luca Roccia Baldini, con brani diFossati (Una notte in Italia), Battiato (Povera Patria), Rino Gaetano (Berta filava), Gaber (Io non mi sento italiano), Sergio Caputo (Un sabato italiano).
Si parte dall’invettiva contro Verre, che si faceva portare sulla lettiga come un faraone egizio, perché tutti vedessero il suo potere: “l’onnipotenza di chi si sente oltre”. Nel 1970, in quelle stesse terre a Palermo, c’era un sindaco che pensava di poter fare tutto: Vito Ciancimino.
Disse Cicerone: la corruzione non è un singolo reato, ma una condotta di vita. La scintilla da dove origina? I soldi. Ed ecco che l’arresto di Mario Chiesa – che diede inizio a Tangentopoli - diventa una scena teatrale, tragicomica ahimè, con l’ingegnere affarista che tenta di gettare i milioni delle tangenti dalla sua valigetta al wc. Chiesa nel 2009 tornerà sulla scena milanese con una società che si occupa di ecologia ma in realtà fa soldi sporchi. Soldi soldi soldi: parte la canzone e spuntano altri corrotti che paiono caricature, come Poggiolini, il Re Mida della sanità che cuciva le banconote dentro ai divani di casa e che ebbe l’ardire di dire, di fronte al pm che faceva l’elenco dei suoi beni, “Non sapevo di essere così ricco”. Parole simili a quelle di Eva Kaili (Qatargate, 2023): “Non sapevo dei soldi nascosti in casa”.
Massini ci ha mostrato la farsa del potere e ne ridiamo. Ma alla fine ci ha risprofondati nella tragedia. “La corruzione non produce cadaveri come invece fa il reato di omicidio?” Ecco che Massini ci mette davanti i sette giovani schiacciati dalle macerie della Casa dello studente, al terremoto dell’Aquila. Un edificio che venne ampliato dell’80% in barba a tutte le regole.
Massini ripropone infine le parole di Battiato: “Povera patria schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni, questo Paese devastato dal dolore. Ma non vi danno un po' di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?”
Straordinaria la serata di chiusura del Festival: con le mura del castello a fare da scenografia, il calore di un pubblico partecipe, i saluti non retorici del sindaco di Vernasca Gianluigi Molinari che ha ricordato Sergio Tralongo (uomo di origini calabresi, direttore del Parco dello Stirone e poi di quello dell’Aspromonte, che si oppose alla criminalità organizzata), gli applausi per Paola Pedrazzini, chiamata sul palco a suon di ovazioni.