Gabriele, il difficile ritorno in aula dei compagni

Vasto cordoglio per la morte del 18enne sulla Statale 45. Sognava di diventare medico. La sua prof di scienze al Respighi: «Quanto mancherà a tutti»

Ermanno Mariani
May 25, 2025|31 giorni fa
Gabriele Tancredi con il padre Massimo durante una vacanza al mare nel 2021
Gabriele Tancredi con il padre Massimo durante una vacanza al mare nel 2021
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 Il volto giovanissimo e sereno. Coperto di fiori, una felpa e i jeans che portava sempre, ai piedi del feretro i suoi stivali da motociclista: lo accompagneranno nel suo ultimo viaggio. Sabato 24 maggio alla Domus Piacentina una folla commossa ha voluto dare l’ultimo saluto a Gabriele Tancredi, 18enne studente del liceo scientifico Respighi, scomparso a poche settimane dalla maturità in un incidente motociclistico alla Pradella tra Bobbio e Coli. In prima fila i compagni di classe, la quinta B, rimasti a lungo in silenzio accanto a lui. 
Venerdì  pomeriggio, Gabriele stava percorrendo la Statale 45 insieme a due compagni di classe e appassionati motociclisti. Nei pressi della galleria del Barberino, la moto avrebbe preso un dosso: Gabriele ha perso il controllo del mezzo. Non andava veloce, ma la caduta è stata fatale. I due amici, che hanno assistito alla scena, sono intervenuti subito e hanno sperato fino all’ultimo.
«L’ho visto per l’ultima volta giovedì. Lo avevo interrogato in biotecnologie applicate, aveva fatto una bellissima esposizione. Gli avevo detto: ‘Vedi che quando vuoi sei bravo?’ Mi ha sorriso. È stata l’ultima volta che l’ho visto». Così lo ricorda Paola Gobbi, la sua insegnante di scienze. «L’ho avuto con me per quattro anni. Me lo ricordo che era uno scricciolo, magrolino e timido. In seconda era così, l’ho lasciato che era diventato un giovane uomo: solare, brillante», dice la prof.
Gabriele è stato un ragazzo pieno di passioni: lo studio della medicina, la moto, l’atletica. Era stato scout e aveva militato tra le file dell’Atletica Piacenza.
Gabriele durante una gara di atletica
Gabriele durante una gara di atletica
Il sogno di Gabriele era quello di diventare medico, come il papà e la mamma. «Li ammirava molto per la professione che svolgono», spiega ancora la professoressa. In classe, Gabriele e i suoi compagni avevano adottato un camaleonte, di cui si prendevano cura a turno. «Credo fosse un modo per sentirsi più uniti: lo accudivano con tanto affetto, mi chiedevano spesso quale fosse l’alimentazione migliore», racconta la docente, scossa dalla tragedia. «In classe senza di lui lunedì sarà durissima, a un passo dalla maturità, un esame che resterà nella memoria per tutta la vita. I compagni stanno raccogliendo foto, video, ricordi: le gite, le serate, un modo per sentirlo ancora vicino».