Emozione per l'ultimo saluto a Gabriele: "Vivremo anche per te"

Folla ai funerali di Gabriele Tancredi, scomparso a soli 18 anni in seguito a un incidente in moto avvenuto a Pradella, sulla Statale 45

Elisabetta Paraboschi
May 26, 2025|30 giorni fa
Emozione per l'ultimo saluto a Gabriele: "Vivremo anche per te"
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Davanti alla basilica di Sant’Antonino sono i rombi delle moto a salutare per l’ultima volta Gabriele Tancredi, morto ad appena diciotto anni per un incidente in moto a Pradella, sulla statale 45. Le parole non ci sono più, non esistono davanti alla morte di un figlio, di un fratello, di un amico, di un ragazzo di diciotto anni. Esistono i motori che girano e lo fanno forte, fortissimo: la moto di Gabriele, la sua Aprilia di cui era così orgoglioso, è parcheggiata in prima fila: gli amici, uno dopo l’altro, vi depongono delle rose bianche come la bara del ragazzo.
Nella chiesa le parole tornano: quelle dei compagni scout con cui Gabriele aveva condiviso un pezzo di strada, dei suoi prof, ma soprattutto degli amici, che lo ricordano coi suoi valori «che ci ha trasmesso, l’affrontare le situazioni con il sorriso e con la speranza, con quello sguardo meraviglioso che lasciava felicità e gioia». Lo chiamano «Gabo», di fianco alla bara si rivolgono a lui, ne ricordano «l’amore per quella maledetta moto, di quando avevi portato tua madre dietro, quando siamo andati per la prima volta a Rivergaro, quando passavi ore a scegliere gli accessori, della contentezza e dei sogni per questa lunghissima estate».
«Quella vita che sognavamo la vivremo anche per te - dicono - te lo promettiamo».
«C’è un’evidenza che nessuno può negare: la vita dell’uomo è segnata dalla presenza del dolore - sottolinea don Basini rivolgendosi a tutti ma soprattutto ai genitori Massimo e Simona e alla sorella Aurora - nella perdita di un figlio, tutto sembra perdere di significato: porteremo nel cuore il sorriso di Gabriele, le sue passioni per la moto e la montagna, la sua capacità di tessere dei legami di amicizia».
La bara esce: i motori incominciano ancora a rombare mentre i genitori abbracciano gli amici, li ringraziano. C’è un lungo, lunghissimo applauso: le parole non ci sono più, ma quello risuona alto nella piazza. E resta.