Popilia japonica: una nuova minaccia venuta da lontano

Lo scarabeo giapponese è un insetto innocuo per l’uomo ma molto dannoso in particolare per le coltivazioni di frutta

Claudia Molinari
July 9, 2025|26 giorni fa
Un esemplare di scarabeo giapponese
Un esemplare di scarabeo giapponese
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È salito all’onore delle cronache per la sua capacità di devastare prati e alberature.
Lo scarabeo giapponese, nome scientifico Popillia japonica (insetto di origine asiatica) è diventato tristemente noto negli ultimi tempi in tutto il nord Italia, in particolare nelle province di Milano e Bergamo, dalle quali giungono segnalazioni sempre più numerose, che riguardano la presenza dell’insetto particolarmente diffuso in diverse aree verdi meneghine, come San Siro, l’Ippodromo La Maura, parco Sempione e Garibaldi.
A fornire maggiori dettagli, circa questo “pericolo” sempre più vicino provvede il prof. Emanuele Mazzoni, docente di Entomologia agraria presso il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DiProVeS) della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «Questo insetto - chiarisce l’esperto - ha iniziato a diffondersi in alcune aree dell’Italia settentrionale da ormai più di una decina di anni, molto probabilmente viaggiando clandestinamente su qualche mezzo di trasporto. Gli adulti sono lunghi circa 1 cm, di forma all’incirca ovale, hanno un colore verde e bronzo metallizzati con cinque ciuffi di peli bianchi su ogni lato del corpo e due nella parte posteriore ».
« Innocui per l’uomo, si aggregano in gruppi molto numerosi e possono nutrirsi di tante piante e frutti differenti. Amano molte piante da frutto ma anche la vite, il mais e la soia. I danni più rilevanti si hanno sui piccoli frutti ».
«Gli adulti sono attivi già dalla tarda primavera, con una presenza più intensa nei mesi di giugno e luglio: depongono le uova nel terreno, con preferenza per i prati umidi dove le larve nascono e vivono cibandosi di radici fino all’autunno. Nella primavera successiva, quando completano la metamorfosi, si trasformano in adulti. Non gradiscono terreni troppo secchi o lavorati, mentre tra i danni maggiori che possono provocare ci sono anche quelli ai tappeti erbosi dei campi sportivi».
Essendo una specie esotica e molto dannosa, è legalmente considerata un “organismo no-civo da quarantena prioritario” e per questo i servizi fitosanitari, nazionale e regionali, si occupano di attivare tutte le misure possibili per limitarne la diffusione, fornendo anche le indicazioni per combattere la specie attraverso i loro canali informativi.
Per difendersi dall’insidioso insetto, le armi più efficaci non sono gli insetticidi: « Le soluzioni migliori - dice il professore - sono quelle alternative di tipo biologico o meccanico, come le reti antinsetto. Gli insetti che entrano in casa o che si trovano nei giardini e negli orti, inoltre, possono essere eliminati gettandoli in un secchio con acqua e sapone o con del detersivo per i piatti. Quello che invece è assolutamente sconsigliato fare è utilizzare privatamente le trappole, perché attirano molti più individui di quanto non riescano a catturarne immediatamente. Con il rischio di aumentare il danno e, fatto gravissimo, di ampliare l’area di presenza di Popillia, richiamando gli adulti verso zone ancora non contaminate».

La situazione in provincia di Piacenza

In provincia di Piacenza l’insetto è presente e si sta espandendo nella zona nord-occidentale, quindi lungo l’asse dell’Oltrepo Pavese, fino a Castelsangiovanni.
«Le catture - spiega il prof. Emanuele Mazzoni, docente dell’Università Cattolica - nell’ultimo anno hanno mostrato (come evidenziano i dati del dottor Ruggero Colla del Consor-zio fitosanitario) una forte impennata soprattutto a Castelsangiovanni con diverse migliaia di individui catturati. Inoltre, è probabile che la specie si stia comunque espandendo ulteriormente verso anche altri comuni del territorio provinciale. I servizi fitosanitari stanno facendo un’importante attività di monitoraggio nelle aree focolaio, cercando anche di sperimentare nuove tecniche di lotta, come per esempio, la diffusione di funghi patogeni per gli insetti». Mazzoni chiarisce che si tratta di una specie polifaga, che quindi mangia di tutto. Va detto però che trova condizioni favorevoli per lo sviluppo dove ci sono molti prati: «Quindi non è una situazione normalissima da noi, almeno non nelle zone più in pianura, perché i terreni sono quasi tutti arativi e appunto i terreni lavorati non sono adatti per lo sviluppo della specie».