Da New York a Rivalta per il sì. «Lo devo a papà che partì da qui povero»
Ernesto e Aurelia si sono sposati presenti amici dall'America e dalla Valtrebbia. Lo sposo è il figlio di Ernesto Bertuzzi che emigrò nel 1954 da Bobbio

Elisa Malacalza
June 23, 2025|2 giorni fa

Ernesto e Aurelia pronti alla nuova vita insieme © Effetrestudio
Si vedono subito da lontano certe coppie, quando arrivano sull’altare solo avendo vissuto la gioia, non il dolore che cambia, che unisce, che smaschera e scarnifica. Che ci fa amare di più. Aurelia Occhibove e Ernesto Bertuzzi, 51 anni entrambi, hanno vissuto una vita a New York, figli di emigrati italiani, prima di incontrarsi e capire che era proprio da una vita che si stavano aspettando: si sono innamorati lì, nella difficoltà di una "salita", nella ferita che diventa feritoia nel riconoscere l’altro, fragile da solo, forte insieme.
«Aurelia ha avuto gravi problemi di salute. Per lei è stato un periodo molto difficile», spiega Ernesto. «Ma lui non mi ha mai lasciata sola, mi ha trattata come una regina. E mi sono innamorata», si commuove lei. Si erano conosciuti come accade quasi sempre: per caso, a una serata tra amici. «Sì, Ernesto era amico di mia sorella. Una sera di sette anni fa, in America, siamo andati a mangiare fuori insieme, in gruppo, e ho pensato che avrei voluto davvero conoscerlo meglio», sottolinea Aurelia.
Al castello di Rivalta, venerdì, hanno promesso di essersi fedeli sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarsi e onorarsi tutti i giorni della loro vita.
Sono tornati infatti in valle dalla Grande Mela qualche ora prima portando con loro novanta invitati; e altri quaranta, compreso il sindaco di Bobbio Roberto Pasquali, li hanno raggiunti invece da tutta la loro Valtrebbia. Ernesto, lo sposo, è infatti figlio dell’Ernesto Bertuzzi classe 1942 e cittadino onorario di Bobbio: una vita, la sua, che insegna a resistere e a credere nei sogni. Partì all’alba a 13 anni con mamma Luisa sul "bastimento" che salpava da Genova; la nave era carica di miseria economica, mai umana o spirituale. Ernesto sentì dire in dialetto, mentre mamma poco prima chiudeva la casa, «Guarda bene Bobbio, non la vedrai più».
Lui, invece, ha fatto fortuna e ci è tornato ogni estate, comprando una casa in piazza Duomo e trasmettendo l’amore per le sue radici di mezzadro al figlio, che ha quindi scelto di sposarsi in Valtrebbia. Bertuzzi sr, poco più che bambino, già negli anni Sessanta lavorava in un supermercato, ogni giorno, dopo la scuola (così diversa da quella della sua Freddezza), e a 22 anni aveva già fondato l’impresa edile che arriverà a contare 200 dipendenti e committenti come il presidente Donald Trump.
Nei giorni scorsi in valle è tornato anche papà Ernesto, per stare accanto al figlio diretto all’altare con Aurelia, che è nata a Latina, vive a New York da 44 anni e di professione fa l’igienista dentale. La proposta di matrimonio, ovviamente, non poteva che essere sul ponte Gobbo, presenti i figli di entrambi: Ernesto si è inginocchiato, tenendo in mano l’anello pensato e voluto per Aurelia. A Bobbio la coppia ha fatto anche la prima vacanza insieme.
«Il paese ci ha sempre accolti come persone di famiglia, come se papà non se ne fosse mai andato», sottolinea Ernesto. «I nostri figli ci chiedono Quando torniamo in Valtrebbia? soprattutto per i piatti prelibati. Vogliamo davvero ringraziare tutti, siamo molto emozionati», dicono seguiti passo dopo passo dalla wedding planner Giulia Pilotta. Il castello, dove già si sono sposati nobili e vip (ultima Francesca Ferragni, sorella dell’arcinota Chiara) e dove Margaret di Inghilterra era di casa, è stato tutto prenotato: gli invitati hanno potuto ammirare il grande salone d’onore, la meravigliosa sala da biliardo, il chiostro, il parco con le terrazze a piccolo sul Trebbia, la piscina, la foresteria.
Catering con show cooking, pizza fritta, barbeque, salumi, formaggi tortelli. Fiori tra bianco e crema, con tocchi di rosa chiaro: ortensie e romantiche rose i prevalenti. Diffuso l'uso del candelabro. Un look rinascimentale.
Un ringraziamento speciale va anche a Giulia, alla vigilia delle nozze: «Poter contare su qualcuno che ti aiuta nell’organizzazione del matrimonio è fondamentale. Sa gestire anche gli imprevisti. Giulia si è sempre e solo preoccupata di una cosa: che noi fossimo felici», commenta Aurelia. E con lei anche tutta la valle si commuove al pensiero di quel bambino partito sulla nave con la sua mamma, e al pensiero di quel «Mi vuoi sposare?» a pochi metri dalla casa che si pensava nel 1954 fosse stata chiusa per sempre. Al pensiero di un amore che supera gli oceani e fa "infuocare" - solo metaforicamente, con i fuochi d'artificio - anche la torre del castello.
