La plastica dai fiumi alle coste. Ecco il progetto "PoSalvaMare" per combattere l'inquinamento

Nuova iniziativa dell'Autorità di bacino del fiume

Leonardo Chiavarini
June 10, 2025|15 giorni fa
Rifiuti di plastica lasciati sul lungo fiume
Rifiuti di plastica lasciati sul lungo fiume
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La presenza di plastiche negli oceani è un problema enorme e rappresenta anche il principale tema della giornata mondiale degli oceani 2025. Plastiche e microplastiche, però, non arrivano a mari e oceani soltanto tramite le imbarcazioni che le solcano, ma, soprattutto a causa dei rifiuti trasportati dai fiumi. Secondo Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) infatti circa l'80% dei rifiuti marini proviene da fonti terrestri. Insomma, nelle lingue azzurre che attraversano le terre emerse, l'uomo riversa i suoi rifiuti, incurante dei danni che produce al suo pianeta, sulla terra e nell'acqua. Il Po, grande fiume d'Italia, è tutt'altro che esente da fenomeni di inquinamento da plastica.
Come conferma l'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (AdbPo), nel letto e lungo le rive del fiume, si trovano soprattutto resti di polietilene, provenienti da fusti utilizzati in ambito agricolo e industriale e da contenitori per liquidi. Per quanto riguarda le microplastiche, invece, le principali sono polimere, utilizzate nel settore civile e in quello industriale. Ne fanno parte: il polistirene espanso (materiale d'isolamento), il polietilene (rivestimenti, bottiglie, flaconi, pellicole), il polipropilene (contenitori, imballaggi ecc), il polistirolo e la poliammide (impiegata anche nell'abbigliamento). I pesci e gli uccelli di fiume, spesso, finiscono per scambiare i frammenti plastici per cibo commestibile e questo li porta a morti dolorose. In mare, la strage della plastica si fa anche peggiore. Alcuni anni fa, il Wwf rilasciò un dato drammatico, citando uno studio condotto sulle sole tartarughe Caretta caretta del Mediterraneo: risultava che circa l'80% degli esemplari avesse ingerito materiali plastici. Il problema è grave ed il danno alla natura e alla fauna di fiumi e mari è enorme, ma c'è più di una soluzione. L'ultima è stata presentata solo pochi mesi fa dall'AdbPo. Si chiama "PoSalvaMare” ed è un progetto per la riduzione e il recupero di plastic litter nei corsi d'acqua del distretto del Po. L'iniziativa muove dal rafforzare ciò che gli enti preposti fanno già da anni e, in un certo modo, dalla volontà di mettere tutto a sistema, grazie a linee comuni e strumenti tecnologici. I territori di Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna (con l'importante snodo di Monticelli d'Ongina) uniti in 4 volontà d'azione: raccolta, prevenzione, informazione e coinvolgimento della comunità. Sono tre, invece, le principali linee del progetto. Gli interventi strutturali prevedono l'acquisizione e l'utilizzo di dati satellitari per mappare le aree di accumulo della plastica, l'installazione di smart camera per il monitoraggio del plastic litter nei fiumi e l'installazione di barriere galleggianti per trattenere i rifiuti flottanti. A queste attività si associano campagne di raccolta e gestione dei rifiuti, i quali possono finire per essere riciclati. Agli aspetti più tecnici, si abbinerà però anche una forte comunicazione rivolta ai cittadini, in particolare a quelli più giovani attraverso la realizzazione di una piattaforma online. Il progetto è frutto della collaborazione di più realtà. All'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, infatti, si affiancano l'Università di Padova – Dipartimento di Geoscienze, Plastic Free, Legambiente, Consorzio Est Ticino Villoresi, Achab, AiPo e Infrastrutture venete.
Da sinistra: Elena Carra, Marta Campagnoli e Cristina Gaidolfi
Da sinistra: Elena Carra, Marta Campagnoli e Cristina Gaidolfi
TRE PIACENTINE E LA LORO ESTATE VERDE CON LEGAMBIENTE
Anche la solita vacanza relax può tramutarsi in un incubo. Immaginatevi lì , ustionati sotto l'ombrellone, con le dita ancora unte di crema solare, un libro in mano e fin troppa luce per leggere; la sabbia rovente è tutta intorno a voi e, a pochi ombrelloni di distanza, ci sono anche dei vicini rumorosi, muniti di tutto l'occorrente per il pranzo della domenica, comprese le urla di nonni e bambini. Insomma, le vacanze non devono essere per forza rilassanti per rilassare davvero: la pensa così Legambiente Pc, che, la scorsa settimana nelle sale di Rathaus, ha organizzato un evento per presentare al pubblico alcune idee per vacanze alternative. «Esperienze in cui è possibile unire il divertimento dello stare insieme con l'attività di volontariato per una giusta causa», ha spiegato la presidente Laura Chiappa.
L'associazione del cigno verde diffusa a livello nazionale, infatti, da anni organizza una serie di campi, in Italia e all'estero, potendo contare sulla collaborazione di varie realtà locali, radicate nei territori. «Un campo di volontariato è un modo per mettersi in gioco – ha continuato Chiappa –. Si può dare un contributo concreto alla salvaguardia del territorio, sperimentare uno stile di vita più sostenibile, fare nuove amicizie e scoprire posti nuovi». Per i campi non ci sono grossi limiti di mete (si può restare in Italia o scegliere di avventurarsi in Paesi esotici e lontani) e, soprattutto, non ci sono limiti di età: possono partire tutti, giovani e meno giovani. Da Rathaus, tre piacentine hanno raccontato le loro personali esperienze. Elena Carrà e Marta Campagnoli sono due amiche recatesi insieme in Thailandia, mentre, Cristina Gaidolfi ha invece scelto di vivere il suo campo a bordo di una storica barca a vela, a largo dell'Isola d'Elba. «Sono esperienze che ti cambiano – hanno commentato le due amiche –. Abbiamo scelto di condividere un viaggio che avesse uno scopo umanitario e così abbiamo scelto questo progetto di stampo educativo in Thailandia. Ci siamo trovate in una terra accogliente, abbiamo vissuto a casa di Thon e Chawisa, una coppia di dirigenti scolastici, e soprattutto abbiamo incontrato i bambini di tante scuole». Il progetto scelto da Carrà e Campagnoli, infatti, verteva sui temi dell'educazione interculturale e dello sviluppo sostenibile, in particolare gli obiettivi 13, 14 e 15 dell'Agenda 2030, ovvero, rispettivamente, "agire per il clima”, "vita sott'acqua” e "vita sulla terra”.
«Da questa esperienza abbiamo imparato tanto – hanno continuato le ragazze –. Sono stati giorni faticosi, ma di arricchimento e di grandi soddisfazioni. Un viaggio che è stato un po' un perdersi per ritrovarsi». Grande entusiasmo anche nelle parole di Cristina, che ha ricordato con gli occhi lucidi le emozioni provate a bordo di un veliero del 1920. «Ho scoperto il progetto quasi per caso – ha raccontato –. Stavo infatti cercando qualcosa di diverso dalla solita vacanza tradizionale. Vivere la barca a vela è sempre stato uno dei miei sogni, così ho scelto di realizzarlo. In 8, tutti sconosciuti tra di noi, siamo salpati a bordo dell'imbarcazione targata "Diversamente marinai” (associazione nata all'Isola d'Elba dalla passione di un gruppo di velisti disabili e normodotati ndc) e abbiamo iniziato un'operazione di beach littering». Per una settimana, Cristina e il resto dell'equipaggio hanno recuperato rifiuti e monitorato lo stato di pulizia delle spiagge, censendo anche la presenza di materiali plastici. Un'avventura che la donna si è sentita di consigliare, per il valore ambientale e umano.