«Avrei voluto allenare i Lyons, ma restano la mia famiglia»

L’ex azzurro saluta i bianconeri dopo ben 15 stagioni, dirigerà il Monferrato. «A Piacenza mi sento a casa»

Corrado Todeschi
Corrado Todeschi
June 22, 2025|3 giorni fa
Tino Paoletti nelle vesti di allenatore - © Libertà/Angela Petrarelli
Tino Paoletti nelle vesti di allenatore - © Libertà/Angela Petrarelli
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«Non ho mai sofferto di nostalgia di casa, mi trovo talmente bene a Piacenza che ho deciso ormai da anni di farne la mia città. Soltanto quando ho voglia di una bistecca come si deve, torno nella mia Firenze».
 Non ci siamo permessi di chiedere quale sia il peso della fiorentina più grande mai divorata daTino Paoletti, l’ex giocatore della Nazionale che al Piacenza Rugby prima, ma soprattutto nei Lyons, ha fatto valere con tecnica e ardore i suoi numeri: un metro e 83 centimetri di altezza per 124 chilogrammi di muscoli ai bei tempi, quando il pilone (oggi 47enne) è stato tra i più forti giocatori mai visti all’opera al Beltrametti.
Certo, l’amore ha contribuito in maniera decisiva alla trasformazione di questo toscanaccio dallo sguardo truce, ma che non appena apre bocca è un concentrato di battute, ironia e simpatia in salsa toscana. Perché nonostante la permanenza ormai consolidata nella sua Casaliggio con l’adorata moglie Isabella, anch’ella ex giocatrice, l’accento da fiorentino verace non è stato scalfito nemmeno di un millimetro. E ora, nonostante l’addio annunciato nei giorni scorsi, Paoletti non abbandona di certo Piacenza.
«Ma certo che no – spiega l’ormai ex componente dello staff tecnico della prima squadra dei Lyons - affronto con grandissimo entusiasmo questa prova che mi attende a Monferrato, da head coach, ma io resto un piacentino acquisito. E non lascio del tutto nemmeno i Lyons, perché proseguirò nella collaborazione per la crescita del settore giovanile».
Sia sincero: qualcuno dice che lei si sarebbe aspettato di allenare la prima squadra nel campionato Élite dopo queste stagioni da assistente e allenatore della mischia.
«Secondo lei non ci ho pensato o sperato? Certo che sì, rappresenta tuttora un mio grande desiderio».
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