Da "Veleno" a "Cono d'ombra", il podcast d'inchiesta secondo Pablo Trincia

Il giornalista e autore televisivo è diventato uno dei podcaster più prolifici raccontando le storie più oscure del nostro paese

Fabrizia Malgieri
June 21, 2025|4 giorni fa
Pablo Trincia - © Libertà/Fabrizia Malgieri
Pablo Trincia - © Libertà/Fabrizia Malgieri
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Gli italiani amano i podcast. Chissà se è per via della nostra passione, dura a morire, nei confronti della radio - nonostante una lieve inflessione nel primo trimestre del 2025, che registra un calo del 3,5% in termini di ascoltatori medi secondo gli ultimi dati Audiradio - che si conferma un’importante costante nella nostra “dieta” mediatica, ma è evidente che questa nuova forma di storytelling si rivela sempre più interessante per il grande pubblico. E i temi non mancano: dall’attualità all’approfondimento, passando per il true crime e le inchieste, sono diversi i prodotti che vengono pubblicati ogni giorno sulle tante piattaforme a disposizione, e nella maggior parte dei casi in forma completamente gratuita.
Spesso supportati da sponsor che rendono questo modello mediale sostenibile, i podcast oggi rappresentano un prodotto culturale profondamente radicato nelle nostre abitudini, al punto che sono circa 12 milioni gli utenti che ascoltano podcast almeno una volta al mese, che corrispondono a circa il 39% della popolazione compresa tra i 16 e i 60 anni. I più ascoltati? “La Zanzara” di Giuseppe Cruciani e David Parenzo si conferma il più apprezzato, con oltre 50 milioni di ascolti solo su Spotify, a cui seguono “Elisa True Crime” (dedicato a casi di cronaca nera, condotto da Elisa De Marco), “Indagini” di Stefano Nazzi, “One More Time” di Luca Casadei, che racconta storie di personaggi famosi, e “Non hanno un amico” di Luca Bizzarri, che spazia tra argomenti di attualità e intrattenimento. Non sorprende che tra i prodotti di intrattenimento spiccano, ovviamente, podcast dedicati alla cronaca nera e giudiziaria, confermando - esattamente come si raccontava lo scorso venerdì, a proposito di “Belve Crime” - la grande attenzione del pubblico italiano nei confronti del genere “crime” o delle inchieste giornalistiche.
La locandina del podcast "Veleno"
La locandina del podcast "Veleno"
Tra gli autori che hanno trovato nei podcast un luogo accogliente per le proprie inchieste, è il giornalista e autore televisivo Pablo Trincia, il quale oramai da qualche anno si occupa di numerosi casi di cronaca (nera e giudiziaria) attraverso questo particolare formato. Grazie alla sua collaborazione con SkyTg24, che ospita la docu-serie realizzata a partire dal podcast, Trincia ha riportato alla luce casi dimenticati dall’opinione pubblica, o rileggere quegli stessi avvenimenti dando voce ai protagonisti o a chi ne è stato coinvolto anche a latere. Una delle inchieste che hanno sancito il successo di Trincia nel mondo dei podcast è senza dubbio “Veleno” - un’audio-inchiesta a puntate del 2017 in cui il giornalista ripercorre l’agghiacciante storia dei “diavoli della Bassa modenese”, un fatto di cronaca accaduto tra il 1997 e il 1998. Sul finire degli anni Novanta, in due paesini emerse un importante scandalo giudiziario, che portò all’arresto di venti persone e all’allontanamento di sedici bambini dalle rispettive famiglie, assegnati poi a genitori affidatari. Stando alle testimonianze di servizi sociali e psicologi che avevano a lungo interrogato i bambini, questi sarebbero stati vittime di abusi da parte dei genitori naturali, oltre a essere stati “ceduti” a terzi per prendere parte a macabri riti satanici all’interno di cimiteri. È stato solo un decennio dopo, a sentenza definitiva, che si assistette ad un impensabile colpo di scena: si scoprì, infatti, che i bambini si erano inventati tutto, suggestionati dagli assistenti sociali e dal continuo ripetersi delle accuse. Il podcast di Trincia ricostruisce in modo impeccabile le diverse parti della storia, con il grande pregio di non prendere mai una posizione, se non lasciarsi andare ad una propria opinione solo a conclusione del racconto - con l’intento, dunque, di non “viziare” mai il punto di vista dello spettatore e lasciare che quest’ultimo attivi un processo critico dei fatti in modo autonomo.
Dopo il grande successo di “Veleno”, che è diventato successivamente anche un libro e una docu-serie per Amazon Prime Video, l’autore televisivo ha continuato il suo operato con altri progetti molto importanti, spaziando dal caso di Elisa Claps (“Dove nessuno guarda”), passando per “Il dito di Dio” (incentrato sulla strage della nave Costa Concordia) fino a “E poi il silenzio”, che ripercorre il devastante iter giudiziario legato al disastro dell’Hotel Rigopiano, avvenuto nel gennaio 2017. Tutte opere che mantengono la stessa struttura e lo stesso formato – solitamente attorno ai 6-7 episodi dalla durata di 40 minuti ciascuno – e che, avvalendosi del contributo di testimoni, avvocati e anche familiari/conoscenti di chi è coinvolto nel caso in questione, tende a conferirne una luce inedita, anche semplicemente riscostruendo tassello dopo tassello quanto accaduto, lontano dai clamori e dai sensazionalismi mediatici. Ultimo in ordine di pubblicazione è il podcast uscito appena qualche settimana fa, intitolato “Cono d’ombra - La storia di Denis Bergamini”, su cui Trincia cui ha lavorato a quattro mani con la storica collaboratrice e autrice Debora Campanella. In pochi forse ricorderanno la vicenda di Bergamini: giovane e talentuosa promessa del calcio nostrano, il 27enne - originario di Argenta, nella provincia di Ferrara - morì in una piovosa notte di novembre nel 1989 a Roseto Capo Spulico (in provincia di Cosenza), in circostanze che - almeno fino a qualche anno fa - erano state archiviate come morte volontaria.
"Il cono d'ombra"
"Il cono d'ombra"
Nonostante l’archiviazione del caso, non sono mancati sospetti attorno al tragico avvenimento: negli anni, infatti, la stessa trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” ha più volte riportato i riflettori sul caso Bergamini grazie anche all’insistenza dei familiari del giovane, instillando dubbi sulle reali circostanze in cui avvenne il presunto suicidio. A supporto della famiglia Bergamini, non sono mancati i tifosi del Cosenza Calcio i quali, la maggior parte piccolissimi al momento della scomparsa dell’atleta, si sono riuniti in numerosi gruppi online, chiedendo la riapertura delle indagini e, di conseguenza, la verità sull’incidente. Grazie alle numerose testimonianze, a partire da quelle di amici e compagni di squadra dello stesso Bergamini, Trincia e Campanella imbastiscono un racconto denso, potente, attraverso cui si ricostruiscono con dovizia di particolari gli ultimi istanti vissuti dal giocatore. La forza di “Cono d’ombra”, esattamente come i lavori precedenti di Trincia, risiede nella sua capacità di ricostruire punto per punto ogni aspetto del caso in analisi, ma mai con piglio morboso: il grande rispetto che Trincia nutre nei confronti delle vittime di cui si fa voce è palpabile sin dai primissimi istanti. Non ci sono giudizi, non ci sono accuse: lo stile di Trincia è asciutto, chiaro e super partes, con la volontà di lasciar parlare le diverse parti coinvolte senza che l’una prevalga sull’altra. In un’epoca in cui ci ergiamo in qualità di giudici popolari e in cui esistono i cosiddetti “tribunali dei social”, l’operato di Trincia - così come di tanti altri autori che hanno scoperto nel podcast un metodo potente attraverso cui raccontare storie - si avvale di un’imparzialità che è difficile trovare in altre forme mediali contemporanee. Ciò che prevalgono sono i fatti, dove non viene mai messo in discussione, o quantomeno non in modo polemico, l’andamento delle indagini: ci sono domande, tante tantissime, le cui risposte vengono lasciate alle aule di tribunali, e non in pasto agli ascoltatori – i quali, tuttavia, possono formulare proprie ipotesi o, magari, semplicemente venire a conoscenza di storie che spesso vengono messe in secondo piano perché ritenute oramai “poco notiziabili” dai tanti salotti che riempiono i pomeriggi delle nostre reti televisive. Perché questo è lo scopo dei prodotti di inchiesta, ossia far luce – anche a distanza di decenni – su quelle che sono le diverse tessere di un puzzle ancora irrisolto, o di cui alcune parti difficilmente riescono a incastrarsi perfettamente tra loro. “Cono d’ombra – La storia di Denis Bergamini”, così come tutti i prodotti podcast realizzati da Pablo Trincia, sono disponibili gratuitamente su Spotify e su altre piattaforme.