Droni in campo: sperimentazione per la distribuzione di fitofarmaci sul pomodoro da industria
Il progetto, promosso dal Consorzio Fitosanitario di Piacenza, presso l’azienda agricola Cattivelli a Vallera
Redazione Online
May 30, 2025|26 giorni fa

È iniziata lunedì 26 maggio, presso l’azienda agricola Cattivelli a Vallera, la sperimentazione ufficiale sull’utilizzo di droni per la distribuzione di fitofarmaci sul pomodoro da industria. Il progetto, promosso dal Consorzio Fitosanitario di Piacenza, rappresenta una delle prime prove strutturate a livello nazionale di utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto (droni) per la difesa fitosanitaria su questa coltura ad alto valore aggiunto e di cui Piacenza, con i suoi 10.000 ettari dedicati, si conferma areale strategico.
La sperimentazione si colloca nel quadro delle autorizzazioni ministeriali rilasciate solo in via eccezionale, che permettono l’impiego dei droni in deroga al divieto generale sulla distribuzione aerea di agrofarmaci. Il protocollo, definito a livello ministeriale e coordinato dal Settore fitosanitario e difesa delle produzioni della Regione Emilia-Romagna, è rigoroso e punta a verificare in campo l’efficacia, la precisione e la sostenibilità di questi mezzi.
«Nonostante i droni siano già impiegati in contesti internazionali per agricoltura di precisione – spiega il direttore del Consorzio Fitosanitario, Ruggero Colla – la normativa italiana ne vieta tuttora l’uso per la distribuzione di fitofarmaci, equiparandoli ai mezzi aerei tradizionali. Tuttavia, grazie a questa sperimentazione controllata, sarà possibile dimostrarne la reale utilità nei casi in cui i terreni siano impraticabili o l’intervento tempestivo sia decisivo per la protezione della coltura».
La prova si sviluppa su due parcelle di pomodoro da industria da 2.500 m²: una trattata con drone, l’altra con metodi convenzionali. Una terza area di circa 1.000 m² funge da testimone. Nella prima fase, sono previsti due trattamenti: il primo si è svolto il 26 maggio, il secondo è programmato per i primi giorni di giugno. Seguiranno due ulteriori interventi in momenti diversi di sviluppo della pianta, per valutare l’efficacia in fasi di bassa e alta vegetazione. I rilievi includono anche analisi di residui attraverso un centro di saggio.
Il drone impiegato è un mezzo da 50 litri di capacità, gestito da una ditta specializzata. Il sistema permette interventi a bassa quota, su traiettorie prestabilite, senza compattare il suolo e con minime emissioni.
«L’intervento con drone – conclude Colla – è molto diverso dai trattamenti aerei tradizionali: non si discosta molto da quello convenzionale, per via della bassa altezza di volo e della vicinanza alla coltura. È una tecnologia che può contribuire realmente a un’agricoltura più sostenibile, precisa e sicura».