Joan Baez, maestra di coraggio: «Se qualcuno te lo mostra, diventi coraggioso anche tu»
La celebre cantante e attivista ha presentato a Milano il suo libro poetico "Quando vedi mia madre, chiedile di ballare"

Eleonora Bagarotti
June 12, 2025|13 giorni fa

Il reading di Joan Baez alla Milanesiana
È una Joan Baez fiera, lucidissima ma con quel tocco di fragilità che, con gli anni, l’ha resa ancora più sensibile, quella che ha incontrato stampa e pubblico a Milano nei giorni scorsi.
Un sorriso aperto, sempre presente verso chi si rivolge a lei. «La pace?» osserva. «Non è la mia parola preferita, se ne abusa. Non dovrebbe essere solo una parola, ma un dato di fatto, un’attitudine anche personale. Tutti oggi ne parlano, ma poi diventa noiosa».
Un sorriso aperto, sempre presente verso chi si rivolge a lei. «La pace?» osserva. «Non è la mia parola preferita, se ne abusa. Non dovrebbe essere solo una parola, ma un dato di fatto, un’attitudine anche personale. Tutti oggi ne parlano, ma poi diventa noiosa».

L’occasione di incontrarla è la presentazione del suo nuovo libro, edito da La Nave di Teseo (infatti è Elisabetta Sgarbi ad averla invitata alla sua Milanesiana). S’intitola “Quando vedi mia madre, chiedile di ballare” (192 pp, 16 euro) e contiene i ricordi in rime sparse di una vita intera, anzi di più vite. Joan parte, addirittura, dall’esistenza materna ancora prima che lei nascesse. Si ricongiunge a lei e al padre con i suoi pensieri, le sue aspettative. Passa attraverso la propria maternità, il suo ruolo artistico nella musica e nell’attivismo. Arriva, poi, agli anni della vecchiaia e dell’accudimento, con riflessiva tenerezza, fino alla sua emozionante lettura in un Teatro Parenti dove non si sente volare una mosca. Perché tutti, anche i meno nostalgici, sono consci di trovarsi di fronte a un pezzo di storia americana, una donna che rappresenta moltissimi valori - per le altre donne e per l’umanità. Aggiungo, con sguardo oggettivo, che a 84 anni, Joan Baez è una donna bellissima, forse ancora di più di quando era giovane.
Nel libro, ed emergono dal dialogo (come sorta di "fantasmi" onnipresenti) con lo scrittore Sandro Veronesi e la regista Andrée Ruth Shammah - che sciorinano, a loro volta, lunghe riflessioni, anche politiche sull’Italia - ci sono anche Bob Dylan e Jimi Hendrix, il rapporto con la sorella Mimi Farina, la natura e l’arte (Joan dipinge da molti anni e ha un bellissimo sito in cui espone ritratti e paesaggi: www.joanbaez.com - sezione Artwork).
Il reading si chiude con un omaggio a Gianni Morandi e all’Italia: con voce ormai tremolante (Joan ha deciso qualche anno fa di ritirarsi dalle scene), Baez intona «c’è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi, quello è il grande prato dell’amore».
Nel libro, ed emergono dal dialogo (come sorta di "fantasmi" onnipresenti) con lo scrittore Sandro Veronesi e la regista Andrée Ruth Shammah - che sciorinano, a loro volta, lunghe riflessioni, anche politiche sull’Italia - ci sono anche Bob Dylan e Jimi Hendrix, il rapporto con la sorella Mimi Farina, la natura e l’arte (Joan dipinge da molti anni e ha un bellissimo sito in cui espone ritratti e paesaggi: www.joanbaez.com - sezione Artwork).
Il reading si chiude con un omaggio a Gianni Morandi e all’Italia: con voce ormai tremolante (Joan ha deciso qualche anno fa di ritirarsi dalle scene), Baez intona «c’è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi, quello è il grande prato dell’amore».

Meno speranzosa, o meglio più pragmatica, è la Baez che incontra la stampa in una sala piena di sole - ma, forse, è la luce del suo sguardo. «L’America di Trump è una delusione, un orrore... non ce lo aspettavamo. Oggi c’è crudeltà, ma l’attivismo non è ancora morto. Ci sono tante persone impegnate a cambiare le cose, che forse però non scendono in strada». Guarda di lato, dispiaciuta nel pensare che all’attivismo degli anni Sessanta (quello delle marce al fianco di «Martin Luther King, un uomo eccezionale, mite ma con un senso dell’umorismo straordinario nel privato... ancora oggi, quando penso a lui, mi viene da piangere...») sia seguito «un lungo periodo di pigrizia, ed ecco cosa è successo».
«Sono preoccupata per le giovani generazioni, conscia di aver vissuto un momento storico molto speciale, nonostante le guerre non siano mai mancate» confida Joan. Il tutto, con una grazia e una fierezza che accompagna non solo le sue parole, ma anche i movimenti delle sue braccia. Era dai tempi dei miei incontri con Nanda Pivano che non vedevo bracciali e ciondoli etnici tanto belli...
E una frase che vale più di qualsiasi altra “pruderie” dylaniana che in tanti le chiedono ( «vede Bob?», «lo sente?», «le è piaciuto il film con Chalamet?») ed è la seguente: «Il coraggio? Non tutti nascono con il coraggio, ma è qualcosa che si può conquistare se altri te lo mostrano e ti aiutano a provarlo dentro di te».
L’idea di una comunità, di un’esistenza che ha senso se condivisa con gli altri, di un mondo migliore. Ecco chi è Joan Baez, oggi.
«Sono preoccupata per le giovani generazioni, conscia di aver vissuto un momento storico molto speciale, nonostante le guerre non siano mai mancate» confida Joan. Il tutto, con una grazia e una fierezza che accompagna non solo le sue parole, ma anche i movimenti delle sue braccia. Era dai tempi dei miei incontri con Nanda Pivano che non vedevo bracciali e ciondoli etnici tanto belli...
E una frase che vale più di qualsiasi altra “pruderie” dylaniana che in tanti le chiedono ( «vede Bob?», «lo sente?», «le è piaciuto il film con Chalamet?») ed è la seguente: «Il coraggio? Non tutti nascono con il coraggio, ma è qualcosa che si può conquistare se altri te lo mostrano e ti aiutano a provarlo dentro di te».
L’idea di una comunità, di un’esistenza che ha senso se condivisa con gli altri, di un mondo migliore. Ecco chi è Joan Baez, oggi.

E UN'AUTOBIOGRAFIA IMPERDIBILE
Senza nulla togliere al bellissimo, poetico e intimo libro che Joan Baez ha presentato nei giorni scorsi a Milano, un libro imperdibile è la sua autobiografia, pubblicata più volte anche in italiano: “E una voce per cantare”. Scritta in modo sublime, accattivante e con la consueta sincerità spiazzante, in parallelo all’esistenza di Joan - dalla famiglia al rapporto con Bob Dylan, dal matrimonio alla maternità, dal divorzio alla relazione con Steve Jobs (ma anche un’esperienza omosessuale con una fan in gioventù) - scorrono ovviamente non solo tantissimi dettagli artistici e musicali, ma anche le sue lotte sociali e politiche. Ci sono aneddoti cristallini come quello in cui lei incappa per errore in Martin Luther King mentre esce dalla stanza d’hotel con una donna che non è sua moglie (lui stempera l’imbarazzo dicendole “Non sono Gesù Cristo, ora lo sai”, lei replica “E io non sono la Vergine Maria”) e momenti più pregnanti e significativi come, appunto, la loro Marcia su Washington.
Ci sono poi i momenti in cui Dylan scompare e riappare, con tanto di approcci che però, durante la Rolling Thunder Revue (peraltro già affollatissima di donne), vanno tutti in bianco perché Joan è come tutte noi:quando si stufa, si stufa. Insomma un libro talmente umano da essere sicuramente una delle autobiografie più belle che siano mai state scritte.
Ci sono poi i momenti in cui Dylan scompare e riappare, con tanto di approcci che però, durante la Rolling Thunder Revue (peraltro già affollatissima di donne), vanno tutti in bianco perché Joan è come tutte noi:quando si stufa, si stufa. Insomma un libro talmente umano da essere sicuramente una delle autobiografie più belle che siano mai state scritte.