Il 21 giugno alle 4.41 è scoccato il solstizio d’estate: la giornata con più luce

L’emisfero boreale riceve la massima insolazione. Piante e animali reagiscono al moto perpetuo della Terra intorno al sole

Dea De Angelis
June 21, 2025|4 giorni fa
Pini marittimi nel giardino del castello di Statto - © Libertà/Dea De Angelis
Pini marittimi nel giardino del castello di Statto - © Libertà/Dea De Angelis
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« L’astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell’Universo, come si è pensato a lungo e come qualcuno ci vuol far pensare anche oggi. Siamo solo un minuscolo Pianeta attorno a una stella molto comune. Noi stessi, esseri intelligenti, siamo il risultato dell’evoluzione stellare, siamo fatti della materia degli astri». Diceva così Margherita Hack, l’astrofisica di fama mondiale divulgatrice scientifica e attivista italiana che certamente ricorderete. Noi la nominiamo in occasione dell’estate astronomica che ha inizio oggi, giorno speciale durante il quale le ore di luce saranno al massimo. Con il solstizio d’estate l’emisfero boreale riceve la massima insolazione, con il dì più lungo e la notte più corta dell’anno. Ad alcune persone (molte) questo fa piacere, mentre ad altre (poche) no. Se siete tra queste ultime, sappiate che, dopo il 21 giugno, le giornate cominceranno ad accorciarsi. In realtà nei primi giorni che seguono il solstizio il processo è assai lento e prende poi slancio dopo qualche settimana. L’estate, quella meteorologica, è già iniziata da tre settimane. Ne abbiamo avuto il sentore e non solo noi uomini (e donne).
L’intero regno dei viventi capta i segnali ambientali e reagisce di conseguenza. Lo fanno le piante, lo fanno gli animali e anche i funghi che – si sa – sono un regno a sé. Prendete ad esempio le tartarughe di terra (in fotografia) italiane. A parte l’evidenziare che appartengono a una specie tipica della macchia mediterranea, tipica del suolo italiano, del meraviglioso sottobosco delle pinete di pino marittimo e - ahinoi – minacciata di estinzione, questo rettile è un animale che durante l’inverno va in letargo. Si ricava una tana sotto gli aghi di pino e lì rimane dormiente come un seme quiescente finché non cambia la stagione. Vi chiederete il motivo. Le tartarughe in rappresentanza dei rettili e come loro i pesci e gli anfibi, sono animali a sangue freddo. Cioè, non è che hanno il sangue freddo, hanno un metabolismo che segue la temperatura dell’ambiente per cui quando fa freddo e buio stanno rintanate e immobili, poi con la luce che aumenta in quantità durante il giorno e il Sole che scalda, mettono fuori la testa, si muovono, mangiano, forse ingrassano e si riproducono.
Avrete forse sentito da qualche amico il racconto dell’accoppiamento delle tartarughe di terra. È esilarante. Lui, più piccolo di lei, dopo una rincorsa amorosa, sale goffamente sulla schiena di lei, e, con versi unici (sentirle è strepitoso) ha luogo la riproduzione. A questa segue la deposizione in numero variabile delle uova. Queste vengono deposte in una buca scavata dalla femmina e ricoperte per mantenerne la temperatura costante. Dopo una lunga attesa, dalla loro schiusa usciranno piccole adorabili avventuriere tartarughine. Avviene in modo del tutto simile nelle tartarughe marine. Ma le uova, com’è intuitivo, vengono insabbiate. Ecco le tartarughe di terra, come tutti i viventi, sì anche noi, si accorgono delle stagioni che si alternano in un moto perpetuo del Pianeta Terra intorno al Sole. Quello che non sanno e per cui i Sapiens si distinguono – come diceva l’astrofisica Hack – è che non siamo il centro dell’Universo.
Tartaruga di terra italiana: due piccoli di un anno di età. Foto Dea De Angelis
Tartaruga di terra italiana: due piccoli di un anno di età. Foto Dea De Angelis