Antonio da Padova, il santo dei miracoli unisce il centro città

Oggi la nascita della parrocchia e la soppressione di San Francesco, San Pietro e Santa Maria in Gariverto. Don Molinari: «È una ripartenza»

Redazione Online
June 13, 2025|12 giorni fa
Le chiese di San Pietro, San Francesco, Santa Maria in Gariverto si fondono in Sant’Antonio da Padova
Le chiese di San Pietro, San Francesco, Santa Maria in Gariverto si fondono in Sant’Antonio da Padova
2 MIN DI LETTURA
Oggi pomeriggio, alle 18.30, nella chiesa di San Pietro, in via Carducci, il vescovo Adriano Cevolotto presiederà la celebrazione eucaristica durante la quale annuncerà la costituzione della nuova parrocchia del centro città, dedicata a Sant’Antonio da Padova, e la contemporanea soppressione delle tre esistenti: San Francesco, San Pietro, Santa Maria in Gariverto e alla quale sarà accorpata anche la chiesetta di San Donnino che, però, non è parrocchia. A tal fine è già stato redatto il decreto ecclesiastico di soppressione che sarà letto in chiesa. Un’operazione giuridica ed amministrativa complessa che inizia con la lettura pubblica del documento e che si prevede possa terminare entro l’anno. Una nuova comunità che ha già sperimentato un cammino unitario ventennale, dapprima con il parroco don Giuseppe Frazzani e da dieci anni con don Ezio Molinari.
Don Molinari, come si fa ad accettare una nuova parrocchia cancellando la storia di altre tre?
« La nostra creatura, in diocesi, è il terzo accorpamento, in provincia a Roveleto e prima di noi, in città, la fusione di San Giovanni con Santa Brigida, dopo di noi è prevista la fusione tra San Savino, San Paolo e Sant’Anna».
Ma perché assumere un nuovo nome, per evitare i campanilismi?
E anche una nuova iconografia, nessuno dei quattro patroni, e mi riferisco anche alla chiesa di san Donnino che entrerà nella nuova parrocchia, è ugualmente presente in ciascuno degli edifici. Allora abbiamo quattro chiese alla pari, ma, nelle tre parrocchiali c’è una devozione per sant’Antonio che è, anzi, tra i santi principali. Noi, di san Pietro, siamo figli di quattro chiese soppresse, anche san Francesco è una dedicazione recente, di neppure due secoli. Se avessimo optato per uno dei tre santi significava doverlo trovare nelle altre due chiese, che non ce l’hanno. Il santo comune è invece San Antonio da Padova. Del resto, il vescovo Scalabrini a fine ‘800 non si fece alcun scrupolo in fatto di soppressioni parrocchiali».
Cosa cambia nelle tre chiese dal punto di vista iconografico e storico- artistico?
« Non cambia nulla. San Francesco è strutturato su tre poli: l’altare maggiore che è costruito su San Protaso, dedicazione ormai scomparsa e può sembrare un paradosso, a destra c’è il Malosso e, a sinistra, Sant’Antonio nel bellissimo altare barocco. In quanto a San Pietro lo troviamo nella seconda cappella a sinistra, mentre in Santa Maria in Gariverto lo vediamo nella nicchia a sinistra dell’altare ».
Avete fatto un referendum per scegliere il nuovo patrono?
« No, ad onor del vero immaginare un referendum sarebbe stata un’operazione complessa e lunga, e qui devo ammettere di essermi un poco imposto sulle decisioni, ho guardato la nostra storia.
Come già detto, oltre alla devozione verso il santo patronale, già c’era una devozione antica verso Sant’Antonio che accomuna le tre parrocchie; inoltre, faccio presente che non ci sarebbe spazio per una nuova immagine, e penso anche ai costi cui andremmo incontro dovendo commissionare ad artisti il nuovo simbolo per ciascuna chiesa».
I fedeli, i frequentatori più o meno abituali come capiranno di essere nella nuova parrocchia?
« All’ingresso di ogni chiesa viene esposto un totem sul quale è spiegata l’origine della nuova parrocchia, le precedenti dedicazioni e le fotografie delle immagini storiche dei relativi patroni. Potrebbe essere una nuova ripartenza per il cammino parrocchiale, senza essere prigionieri del passato ma guardare al passato.
La sfida vera è saper interpretare il cambiamento sociale e come comunicare in modo nuovo il Vangelo, di fatto la parrocchia, da decenni, non è più il punto focale di una comunità».